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Ancora un rinvio, la Giunta per le immunità del Senato prende tempo sulla richiesta della Procura sulle intercettazioni del sen. Azzollini per lo scandalo del porto
02 ottobre 2014

MOLFETTA - Chi pretende, con arroganza e faccia di bronzo, di dare lezioni di correttezza e moralità agli altri, deve dare l’esempio per primo e, quando si tratta di un membro del Senato della Repubblica, non deve utilizzare i meccanismi parlamentari per sfuggire a obblighi a cui i cittadini comuni sono tenuti di fronte alla Giustizia.

E’ il caso dell’ex sindaco di Molfetta, sen. Antonio Azzollini (foto), presidente della commissione Bilancio del Senato, indagato per la presunta truffa da 150 milioni di euro per i lavori del nuovo porto commerciale di Molfetta con l’accusa di associazione a delinquere e reati ambientali. La Procura della Repubblica di Trani che indaga sulla vicenda, che portò anche all’arresto all’epoca di due tecnici, e per la quale sono indagate 60 persone, dal 27 gennaio di quest’anno ha chiesto al Senato l’autorizzazione all’uso delle intercettazioni telefoniche che riguardano lo stesso Azzollini.
Finora si è andati avanti a colpi di rinvii, mentre il sen. Azzollini ancora una volta non ha tenuto fede alle sue promesse di mettersi a disposizione della giustizia e di non ostacolare le indagini sul porto, trincerandosi dietro l’immunità parlamentare, che i cittadini comuni non possiedono. E così, il senatore del Nuovo centrodestra, prossimo a tornare in Forza Italia con l’ennesima opportunistica giravolta, finora ha deluso perfino i suoi sostenitori, convinti che l’ex sindaco si sarebbe messo a disposizione dei magistrati per chiarire ogni cosa. Insomma, Azzollini continua a perdere credibilità e anche a Molfetta è stato abbandonato dai suoi, sempre più imbarazzati, in questa parabola discendente della quale l’interessato non vuole prendere atto.

Ieri c’è stata l’ennesima riunione della giunta per le immunità del Senato, presieduta dal sen. Dario Stefàno (che “Quindici” ha intervistato proprio alla vigilia della seduta) conclusasi con l’ennesimo rinvio, dopo aver ascoltato lo stesso Azzollini.

I residui fan del sen. Azzollini dovrebbero chiedersi, ora, se, in realtà, non sia lo stesso ex sindaco col suo comportamento, ad ostacolare e rinviare di fatto il lavoro della magistratura e quindi la conclusione dei lavori del porto. Altro che scempiaggini tipo “io lo voglio”! I fatti sono altri e la cronaca lo conferma. Per Azzollini e il centrodestra la legge deve valere solo per gli avversari e mai per se stessi, come confermano i casi di tanti parlamentari indagati (e qualcuno anche condannato) che, grazie al loro privilegio riescono a sfuggire alla giustizia? Questo occorre raccontare ai cittadini, non le chiacchiere da bar dello sport.

Ecco come la stampa nazionale ha dato la notizia dal Corriere del Mezzogiorno, alla Gazzetta del Mezzogiorno, al  Fatto Quotidiano all'Espresso:

Casta, Giunta del Senato, altro rinvio per il caso di Antonio Azzollini

Ancora un nulla di fatto per la richiesta di utilizzo da parte della procura di alcune intercettazioni che coinvolgono il presidente della commissione Bilancio del Senato

di Luca Sappino

Antonio Azzolini, senatore e sindaco di Molfetta Secondo la Procura di Trani, il senatore Antonio Azzollini, alfaniano, pugliese, già sindaco di Molfetta, sarebbe coinvolto in una frode da 150 milioni di euro, sulla costruzione del nuovo porto di Molfetta. Opera incompiuta, che di milioni sarebbe dovuta costarne 72.
Azzolini è anche indagato per associazione per delinquere e reati ambientali, sempre dalla Procura di Trani, sempre per il porto nuovo, perché avrebbe saputo, Azzollini, che nei fondali dell’area di cantiere c’erano decine di bombe inesplose, ordigni bellici, ma anche proiettili e barili di sostanze acide. Tutto da bonificare.
La Procura, dal 27 gennaio 2014, chiede un via libera all’utilizzazione di alcune intercettazioni telefoniche, dell’ex sindaco di Molfetta, ora potente presidente della commissione Bilancio del Senato. E sarà forse per questo che la giunta per le autorizzazioni proprio non riesce a dare il via libera. Nove mesi di tentativi e ancora niente.
La Procura aspetta, così come aspetta la città di Molfetta, che vede il cantiere bloccato, sotto sequestro insieme ai fondi rimasti, quelli che Azzollini, sempre secondo l’accusa, non ha distratto e utilizzato per altri scopi, e per “un’operazione di maquillage”, scrivono i Pm, “del bilancio cittadino per dimostrare il rispetto del patto di stabilità ed evitare un ipotetico rischio di default”.
Il democratico Felice Casson, relatore del provvedimento è sconsolato: “Io ho fatto richiesta di autorizzare l’uso delle intercettazioni almeno due volte”, dice all’Espresso, “me l’hanno fatta ripetere, non dipende da me”. “Chiedono tutti di parlare”, molto semplicemente, “non si presentano alle riunioni”, favoriti dalla frequente sovrapposizione con i lavori di altre commissioni, tra cui la commissione Affari costituzionali e quella Giustizia, come successo per  questo ultimo tentativo. Lo stesso Azzollini ha chiesto di essere risentito una seconda volta.
Poi si è dovuto attendere delle integrazioni alle carte. Ormai però, i rinvii dovrebbero esser finiti. Il presidente della Giunta Dario Stefano, sta cercando di convocare una nuova seduta, districandosi tra i lavori dell’Aula. Prima o poi un verdetto arriverà. Il risultato? Casson non si sbilancia sull’esito della sua richiesta: “La richiesta è chiara, il fumus persecutionis non c’è”. Ma non si può mai dire.

L’Espresso 1.10.2014

Anche il sindaco di Molfetta, Paola Natalicchio, ha commentato il rinvio della decisione della Giunta del Senato: «Mentre ne parla l'Italia, Molfetta tace. Dico solo una cosa alle larghe intese che ci governano. E a chi "fa opposizione" e presiede questa vergogna. Che io su questa vicenda parlerò. Presto. E ne avrò per tutti. Tanto non conto niente, no? Sono solo il sindaco che ha ereditato questa storia difficile e il peso del governo della città dopo questa storia difficile. E forse, insieme alla comunità, avrei diritto a capire il perché. Dico solo una cosa: se in quelle intercettazioni non c'è nulla che non possa essere ascoltato, allora la Giunta del Senato cosa sta aspettando, da mesi? Mi si chiede di occuparmi del dissequestro del Porto. Qualcuno, da Roma, si occupi di dissequestrare le intercettazioni del Senatore. E la verità. E lo faccia prima della Legge di Stabilità. Ripeto: sono certa che non c'è nulla da nascondere. Avanti, allora. Avanti. E basta.

Che rabbia, davvero. Nove mesi di melina. Presieduti da Sel e con relatore il Pd.

A me viene solo da pensare che i miei assessori guadagnano 1000 euro al mese, i senatori, tutti, dieci volte tanto e si permettono per UNDICI volte in UNDICI mesi di produrre UNDICI rinvii. Su una cosa così seria. Noi abbiamo il diritto di sapere cosa decide la giunta. Questa vicenda riguarda la nostra città. Non giudico la vicenda. Dico che UNDICI rinvii sono uno schiaffo alla nostra città».

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