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A rischio prescrizione il processo Mani sulla città
15 marzo 2017

no scandalo di vaste proporzioni: 29 persone rinviate a giudizio, la costituzione del Comune di Molfetta a parte civile, e accuse pesanti che vanno dall’associazione a delinquere finalizzala a corruzione e concussione a reati connessi in danno all’ambiente. È il processo “Mani sulla città” vede sul banco degli imputati volti assai noti della politica e della società molfettese, tra cui anche l’ex dirigente dell’ufficio tecnico Rocco Altomare. I fatti che nel giugno del 2011 fecero balzare Molfetta agli onori della cronaca giudiziaria nazionale sono noti. Dirigenti comunali e liberi professionisti accusati dalla Procura della Repubblica di Trani di aver realizzato a spese della comunità vere e proprie lottizzazioni abusive nel territorio di Molfetta, con gravissimi rischi idrogeologici. L’inchiesta degli inquirenti in quella turbolenta estate del 2011 suscitò notevole scalpore. Nel corso dell’operazione denominata appunto «Mani sulla città» furono 51 le persone indagate e 9 gli arrestati, di cui 8 agli arresti domiciliari, mentre numerosissimi gli immobili, villette, ristoranti, complessi residenziali, oltre all’ex Hotel Tritone, posti sotto sequestro penale. Dalle indagini del Corpo Forestale dello Stato, emerse uno spaccato molto grave ed inquietante di distorsione e gestione a fini privati dell’attività amministrativa dell’Ufficio Tecnico del Comune di Molfetta, i cui vertici sarebbero stati in stretto rapporto con uno studio professionale privato, tale da far affermare agli inquirenti che l’UTC di Molfetta, «da ufficio pubblico deputato alla cura della legalità della progettazione edilizia nel territorio – affermò all’epoca il Procuratore della Repubblica - era stato geneticamente modificato in una sorta di appendice del predetto studio di progettazione». Secondo la tesi accusatoria l’ufficio tecnico comunale avrebbe mantenuto forti legami con uno studio professionale privato, favorendo i suoi progetti edilizi e osteggiando i professionisti estranei. Sarebbero seguite addirittura minacce verso il personale della Polizia Municipale di Molfetta. Accuse pesanti che spalancarono la botola di roventi polemiche politiche sulla gestione della cosa pubblica in città e che misero in grave imbarazzo il senatore Antonio Azzollini, allora sindaco di Molfetta, mai coinvolto direttamente nell’indagine, ma molto vicino a diversi protagonisti della vicenda. Il processo atteso a lungo dall’opinione pubblica locale, si è poi smarrito in un interminabile labirinto procedurale e ha preso il via presso il tribunale di Trani solo il 7 aprile 2016 dopo ben cinque anni dall’ufficializzazione dell’inchiesta e con la tagliola della prescrizione che incombe ormai minacciosa sull’intero procedimento. Nelle prime sedute del processo tutti gli imputati hanno respinto le accuse, fornendo versioni dei fatti decisamente alternative a quelle dell’accusa. Alcuni reati, soprattutto quelli legati agli abusi edilizi relativi a Lama Cupa e Lama Martina(con sentenza del Gup dott.ssa Schiralli del 15 dicembre 2015), all’abuso di ufficio e al falso nel frattempo si sono prescritti. Il processo è ancora alle battute inziali, il 6 aprile prossimo ci sarà un’altra udienza in cui sarà ascoltato il commissario della Forestale Giuliano Palomba, che condusse le indagini. Ma con questa lentezza, c’è il rischio molto probabile che tutto finisca in prescrizione. Il Comune si è costituito parte civile con l’avvocato Mario Tagliaferro e ha avanzato la richiesta di un risarcimento danni di 200.000 euro finalizzato alla copertura degli oneri preventivati dal Comune di Molfetta per le necessarie attività di programmazione, progettazione, adozione e approvazione delle modifiche agli strumenti urbanistici generali. Nella primavera del 2016, l’allora sindaco di Molfetta Paola Natalicchio, davanti al rischio concreto della probabile prescrizione commentò la vicenda con risoluta decisione: “auspichiamo tempi certi per lo svolgimento del processo e una calendarizzazione delle udienze che consenta di evitare il rischio di prescrizioni imminenti su ipotesi di reato gravemente lesive della pubblica amministrazione. Voglio essere chiara: tutti gli imputati sono innocenti fino all’ultimo grado di giudizio, ma non accetteremmo che ipotesi di reato così rilevanti per la vita amministrativa del nostro Comune cadessero sotto la scure della prescrizione. Abbiamo bisogno di entrare nel merito e di accertare o di escludere completamente le eventuali responsabilità. Punti interrogativi alla fine di questa vicenda sarebbero inaccettabili”.

Autore: Onofrio Bellifemine
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