Recupero Password
Allagamento zona Asi Molfetta, il Pd getta la maschera e accusa l'ex sindaco Natalicchio per le mancate opere di mitigazione idraulica”. Prima stima dei danni: circa 20 milioni di euro
24 luglio 2016

MOLFETTA – La valanga di acqua e fango che si è riversata sulla zona industriale di Molfetta, avrà conseguenze anche economiche ed occupazionali per le aziende coinvolte.
Ad essere più esposta di tutte è la Idromeccanica Srl, che produce martelli penumatici esportati in tutto il mondo. L’acqua che è entrata nel capannone fino ad un’altezza di circa 4 metri, riempiendolo come fosse una piscina, ha sommerso tutti i macchinari, alcuni acquistati di recente, rendendoli inutilizzabili. Un danno economico che non è stato possibile quantificare, ma che non sarà inferiore ai 7-8 milioni di euro.
A ciò si aggiunge la situazione occupazionale che vede una trentina di dipendenti senza lavoro e con un futuro incerto. L’azienda, senza tener conto dei rischi che si correvano, è stata praticamente costruita nella lama, per cui è diventata inevitabilmente il raccoglitore di tutta l’acqua e i detriti provenienti da Terlizzi e Ruvo che si sono scaricati a valle.
Con il suo alto muro di cinta ha fatto, praticamente da diga nei confronti degli altri insediamenti industriali che sono più avanti, ma ha subìto l’inondazione quando l’acqua ha superato gli argini di Lama Marcinase e si è riversata tutta all’interno del capannone.
Le altre aziende danneggiate che stanno ancora quantificando i danni, ma che complessivamente potranno aggirarsi sui 20 milioni di euro, sono Morgana (sprofondata), Lidl, Copron, Depa, Lorusso, Zeta Cash, e altre che si sta cercando di censire.
L’area artigianale e industriale di Molfetta comprende circa 250 aziende per un valore di circa 1 miliardo di euro e dà lavoro a 12mila dipendenti, senza contare l’indotto. Si caratterizza per aziende di piccola e media dimensione anche a conduzione familiare che hanno sviluppato un settore produttivo di tutto rispetto, ormai conosciuto in Italia, ma anche all’estero. La produzione prevalente è quella della meccanica, ma non mancano il tessile-abbigliamento, l’agroindustria, i servizi di trasporto e anche due piattaforme logistiche della grande distribuzione.
Dopo un lungo periodo di crisi, da qualche tempo cominciava a notarsi un lieve segnale di ripresa, che l’alluvione ha neutralizzato, anzi fa temere il peggio.
L’Associazione degli imprenditori molfettesi con la sua battagliera presidente Loredana Lezoche è scesa subito in campo, coinvolgendo il presidente della Regione Michele Emiliano che è corso a Molfetta a verificare personalmente la situazione, ma anche le forze politiche ed economiche locali perché si possa raggiungere quell’unità, che a Molfetta rappresenta una chimera da anni, con fazioni schierate e l’un contro l’altra armate. Obiettivo è superare l’emergenza e riportare l’area alle condizioni di sicurezza necessarie ad evitare un altro allagamento, soprattutto perché il territorio resta a forte rischio idrogeologico.
Il commissario straordinario Mauro Passerotti, dopo la convocazione del tavolo tecnico ha preso l’impegno a far ripulire i tombini invasi dai detriti e quant’altro ostruito dall’alluvione, mentre si cercano finanziamenti per venire incontro alle aziende colpite dal mare di fango.
La priorità va comunque alla realizzazione di un piano di mitigazione delle acque, già approvato dalla giunta Natalicchio (in alternativa al faraonico piano Azzollini irrealizzabile, finanziato solo in parte e costoso nella manutenzione, col rischio di restare incompiuto come tutte le opere pubbliche realizzate dalla giunta di centrodestra: porto, pista di atletica, ecc.). Il piano Natalicchio potrebbe essere avviato a realizzazione dallo stesso commissario Passerotti.
Intanto, i consiglieri regionali del Pd hanno presentato una mozione per chiedere lo stato di calamità naturale. Il piano dovrà essere accolto dal consiglio regionale, approvato e soprattutto finanziato. Emiliano ha promesso che i fondi si troveranno, ma gli imprenditori restano scettici: fino al momento in cui non vedremo un finanziamento concreto, non ci crediamo.
Nel frattempo il segretario (da sempre dimissionario a parole) del Pd locale, Piero de Nicolo, poco democratico e sempre più ostile alla stampa non disposta ad accettare passivamente le veline che gli piacciono tanto, coglie l’occasione per attaccare ancora una volta l’amministrazione di centrosinistra della quale il Pd faceva parte. A conferma della responsabilità del Partito democratico nella caduta dell’amministrazione Natalicchio, De Nicolo, ha già posizionato il Pd verso la nuova veste di partito della Nazione, pronto per il grande inciucio, il cosiddetto grande centro che ingloberà la destra di Tammacco e altri pezzi dell’ex centrodestra di Azzollini (sempre più solo e deciso, nella sue note giravolte politiche, a tornare nelle braccia di Berlusconi in Forza Italia). Così De Nicolo non trova di meglio da fare che gettare la maschera, con una dichiarazione con la quale accusa «chi ha impedito e ritardato la realizzazione delle “opere di mitigazione” che, se realizzate, avrebbero evitato il disastroso evento nella zona Pip e nella zona industriale di Molfetta». In pratica, il segretario del Pd, da vero padrone del partito, sconfessa perfino i suoi assessori che hanno operato nella giunta Natalicchio. Insomma, liberatosi dell’ingombrante sindaco, oggi Piero de Nicolo, non ha più bisogno di fingere la sua avversione all’ultima amministrazione di centrosinistra.
Tornando all’alluvione, “Quindici” ha sollecitato un’inchiesta della magistratura che, stranamente, finora tace; eppure si tratta di un disastro di grosse dimensioni con responsabilità da accertare e sanzionare.
Intanto Pasquale Marrone, titolare dell’azienda Idromeccanica (a cui è stato vietato l’accesso al capannone colpito dall’alluvione) spera di trovare una soluzione alla distruzione delle sue macchine. C’è chi dice che, forse, sarebbe più utile spostare l’azienda in un posto più sicuro per ricominciare con tranquillità con il contributo regionale, dopo che il commissario prefettizio Mauro Passerotti ha chiesto lo stato di calamità naturale.
Una soluzione che, secondo qualche imprenditore della zona Asi, darebbe spazio all’apertura di quel canale ostruito a suo tempo dal capannone aziendale e che potrebbe portare agevolmente le acque meteoriche al mare senza provocare ulteriori danni, riducendo anche i costi delle opere di mitigazione.

