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Antologica di Nicolò d'Elia alla Sala dei Templari
15 settembre 2010

Velieri che s o l c a n o mari burr a s c o - si stagliandosi su improbabili sfondi molfettesi: è questo uno dei soggetti ricorrenti all’interno della mostra di Nicolò d’Elia, che resterà esposta presso la Sala dei Templari fi no al 19 settembre. Le opere lasciano certamente trapelare una capacità di fondere una forte sensibilità mistico-religiosa con uno spiccato amore per la nostra città e ciò che più la rende bella, il mare. E così, un busto di don Tonino avrà come decoro della veste le più splendide chiese molfettesi, la Madonna dei Martiri si staglierà come un’apparizione sul porto di Molfetta, ma soprattutto gli stessi velieri si popoleranno a volte di scene del Vangelo quali l’Annunciazione o la Natività. Con un colpo di fantasia verrà ancora valorizzato un duomo isolato, nella sua bellezza, da tutto ciò che nella realtà lo circonda. Insomma Molfetta, evidentemente al centro del cuore dell’arista, è anche il cuore della mostra e si rivela in tutte le sue vesti più belle, ritratta anche da punti di vista particolari come quello dell’«arco della torre campanara ». Della città vengono però anche valorizzate le due principali attività, così diverse eppure in ugual modo ben radicate nella sua tradizione, che la caratterizzano: il lavoro della terra e soprattutto la pesca, simpaticamente ricordata anche in una «natura morta» che ritrae un piatto di cozze. Non mancano però tele che si spostano su un ancor più originale livello di astrattismo, in cui di certo non scompare quel fervore religioso, che si esplica in una inquietante «voragine umana» o nel «materia de divino con volti in trasparenza», più tendente a ricreare invece un’atmosfera di estatica calma. Sorprendente resta comunque la varietà di tecniche, dall’olio su tela al legno smaltato, dal rame martellato ai tuttotondi e gli altorilievi. In particolare di questi ultimi colpisce «la famiglia anni 70» in cui si può certo leggere una critica velata di rimpianto nei confronti della perdita attuale di alcuni valori, dall’amore per la famiglia, qui racchiusa in un enorme abbraccio, a un sentimento religioso forse anche un po’ misto di superstizione. La grande varietà dell’artista arriva anche a toccare temi classicheggianti come quello dei puttini affi ancati però a un decoro fl oreale insolito quale quello dei girasoli, ma la tela che forse riesce a colpire di più è un volto divino, capace di donare al tempo stesso la sensazione della più toccante soff erenza umana e quella di una trascendenza quasi inquietante. La mostra - che raccoglie le opere dell’artista in quasi quant’anni di attività dal 1972 ad oggi e si può visitare ogni giorno dalle 10 alle 13 e dalle 18 alle 21 - ha tra l’altro attirato molti visitatori forestieri, forse anche in numero maggiore rispetto ai molfettesi, provenienti da città quali Catania, Napoli,Torino, Venezia e addirittura Lubiana.

Autore: Giulia Maggio
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