Alla ricerca della città smart
Molfetta sporca, cantieri aperti eterni, giardini abbandonati, rondò inutili
Molfetta smart city? Qualche idea che potrebbe farla diventare veramente smart. Nonostante i mega manifesti elettorali che inneggiano al grande amore e ai grandi cambiamenti per la città, credo che segnalare piccoli e grandi problemi che danneggiano veramente l’immagine e la vivibilità della nostra Molfetta, possa costituire un buon promemoria per chi potrebbe e dovrebbe provvedere. E in molti casi si tratta di azioni rapide con piccole spese. Cominciando dall’igiene urbana, che nonostante l’encomiabile lavoro de- gli addetti ASM, si presenta ancora con strade quasi mai ramazzate, sacchi di immondizia che inondano a tutte le ore angoli delle strade, cestini gettacarte, giardini piccoli e grandi, addirittura la campagna. Basterebbe un controllo più puntuale, con ronde di vigili in borghese, a piedi e non solo in macchina, con l’aiuto magari di droni, per bloccare gli incivili e adeguatamente multarli, stroncando così questa diffusa e vergognosa abitudine di chi pare odiare la propria città. Completare tanti lavori iniziati e abbandonati da mesi per misteriosi motivi, ad esempio piazza Margherita di Savoia (Cappuccini), le cui transenne eterne sono state addirittura ornate da grandi foto (e suppongo costose) delle processioni pasquali. Sarebbe bastato aggiungere a questa piazza qualche panchina in più e qualche bell’albero adatto al nostro clima (da curare e innaffiare da personale competente), senza stravolgere tutto, svellendo addirittura anche le antiche chianche, per ottenere un serio e poco costoso recupero di un luogo stori- co della città. Anche altri lavori sono stati lasciati da tempo incompleti e interrotti, ad esempio la pista ciclabile su via Achille Salvucci. Stesso discorso andrebbe fatto per tanti giardini abbandonati all’incuria, ad esempio quello su via Baccarini (ex pesa pubblica) con alberi secchi (se- gnalati più volte), erbacce altissime, lampioni spenti da mesi (neppure qualche lampadina si riesce a cambiare!). Solo dopo ripetuti solleciti, alla fine di aprile, è stata fatta una veloce manutenzione, tagliando e non sostituendo due alberi secchi e rinforzando adeguatamente l’unica tamerice rimasta ancora in vita, che oscillava pericolosamente al vento. Non è solo la cura della villa comunale che qualifica Molfetta, ma anche quella di tutti i giardini pubblici e le piazze presenti al centro e in periferia. Discorso a parte merita la strana gestione dei rondò, alcuni perfettamente inutili su strade poco frequentate, altri transennati e abbandonati (via V. Hugo angolo via Caduti sul mare). Mentre i rondò veramente necessari e importanti non vengono fatti mai: vedi ad esempio quello su via Bisceglie, angolo Viale dei Crociati e Cimitero, che costituisce da sempre un vero e proprio tappo alla città per chi viene dalla 16 bis uscita Nord, dalle zone artigianali e dagli ipermercati. Si formano code lunghissime e perenni che cominciano dalla Caserma della Guardia di Finanza. Eppure le rotatorie sono utilissime per la gestione del traffico, per la sicurezza e per l’eliminazione dei semafori, costosi e spesso malfunzionanti o spenti. Lo stato di alcune strade importanti e trafficate lascia spesso basiti, ad esempio via Galileo Galilei (che diventa per due palazzi via Imbriani e poi via Mezzina). Questa strada, sempre intasata, con marciapiedi strettissimi, presenta una pavimentazione disastrata per lavori vari che hanno accuratamente ignorato il ripristino dell’asfalto, e mai nessuno ha controllato. La stessa è priva di strisce pedonali (quasi sempre ormai invisibili in tutta la città) e di segnaletica orizzontale nei punti critici, (ripetutamente segnalati), vedi ad esempio l’incrocio di questa strada con via Baccarini, dove gli Stop vengono sistematicamente ignorati dagli automobilisti e chi viene in macchina dalla stazione ferroviaria su via Baccarini o deve attraversare a piedi da via Galilei, deve prima raccomandarsi alla buona sorte. Non si potrebbe pensare, ad esempio, di rendere via Galilei a senso unico verso la Stazione, Baccarini e il centro città, utilizzando una parallela, ad esempio via Fiume o via D’Azeglìo in senso contrario all’attuale, per andare verso via Germano con possibilità di dirigersi verso corso Fornari e via Terlizzi da una parte o verso piazza Margherita dall’altra? Fra i lavori non inutili e sicuramente ungenti, anche per evitare spiacevoli incidenti, vi è il ponte detto Schivazappa, in prossimità del Parco di Lama Martina, il cui livello di pericolosità soprattutto per i pedoni, è altissimo, mancando il marciapiede ed essendo molto stretto. Oltre un anno e mezzo fa mi fu assicurato che era pronto il progetto, già approvato, di allargamento e costituzione di un corridoio pedonale. Ad oggi nessuna traccia di lavori, mentre i poveri pedoni diretti o provenienti dalle nuove zone di espansione verso la Madonna della Rosa rischiano di rimanere schiacciati contro il muretto del ponte, su cui passano anche gli autobus urbani. Su questi ultimi, sull’incentivazione al loro utilizzo e sui costi per la comunità, in termini economici e di inquinamento, credo che vada fatta una riflessione, tenuto anche conto che questi mezzi sono quasi sempre desolatamente vuoti, o con un paio di passeggeri, quando va bene. Molto altro andrebbe detto, non per spirito polemico, da chi questa città la vorrebbe veramente diversa e più vivibile. Per ora devo notare che il “cam- biamento” visibile riguarda una quantità enorme di palazzoni costruiti, questi sì velocemente, dappertutto: sul mare (mentre la Piscina Comunale va in degrado), sulla ferrovia, davanti all’ospedale, davanti al Cimitero, o su quei pochi terreni che prima ospitavano ulivi e verde. Tutto questo mentre la popolazione molfettese, come dicono le statistiche ufficiali, si riduce sempre più e sempre più diventa una città per vecchi, come il sottoscritto. © Riproduzione riservata