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Addamiano e Valente insieme con successo alla 54 Art Gallery
15 settembre 2015

È in corso, con positivo riscontro di pubblico e critica, presso la Galleria 54 Arte contemporanea, sita in via Baccarini, la collettiva “Insieme” di Natale Addamiano e Franco Valente, allestimento che compendia, quasi senza soluzione di continuità, valori e tecniche di pittura e scultura. Un’esposizione che sussume esperienze che, sin dai primi del Novecento, per poi protendersi nella seconda metà del secolo scorso, hanno sancito svolte epocali, a partire dal ready-made duchampiano al ready- made rettificato di Man Ray, promotori della de - e ricontestualizzazione di oggetti che assurgono a nuovi echi simbolici. E poi ancora potremmo rammentare le esperienze pop e new dada del Rauschenberg e gli echi dell’arte povera, con Kounellis, Pascali, ma soprattutto Pistoletto. La memoria della sua “Venere degli stracci” percorre in maniera sottocutanea l’intero allestimento, per poi emergere come eco citazionista nel “vaporoso” bagno turco dell’Addamiano. Due percorsi artistici fortemente connotati individualmente quelli dei due artisti, eppure convergenti nella scelta e nella reinvenzione di materiali di scarto, di oggetti della quotidianità, persino di infissi, come nel caso di Valente e delle sue porte-finestre a tecnica mista su legno. Quest’ultimo tendenzialmente asseconda la materia, ma al contempo la riconnota, attraverso l’atto pittorico della pennellata, che quasi sferza e scolpisce la res. Il suo è un intento scopertamente desacralizzante, attraverso l’evidenziazione di quanto supporti e tecniche tradizionali conservino un fondo accademico, il quale non può persistere in un’epoca “post-post”, che ha veduto demitizzare ogni cosa con ilare nichilismo. Accanto a quest’intenzione, si rileva anche la volontà di recuperare quanto abbandonato dall’uomo, ceduto allo spazio dell’incuria e corroso dalla carie del tempo. È come se l’atto creativo lottasse per sottrarre la materia al lento disfacimento. Natale Addamiano, in forme diverse dalle sue maliose gravine e dai cieli stellati, ricompone liricamente gli elementi del quotidiano intorno a lui, in un’inesausta ricerca di purezza. È un piccolo delizioso poema dei lunatici quello che compone nelle sue sculture a tutto tondo, dotate di ritmi e colorazioni differenti a seconda dell’angolo di osservazione. Reti, plexiglas, calchi in gesso, persino carte di caramelle o lancette di orologi: tutto diviene altro da sé nell’armonia del racconto, quasi a voler vincere l’usura del tempo, attraverso la creazione di volumetrie impreviste. Un racconto in cui non manca l’elemento ascensionale (la scala che si protende alla luna), né difetta la presenza di elementi tradizionali. Un rosone che sbuca da un affastellamento-discarica di oggetti, la Venus del bagno turco: la bellezza ci salverà dal Caos o ormai la bellezza stessa risiede nel Caos? Nel mito mancato di un’anatomia costretta allo spazio dell’angustia, dell’assenza di libertà, risiede forse una delicata elegia del corpo schizo. La scultura “Imbarco” assurge a omaggio a quel mare dolce-amato dall’artista (da anni residente a Milano), nume tutelare di molte sue opere, mai prive di quello che può a ben vedere considerarsi come un “effetto mediterraneo”. “In questo nostro nuovo teatro”, dichiara soddisfatto Addamiano, “mi son chiesto dove cominci la pittura e dove la scultura. Ciò che più mi appare interessante, però, è che l’espressione visiva assurga sempre a forma viva. È la natura che gioca con noi e noi rispondiamo coinvolgendo nel gioco lo spazio”.

Autore: Gianni Antonio Palumbo
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