© Riproduzione riservata

Nominativo
Email
Messaggio
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""

Ecco lo stridulo suono di una delle tante trombette stonate della politica locale che ascoltiamo sproloquiare pur di apparire ed argomentare su fatti a lei pressoché sconosciuti, come a suo tempo fecero i tanti sfacciati tromboni stonati della politica molfettese. Come sempre la trombetta ha perso una buona occasione per tacere e fare bella figura, come del resto fanno i tromboni. I canaloni dei diversi schieramenti politici, non risolvono il problema del rischio idraulico di Molfetta. Qualcuno lo vuole immenso, perché si mangia molto, qualcun altro ne vuole due o tre per fare piccoli spuntini, altri ancora preferiscono invece quello di Panama o di Suez. I turisti preferiscono quelli di Venezia. Le infantili progettazioni presentate fino ad ora per mitigare il rischio idraulico di Molfetta, sono buone solo a mitigare la fame dei nostri politici, non a mettere in sicurezza la zona ASI e l'abitato di Molfetta. Insomma, si tratta di progetti culinari che mitigano solo la fame dei tromboni e delle tante trombette e serviranno solo a mitigare l'appetito delle prosperose colonie fameliche di ratti che prospereranno nel loro alveo. Il progetto di mitigazione del rischio idraulico di Molfetta non è cosa che possano fare i nostri ingegneri, completamente digiuni della materia. Il vero valido progetto di mitigazione del rischio idraulico, come il vero valido progetto dell' ampliamento del porto, giace da decenni nei cassetti di chi li fa e li sa fare da generazioni, altro che gli ingegneri regionali e provinciali, i quali debbono ancora andare a scuola ad imparare come si fanno le opere di mitigazione del rischio idraulico e come si contrastano le correnti del nostro mare con opere valide per un porto sicuro. Pertanto, la stridula trombetta, con questa sua trovata elettorale, ha fatto autogol due volte. Insuperabile!



Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2024
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet