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Acque reflue, i liquami a cielo aperto: disastro ambientale alla costa di Ponente
15 luglio 2012

Tra le campagne di Molfetta, nelle falde acquifere e, infine, in mare nei predi Torre Calderina. Ecco dove finiscono feci e urina. Alcuni contadini le usano per irrigare i campi con allacciamenti irregolari. A qualche bagnante piace ancora immergersi nel mare misto a liquami non trattati. Addirittura qualcuno pesca del pesce. Quella zona è, però, interdetta alla balneazione. Grazie a numerose segnalazioni, Quindici ha seguito il percorso dei reflui provenienti dal depuratore di Ruvo di Puglia fino a Torre Calderina. TRATTO ZAPPINO-SPINARUTA Nessun tipo di controllo, né di guaina impermeabile per proteggere le falde acquifere dal percolamento di sostanze tossiche e inquinanti lungo il canale che scorre nelle località Zappino e Spinaruta (a sudovest della zona ASI). Secondo le testimonianze raccolte da Quindici, è proprio in questo tratto a cielo aperto l’acqua reflua sarebbe usata per irrorare i campi con un articolato sistema di tubazioni, anche interrate. Proprio negli anni passati, per evitare che i liquami si disperdessero nelle campagne e percolassero nelle falde, era stato creato un canale interrato. Gli stessi agricoltori della zona si erano dotati di impianti idrici appropriati per fruire di un liquido depurato con il trattamento terziario e utilizzabile in campagna. I lavori sono stati realizzati, ma quel canale è ristato inattivato. Lo stesso, a quanto pare, avrebbe dovuto deviare i reflui di Ruvo di Puglia verso il depuratore di Molfetta. Ma proprio sull’impianto molfettese la Procura di Trani ha aperto un’indagine. Infatti, con l’operazione «Dirty Water» sono emersi alcuni presunti reati (frodi in pubblica fornitura e truffe ai danni dello Stato) proprio per i lavori di potenziamento dell’impianto, oggetto di sequestro probatorio. Anche in questo caso, i lavori sono stati eseguiti, ma le opere non sono state mai collaudate: le vasche, collocate sul retro, sono piene di terra e sterpaglie, dimostrazione indiretta di controlli e collaudi mai stati eseguiti e di abbandono totale della struttura. L’ennesimo spreco di soldi pubblici. VERSO IL MARE, SOTTO L’OUTLET? Dopo aver attraversato la località Zappino, Spianaruta e san Lorenzo, il canale costeggia alcune aziende della zona ASI con abitazioni aziendali, per poi interrarsi sotto la strada (a ovest della zona ASI, nei pressi delle località Casale, Salno e Chiusa Vetrana). Un flusso che aumenta inspiegabilmente la sera e, soprattutto, la notte (con il fetore), inondando le campagne vicine e un lotto ASI, poco prima di interrarsi. Ma questo accade anche di giorno in alcuni momenti di piena o con forti precipitazioni. I liquami ricompaiono improvvisamente alle spalle dell’Outlet, in direzione dell’UCI Cinema, precisamente in località Manganelli, direzione Torre Calderina. Non è possibile capire dove sia stato interrato il canale, ma sarebbe una vera e propria tragedia se scorresse proprio sotto l’Outlet o il suo parcheggio attraversando strade (visibile sotto la SS 16bis) e capannoni vari. Ci sarebbe un grosso rischio nel caso in cui il canale si otturasse anche in caso di copiose precipitazioni. Tra l’altro, l’ultimo tratto (parallelo alla strada vicinale Pozzillo) pare sia stato modificato per impedire che i liquami tracimassero nelle campagne: le ruspe potrebbero aver sollevato il fango dall’alveo per poi depositarlo sul ciglione di contenimento. Un sospetto ritocco che, in base alle segnalazioni ricevute da Quindici, sarebbe stato eseguito dopo il sequestro probatorio del depuratore di Molfetta (con quale autorizzazione?). Stessa opera di contenimento al tratto terminale del canale in località Chiusa Vetrana, proprio nelle vicinanze dell’interramento della zona ASI, dove non sarebbe eccezionale individuare anche delle sabbie mobili. Ma in questo caso i lavori potrebbero essere stati anche la conseguenza di un otturamento del canale interrato che richiedeva un ampliamento artificiale del canale a cielo aperto. TORRE CALDERINA, BAGNO DI FECI Riversati in mare sic et simpliciter sulla battigia vicino Torre Calderina. Qui si conclude il viaggio di piacere dei reflui di Molfetta e Ruvo, Bisceglie, Corato e Terlizzi. Un immane disastro ambientale, senza proporzioni. Le notevoli quantità di azoto e fosforo potrebbero aver favorito il proliferare della mucillaggine e dell’alga tossica (oltre all’inquinamento bellico del Mare Adriatico e, in particolare, molfettese). Gran parte della fauna sarebbe stata ormai ridotta a poche unità, come anche la flora. Tutto il tratto di Levante, dal nuovo porto commerciale fino a Bisceglie, è praticamente una cloaca. Per altro, è facile percepire la puzza nauseabonda in quel tratto costiero (da qualche giorno una cappa puzzolente, soprattutto la sera, sta inondando anche le zone industriale e ASI di Molfetta). Senza dimenticare che in alcuni angoli di spiaggia si accumulano bizzarri agglomerati dal particolare colore “terra di siena”, analogo a quello dei deflussi provocati dallo sciacquone di casa.

Autore: Marcello La Forgia
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