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Assoscuola Puglia chiede alle Istituzioni una Carta della qualità degli asili nido Cresce la domanda di asili nido e cresce la consapevolezza che questi sono luoghi in cui educare, e non parcheggiare, i bambini da tre a 36 mesi
11 giugno 2008

BARI - Ha compiuto 18 anni il College Orlando di Bari, asilo nido gestito da Anna De Giorgio, presidente di Assoscuola Puglia, che ha colto l'occasione per riunire esperti e Istituzioni intorno a un tavolo e per riflettere sul tema “Metodologie educative da 0 a 3 anni. Applicarle si può? Asili nido, ludoteche o tate?”. “Gli asili sono luoghi di formazione necessari e importanti – ha detto Donato Marzano, ispettore capo Ufficio Scolastico Regionale -, su cui si deve investire. La Puglia lo sta facendo, ad es. potenziando la rete delle Sezioni Primavera dedicate ai bambini dai 18 ai 36 mesi, cioè classi di passaggio dal nido alla materna, e con corsi di formazione proprio per gli educatori di queste Sezioni. La volontà è di implementare le strutture di qualità su un territorio, che dovrà essere in grado di coordinare i servizi a partire dai primi livelli territoriali, cioè dalle Circoscrizioni”. “Grazie alle autorizzazioni date per le Sezioni Primavera è stato possibile avviare un percorso di riqualificazione e certificazione di molte strutture che erano solo ludoteche – ha spiegato Pasquale Martino, assessore del Comune di Bari alla Pubblica istruzione -. Certificando nuove strutture vogliamo dare risposte di qualità ai genitori, e cercare di soddisfare una domanda sempre crescente”. In Puglia, infatti, ci sono 47 asili nido autorizzati dai Comuni ed iscritti nei registri regionali, di cui a Bari solo quattro, e sono i nidi comunali. Le Sezioni Primavera autorizzate dai Comuni, iscritte nei registri regionali e finanziate dal Ministero, sono 135, di cui 12 a Bari (7 a gestione privata e 5 a gestione pubblica) e 51 nella Provincia barese. “Quando ci si va ad informare per un nido è bene controllare sempre che le certificazioni, le autorizzazioni e gli attestati siano visibili e in regola, e che ci siano spazi interni ed esterni ampi, oltre che puliti”, ha sottolineato Anna De Giorgio. La quale ha avanzato alle Istituzioni regionali una proposta: stilare al più presto una Carta della qualità degli asili nido. “E' necessaria una maggiore collaborazione tra Istituzioni e strutture scolastiche – ha detto la De Giorgio -, affinché si adotti una metodologia, un sistema di riconoscimento e valutazione affidabile, che sia una garanzia per i genitori. Certo ogni realtà va organizzata e caratterizzata in base al contesto territoriale in cui si trova e al suo evolversi. Gli educatori e gli operatori delle strutture per l'infanzia devono sapersi adeguare ai cambiamenti relativi alla famiglia e alla stessa educazione dei bambini. È quindi importante avviare progetti formativi e scambi culturali tra operatori”. Un asilo nido non può più essere visto come una ludoteca o come un servizio al genitore che lavora, ma deve essere visto e vissuto come luogo di apprendimento e di educazione/formazione del bambino, che nella fascia di età dai tre ai 36 mesi getta le basi per la sua personalità. Un luogo a misura di bambino, in cui vengono dati stimoli importanti per imparare a riconoscere, apprendere e collaborare. “I bambini che frequentano i nidi sono più socievoli – ha detto Zora Del Buono, pediatra –, più sicuri e hanno meno problemi di salute, come ad es. l'obesità. È infatti dimostrato che i bambini che restano a casa con i nonni si impigriscono, mangiano più merendine, fanno meno movimento e sviluppano una personalità condizionata dalle paure tipiche di chi è più anziano”. Certamente è fondamentale che i nidi siano luoghi più che affidabili, con operatori formati così da poter accogliere ed educare bambini in una fascia di età così critica e da poterli circondare di amore e di buoni esempi, che i bambini anche a pochi mesi sanno già percepire. E' anche importante che i nidi siano luoghi di incontro e collaborazione, nei quali avviare progetti educativi condivisi dai genitori e nei quali si pratica un reale sostegno alla genitorialità. Perché è sempre più sentito il bisogno di lasciare i propri figli in luoghi in cui si sente di appartenere, in cui poter confidare con fiducia, per non sentirsi in colpa per il poco tempo che si dedica ai piccoli.
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