New York – Il nuovo eletto presidente degli Stati Uniti, Barack Hussein Obama, relativamente sconosciuto un paio di anni fa è diventato oggi forse il personaggio piú noto della terra. Praticamente non vi è un giornale, una rivista, o un programma televisivo, in ogni angolo della terra, che non trova il modo di fare dei riferimenti a questo personaggio. Per lo piú, questi riferimenti sono positivi esclusi quelli di parte che provengono da regioni in mano a governi duramente opposti a tutto quello che proviene dall'America. Tra i Paesi adulatori di Obama, annoveriamo l'Italia da quanto possiamo vedere su quasi tutti i giornali e riviste che abbiamo letto finora e ai programmi della RAI-TV che ora sono visti negli Stati Uniti regolarmente assieme ai programmi locali, grazie alla rete di comunicazione satellitare internazionale, e grazie anche alle comunicazioni via Internet. Il mondo intero pare (da quello che trapela dai mezzi di comunicazione internazionali) si é praticamente innamorato del primo presidente nero di questa grande nazione e vede in lui il messia che salverá il mondo da ogni male, oltre che rimettere a posto l'economia mondiale imbarcata in uno dei suoi periodi piú difficili. Come vedono molfettesi (e italiani) che risiedono in America questa persona, la quale oltre mezzo mondo vuole santificare? Si sono anche loro innamorati e sono pronti ad inneggiarlo come salvatore della patria? In altre parole cosa pensavano i molfettesi americani di Obama prima dell' elezione del 44° presidente della loro patria adottiva? E cosa pensano ora, a fatti compiuti? Per questo abbiamo interpellato una delle personalità, a nostro avviso, più qualificate in materia, l'ing. Salvatore Scardigno, professionista americano, nato a Molfetta e residente nel New Jersey, laureato negli Stati Uniti, e presidente della Federazione Molfettesi d'America e della Federazione Pugliesi del New Jersey. Alla nostra domanda di come i molfettesi d'America hanno vissuto l'elezione di Obama, e quali siano le loro speranze per il futuro, egli ha dichiarato: «Non credo che i molfettesi (o italiani in genere) hanno vissuto l'elezione di Obama in un modo speciale o d'interesse. E questo, secondo me, per due motivi: 1. I molfettesi (e italiani) d'America non rappresentano una entità politica di alcun peso, né a livello locale, né' a quello nazionale. Si pensi che a livello locale (Hoboken, la città dei molfettesi) nonostante per decenni - specie negli anni '50, '60, '70, rappresentava il gruppo etnico più nutrito, non ha mai avuto politicamente voce (tranne l'eccezione di Tom Gallo). A livello nazionale, non eiste una “lobby” politica italiana che spinge un candidato italiano per cariche importanti. Avevamo tempo fa Mario Cuomo che, sulla carta, poteva aspirare a tale carica, ma per motivi ancora oggi sconosciuti, non se ne fece niente. 2. I molfettesi (e gli italiani in genere) si collocano, grazie al loro indefesso lavoro nella categoria medio-alta sulla scala economica americana in rapporto alle altre etnie. Posizione questa che colloca questo gruppo nella sfera di influenza dei Repubblicani. Perciò vedere un non-Repubblicano eletto alla più alta carica della Nazione non credo che abbia avuto il consenso della maggioranza dei molfettesi (e italiani). 3. Poi c'è l'aspetto che il nuovo presidente è afro-americano. E qui il discorso diventa antipatico, poichè dovremmo tutti accettare che siamo tutti uguali, bla... bla...bla... Allora, possiamo nasconderci dietro il dito, se vogliamo, ma, purtroppo, avere un presidente un po' “abbronzato” come dice Berlusconi, non so che abbia fatto piacere a tutti, specialmente le etnie recentemente immigrate (i.e., italiani). 