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A scuola di recitazione con Sergio Rubini Si è chiuso ieri sera il laboratorio del Progetto Giovani e Arte, che ha visto al partecipazione anche di Dino Abbrescia e Pierpaolo Vitale
10 novembre 2008

MOLFETTA - Si è chiuso col botto, ieri sera, per i venticinque partecipanti, il Seminario Laboratorio “Il mestiere dell'attore”, organizzato per il Progetto Giovani e Arte nella Sala San Francesco alla Madonna dei Martiri Una due giorni, culminata con la presenza del regista e attore pugliese Sergio Rubini (foto), fatta di frenetica attività pratica, mettendosi alla prova continuamente, spesso tirando fuori da sé cose che non si pensava di possedere: l'intensità, la misurazione dei silenzi, la gestione del proprio corpo, il manifestare un'emozione in un istante, e magari l'esatto contrario in quello seguente: due pomeriggi in cui i venticinque partecipanti hanno giocato allo stesso tempo il ruolo di spettatori, quasi di studenti, e soprattutto quello di protagonisti. Per loro, l'occasione di imparare avidamente i trucchi del mestiere (perché è stata proprio questa la parola chiave attorno a quella che probabilmente è una delle ultime pratiche artigianali, nel vero senso del termine), e di fare tanta, tanta pratica. Il percorso rapido eppure intenso è iniziato venerdì, sotto la guida di Pierpaolo Vitale, attore barese emergente, che sta frequentando il Centro Sperimentale a Roma ed è già apparso in alcune produzioni cinematografiche, come La Terra, dello stesso Rubini, e diversi cortometraggi. Vitale ha parlato della sua esperienza, illustrando poi quali sono i metodi per comunicare, con il linguaggio del corpo, sensazioni quasi primordiali, attraverso la rappresentazione dei quattro elementi, secondo il metodo Costa. Poi, una seconda parte che ha messo più a proprio agio gli iscritti al corso, sia la stragrande maggioranza di loro, che aveva avuto precedenti esperienze recitative nel teatro, sia i profani interessati a capire le dinamiche della messa in scena. Sul palchetto allestito nella sala, a coppie, la recitazione di battute, con il compito di manifestare spinte emotive e personali, desideri del tutto scollegati dal testo. “Trasmettere il sottotesto”, aveva affermato Vitale. La seconda giornata ha visto il racconto della propria esperienza da parte di Dino Abbrescia, attore barese che dall'esordio in Lacapagira è giunto fino ai lavori con Salvatores (Io non ho paura) e nel mondo della fiction: una conversazione sciolta e piacevole, che ha visto l'intervento dei corsisti, lì emergere delle loro curiosità, la passione attraverso le proprie opinioni. Ne viene fuori il generale amore per il teatro, con le sue diversità rispetto al medium cinematografico. Cambia tutto quando arriva Sergio Rubini, come forse non ti aspetti: intraprendente, voglioso di produrre, sedie da una parte, tavolo dall'altra, telecamera collegata allo schermo, e palco pronto ad accogliere le brevi esibizioni di chi ha preparato qualche monologo, chi qualche dialogo, chi soltanto la propria faccia e la voglia di saperne di più sulla propria passione, conversare sull'arte espressiva, e su quella della scrittura. Rubini risponde, si interessa, resta diversi minuti a cercare di tirare fuori da ognuno esattamente ciò che vuole. Non è il mattatore gioviale che qualcuno si aspetterebbe, è invece soprattutto un artista, che cerca l'arte e dà professionalità anche da chi è amatore, nella migliore delle ipotesi. Rispetta tutti, da pari a pari. Poi, dà la propria opinione, i propri consigli e stimoli ad ognuno, uno per uno: l'atto conclusivo di una esperienza troppo breve, difficilmente ripetibile. Il mestiere dell'attore è così, immediatezza, emozione, pensiero e azione: per due giorni, è stata azione vera, quella parola che ha esclamato un regista, un grande regista, prima che venticinque ragazzi, tutti sotto i trent'anni, ci provassero. Per due pomeriggi, i loro sogni sono sembrati davvero a portata di mano.
Autore: Vincenzo Azzollini
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