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Azione cattolica Molfetta, quinta tappa del percorso sulla legalità “Giovani di AC, matti da legaLe!!”
14 maggio 2012
MOLFETTA -
Si svolgerà nelle giornate di
martedì 15 e martedì 22 la quinta tappa del percorso sulla legalità “
Giovani di AC, matti da legaLe!!
”, promosso dall'Azione Cattolica di Molfetta, in collaborazione con l’Associazione Avvocati e il presidio Libera di Molfetta.
Dopo i precedenti appuntamenti incentrati rispettivamente sul messaggio di Papa Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace “
Educare i giovani alla Pace e alla Giustizia
”
(I tappa), sulla Costituzione Italiana
(II tappa)
, sugli strumenti di partecipazione che ciascuno ha a disposizione nella vita della scuola e della propria città
(III tappa)
e sugli atteggiamenti di legalità che ciascuno può vivere come costruttore di una cultura del Bene Comune, questa volta i giovani saranno chiamati a conoscere e ricordare la figura del Sindaco
Gianni Carnicella
, barbaramente ucciso ai piedi della sede del Comune di Molfetta, il 7 luglio di 20 anni fa.
Questa quinta tappa, dal tema “
Testimoni del mondo che vorrei…..in memoria di Gianni Carnicella
”, articolerà in due giornate, martedì 15 maggio alla Parrocchia Cuore Immacolato di Maria (ore 20) e martedì 22 maggio alla Parrocchia San PIO X (ore 20,30). Durante queste due serate i giovani e i giovanissimi delle parrocchie di Molfetta, saranno accompagnati alla conoscenza di quanto accaduto in quella giornata, ma soprattutto saranno dell’uomo e del politico Carnicella e del tessuto sociale della città di Molfetta di allora.
Gli incontri serviranno anche a leggere cosa è successo nella nostra città in questi 20 anni e quanto quell’episodio abbia lasciato tracce nel vissuto sociale ed amministrativo di Molfetta.
Le serate inizieranno con i risultati di una piccola indagine svolta tra gli stessi ragazzi, dalla quale emerge che oltre il 50% dei giovani della nostra città non sa cosa sia successo il 7 luglio 1992 e non conosce assolutamente la figura di Gianni Carnicella.
Al termine dell’incontro saranno donati ai partecipanti, a modo di provocazione, 10 consigli scomodi
che il
Presidio di Libera
ha redatto per invitare tutti i giovani a fare memoria di quanto accaduto 20 anni fa non solo con un ricordo commemorativo, ma con un agire pratico e sostanziale che porti germogli di legalità e di Bene Comune nel nostro tessuto cittadino.
Gli incontri sono aperti a chiunque volesse viverli insieme a Libera. L’invito è in particolare rivolto a tutti i giovani impegnati nella sfera sociale e politica della nostra città.
© Riproduzione riservata
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Chi ha ucciso Liberty Valance?
16 Maggio 2012 alle ore 19:45:00
Le discussioni sulla pace sono antiche, ma in epoca contemporanea hanno suscitato nuovo interesse e assunto aspetti diversi. La situazione è diversa, e così pure la riflessione filosofica. Anche la conoscenza umana è situata nel tempo e nello spazio. L'intera umanità non aveva mai vissuto nell'incombere di un pericolo universale come quello che minaccia attualmente. Le coordinate entro le quali si situa la pace sono cambiate. E' ovvio che quella cui si riferiscono le nostre considerazioni non è né la situazione italiaa percepire e ancor più ad na né quella europea, ma quella mondiale. Non dimentichiamo neppure che va prendendo sempre più piede la situazione paradossale come legge vigente nel sistema attuale, vale a dire che a ogni progresso a livello microsociologico corrisponde un regresso macrosociologico. In un sistema chiuso, l'aumento di ricchezza di una parte è bilanciato dalla povertà dell'altra. Il motivo è evidente: spezzatisi i ritmi naturali di accelerazione e ridottasi la terra a un unico sistema, si mira a far progredire solo l'”economia nazionale” a scapito di altre economie. E questo spiega anche l'inflazione. Tutto ciò in stretta connessione con la pace. La pax civilis si vede minacciata non solamente dai tiranni, dai dittatori, dagli imperatori e dai demagoghi di ogni genere. Questi, peraltro, sono sempre esistiti. In passato però era sempre possibili scoprire il vero o supposto responsabile del disordine e combatterlo. Oggi la pace è minacciata dal sistema stesso. L'anonimato del sistema e la mancanza di un'alternativa attuabile rendono più pericolosa la minaccia. L'uomo moderno si sente minacciato dalle circostanze esterne: basta considerare le disuguaglianze umane esistenti, le spaventose ingiustizie, l'insicurezza individuale, sociale e politica, tutte cose che non sono certo migliorate negli ultimi trent'anni. Basta pensare all'instabilità economica, alla corsa agli armamenti e così via. L'uomo si trova a essere minacciato anche internamente. L'ethos lavorativo dell'uomo moderno, vale a dire l'ideologia del lavoro, la società imposta dal complesso tecnocratico attuale, non consentono di avere né tempo né spazio per la pace. Il consumismo, la competizione, la gran voglia di farsi notare, la necessità di crescita (se non si migliora si rischia la bancarotta), il culto per la novità, il bombardamento di informazioni che si fa fatica a percepire e ancor più ad assimilare, potrebbero essere alcune parole chiave per descrivere il nostro stato attuale che non consente la pace, anche se il tutto viene ammantato da eufemismi (come quello della “concorrenza commerciale”). In breve, la pace è diventata problematica proprio perché è diventata instabile e incerta…………La storicità stessa dell'uomo ci porta a supportare che ci stiamo avvicinando alla fine della storia come valore assoluto, il che non significa che sia vicina la fine dell'uomo. L'uomo come coscienza storica si approssima alla sua fine, con o senza catastrofe atomica. ( Tratto e condensato da: Pace e disarmo culturale – Raimon Panikkar)