4. Obama ha vinto l'elezione per due motivi: Primo, l'inconsistenza del suo avversario dal punto della personalità ed immagine; Secondo, per le sue (di Obama) superbe qualità oratorie: in oltre 45 anni d'America non ho mai sentito nessun politico, in America o nel resto del mondo, che può trascinare le platee con i suoi discorsi all'impronta di nuovi e importanti cambiamenti politici ed economici (ma anche tinti di molta non necessaria demagogia). Solo il primo Mario Cuomo (e Tony Robbins, un “motivational Speaker” americano) si avvicinano all'arte oratoria di Obama». Queste osservazioni di Scardigno candidamente pronunciate si potrebbero estendere alla maggior parte dei molfettesi residenti nel Nord New Jersey, molti dei quali sono sistemati bene. Ma la rimanenza dei molfettesi e italiani che risiede negli USA è talmente amalgamata con il resto degli americani che ne rispecchia tutte le caratteristiche. Specialmente se si considera che oggi i molfettesi nati in America residenti negli USA sono di piú di quelli nati in Italia, è logico che la pensano come i loro connozionali, ne piú ne meno, nel bene e nel male, e con gli stessi dividono idee ed aspirazioni. Quindi i molfettesi e gli italiani come il resto di tutti gli americani sono in maggioranza, democratici/liberali nel Nord Est, gli stati industriali e la California, e repubblicani/ conservatori negli Stati di centro e sud con piccola eccezione per quelli della Florida. La nazione intera è complessivamente per la maggior parte democratica e liberale; solo che gli americani in generale non seguono strettamente questi orientamenti politici e quindi votano per un presidente, e molte volte eleggono uno del partito repubblicano quando si tratta di una persona popolare al di sopra di ogni idealogia politica. Quindi ceteris paribus i repubblicani non hanno i voti sufficienti per eleggere alla carica di presidente un loro candidato, a meno che questi non abbia una levatura popolare fortissima, tipo Eisenhower, Reagan e Bush padre. Bush figlio, ultimo dei presidenti repubblicani in carica, fu eletto dopo un capovolgimento di fronte e dubbia interferenza della Corte Suprema nei confronti dell'esito in Florida. Dall'altro lato, i democratici hanno sempre a loro disposizione i voti necessari per eleggere un loro candidato alla massima carica dello Stato, a meno che non si presentano alle elezioni con vere schiappe vedi McGovern, Mondale o Kerry. Quindi per quel che riguarda la nazione, visto che ne aveva avuto abbastanza dei repubblicani, avrebbe appoggiato la candidatura di un democratico alla presidenza facilmente a queste ultime elezioni, specialmente dopo il mandato disastroso di Bush figlio e la mancata disponibilitá di un candidato repubblicano di grande spessore. I tempi erano maturi, quindi, anche per una sperimentazione di forze nuove, una specializzazione dei democratici. Infatti era il periodo ideale per mandare avanti un candidato proveniente da tutte quelle categorie della societá americana escluse nel passato come per esempio i discendenti di razza italiana, ebraica, spagnola e altre categorie considerate “outsiders” dalla classe politica elite, inclusaquella del mondo femminile.
E i neri, che erano il fanalino di coda
di queste classi? Ebbene anche loro si
sono fatti avanti e battuto il gruppo in
volata grazie alla bravura di Obama stesso,
ma ancor di più del suo entourage,
coadiuvato da giovani talenti e sotto
il protettorato del clan dei Kennedy,che
voleva da tempo vendicarsi sul clan dei
Clinton. Quella di riuscire a sconfiggere
Hillary Clinton, é stata la battaglia piú
ardua cha Obama ha dovuto sostenere e
che gli ha aperto la via alla Casa Bianca.
L'impresa pareva impossibile solo un
anno fa, ma si è fatta sempre più facile
man mano che i dirigenti del partito democratico
si convincevano che una tale
elezione sarebbe vista dal mondo come
un grande gesto della magnanimità e
bontà dell'America.
Il tutto è stato realizzato cambiando le
regole del gioco (procedure) di selezione;
regole che la Hillary Clinton approvó lei stessa, non immaginandosi
che sarebbero state macchinate contro di lei. Quindi quando le
primarie finirono durante l'estate, Obama, pur guadagnando la maggioranza
dei delegati necessari per la nomina, la sua maggioranza
era ancora esigua e poteva essere anche inpugnata nel corso della
convenzione stessa. Non solo. Quasi la metá dei democratici che
avevano appoggiato la candidatura della Clinton era pronta a mettersi
contro il partito e presentarsi con una lista independente. Infatti
formarono un'organizzazione chiamata PUMA (Party Unity My Ass)
che liberamente si traduce non ce ne frega niente del partito. Per fortuna
di Obama (e del partito stesso), Clinton, conscia che la candidatura
a tre sarebbe stata fatale per essa e per Obama, favorendo il
candidato repubblicano, mise il suo orgoglio da parte ed esortó i
suoi seguaci ad appoggiare Obama.
Quindi pur vincendo, Obama e' stato votato a malincuore da almeno
la metá dei democratici, e se si considera che i repubblicani
rappresentano quasi l'altra metá dell'elettorato, si puó calcolare che
Obama non é nel cuore di tre quarti della popolazione. Questo non
vale per gli afro-americani che lo hanno acclamato quasi al 100 per
100 e per giuste ragioni. I molfettesi, quindi, che sono concentrati
nel New Jersey ed altri Stati industriali le cui primarie hanno visto
Obama sonoramente sconfitto dalla Clinton (New York, California,
Pennsylvania), hanno seguito l'esempio dei democratici d'America e
votato per Obama, ma lo hanno fatto a malincuore e solo per onor
di partito più che per convinzione.
In una piccola inchiesta personale abbiamo chiesto a 30 molfettesi
di nostra conoscenza come hanno votato. Di questi, 15 sono nati negli
USA e 15 in Italia. Dei 15 nati in USA, 10 hanno votato per Obama,
2 hanno votato per McCain e 3 non hanno votato per protesta
perché volevano votare per la Clinton. Dei 15 nati in Italia, 5 hanno
votato per Obama, 2 per McCain, e 8 non hanno votato. Questo
sondaggio non é scientifico ma fornisce una visione di come possono
essere andate le cose.
Sul campione di 30, Obama vince con 15 voti contro 4 per Mc-
Cain con 11 astenuti. Ma dei 15 votanti a favore di Obama, 13 hanno
dichiarato che avrebbero preferito dare il voto alla Clinton se la
stessa fosse stata la candidata. In questi sondaggi non contiamo i nostri
due sindaci molfettesi nel New Jersey che sono di stampo democratico
e sono Frank De Bari di New Milford e Mauro Raguseo di
Little Ferry, che hanno dovuto appoggiare la candidatura di Obama
diretti dal partito.
Malgrado il voto dato a malincuore per il neo presidente, i molfettesi
d'America rimangono fiduciosi che Obama sarà un buon presidente
con ottime prospettive di successo sia per l'economia che
per la politica estera. A parte le considerazioni di come sia arrivato
alla Casa Bianca, rimane la storicità dell'evento, che vede la carica
di presidente occupata per la prima volta da una persona di colore
nero, un grande trionfo per milioni di afro-americani in America e
nel mondo, i quali ancora affermano che erano convinti che non sarebbe
stato possibile nella loro vita.
Del passato di Obama non si sa molto eccetto la sua partecipazione
alla legislatura dell'Illinois, una carica pari a quella di un componente
di una giunta regionale in Italia, e quella di essere stato eletto
al Senato degli Stati Uniti, dove non ha espletato niente di rilievo.
Molti sono convinti che abbia le carte in regola per dare alla nazione
nuovi orizzonti e nuove vette. Il mondo intero, e in particolar
modo l'Italia, lo sta già ammirando in ogni cosa che fa e dice: Obama
ha fatto... Obama ha detto. I riflettori sono puntati su di lui. Speriamo
per il meglio; ma, come dice il vecchio proverbio, dobbiamo
essere preparati anche per il peggio.