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Avocado Manson
15 Maggio 2012 alle ore 22:36:00
Necessitiamo parlare di Pace, parlare e dialogare. Il dialogo è una scienza e un'arte. Il problema non è il nemico, ma il poter desiderare di trattare con lui. L'interruzione del dialogo sono il solipsismo e la morte perché la vita stessa è dialogo dialogale costante. L'altro ha sempre qualcosa da dire. Non sono io l'unica finestra attraverso la quale si vede il mondo; né il mio “io” esiste senza un ”tu” e tutta la gamma dei pronomi personali. L'educazione alla pace abbraccia tutta l'educazione classica del pensare, parlare e ragionare; chi si chiude al dialogo potrà essere uno stratega astuto e di valore, ma generalmente è un ignorante: non sa parlare né discutere né, in definitiva, pensare, per quanti calcoli e pronostici possa fare. Vediamo il sottosviluppo di cui soffre il livello culturale dei paesi sviluppati. Chi rifiuta il dialogo manifesta paura e un complesso di inferiorità o anche presunzione legata a un complesso di superiorità. Ai nostri giorni si è scritto molto sul dialogo tra le culture e, benché si siano fatti grandi passi avanti, la tavola del dialogo in generale non è stata rotonda. Non dimentichiamo che al leggendario re Artù fu attribuito l'appellativo di dux bellorum e che solo i suoi cavalieri erano ammessi attorno alla tavola rotonda (per evitare “pre-sidenze”). Si è (pre)supposto troppo frettolosamente che le “altre” culture dovessero accostarsi alla nostra mensa dove si mangia con il coltello dei dollari e la forchetta inglese, sulla tovaglia della democrazia (intesa a modo nostro) in piatti serviti dallo Stato, bevendo il vino del progresso e utilizzando cucchiai di sviluppo tecnologico, seduti sulle sedie della storia. Uno degli errori fondamentali è pretendere che tutti siedano a una sola tavola dove è più pratico parlare la lingua anglosassone. Ciò di cui abbiamo bisogno sono “duologi” che si vadano poi mutando in “multiloqui” tra i diversi popoli della terra. Per tutto questo ci vuole saggezza. La saggezza è l'arte di trasformare le tensioni distruttive in polarità creatrici, e non con la strategia finalizzata ad “avere la meglio”, ma perché questa polarità costituisce l'essenza stessa della realtà. Ciò vuol dire che, a parte tutti gli ostacoli,, il cammino verso la PACE consiste nel decidere di intraprenderlo. Fanatismi e assolutismi impediscono di camminare assieme perché ci fanno credere autosufficienti o detentori o detentori assoluti della Verità. - SI VIS PACEM, PARA TE IPSUM.
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Sono stato un ragazzo dell'Azione Cattolica
14 Maggio 2012 alle ore 21:34:00
Così come la guerra ha cessato di essere un rito e ha perso ogni ragione di essere, la pace ha smesso di essere un lusso. Essa è condizione indispensabile per la pienezza della vita umana, per la preservazione della specie e per la vita stessa del pianeta. Questa pace però è qualcosa più che la tranquillità spirituale o l'assenza di guerra; è qualcosa che va oltre qualunque dicotomia e penetra in tutte le sfere della vita. La pace non è esclusivamente individuale né meramente collettiva, la pace è tanto assunto politico quanto valore religioso, sia naturale che culturale. Nella situazione attuale dell'umanità nella quale la cultura tecnocratica sta infiltrandosi nei luoghi più reconditi della terra, risulta poco realistico parlare di pace senza mettere in atto il disarmo culturale di questa civiltà dominante. Questo disarmo però non può essere attuato da nessun decreto regio né tantomeno da nessuna iniziativa puramente tecnica: è un compito integralmente umano. Non si tratta di una vittoria sulla modernità – poiché “nella vittoria è insita la sconfitta”. Perché ci sia pace in terra, dobbiamo cercare di disarmare la cultura dominante, dobbiamo superare le filosofie (e le teologie) che imperano ai nostri giorni. Sono proprio questi sistemi ideologici che giustificano e sostengono le prassi politiche, commerciali, economiche e anche il pensiero prevalente oggigiorno in quello che viene visibilmente chiamato “primo mondo”. Il discorso non verte sul fatto che il padrone abbia cuore o lo sfrattato sia un commediante. Il discorso è culturale e non pone in discussione il diritto di proprietà. Pone in discussione il concetto stesso di persona (che non è sinonimo di individuo) e di casa (che non è sinonimo di un piccolo appartamento di uno stabile o di un palazzo). Questa cultura, con i suoi presupposti, deve disarmarsi, smantellare il potere della macchina (e dell'ingranaggio giuridico) sulla persona. Se si seguita su questa via, presto l'acqua potabile sarà un bene di mercato e chi non potrà pagarla si vedrà condannato a morire di sete o a ribellarsi. In realtà non abbiamo fatto molti progressi – anche se abbiamo abolito lo jus primae noctis e i servi della gleba. Si tratta di rendersi conto che la cultura dominante non ha futuro né lascia adito ad alcuna speranza. Disarmarla, comunque, non equivale a dichiararle guerra e volerla distruggere con la violenza. Disarmarla significa renderla consapevole dei suoi principi più saldi e tradizionali, affinchè riacquisti fiducia in se stessa (non nelle macchine). E avendo fiducia in se stessi si è forti e non si teme di disarmarsi di un potere avventizio e accidentale. -
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