A chi conviene la crescita della zona Asi? Dibattito a Rifondazione
MOLFETTA – 23.9.2003
Durante la Festa di Liberazione, si è svolto, fra rappresentanti delle forze politiche di opposizione, un dibattito che ha avuto passaggi che mi pare valga la pena di riprendere.
Antonello Zaza, consigliere comunale di Rifondazione, a proposito dello sviluppo della città e dell'uso del territorio ha sostenuto la necessità di porre i cittadini in condizione di sapere, e quindi di scegliere, quali vantaggi si possano ottenere in cambio di quali costi. Attualmente, ha sostenuto Zaza, all'interno dell'Area di Sviluppo Industriale di Molfetta (nella foto), lavorano circa settemila persone: pochissimi sono molfettesi, abbiamo dunque sacrificato una gran parte del nostro territorio in cambio di assai poco.
La logica di Zaza sembrerebbe incontestabile sotto l'aspetto economico, in fin dei conti i bilanci di qualunque attività non si fanno proprio così? Eppure Diego Colonna (Si) non è stato persuaso da quel ragionamento: molfettesi o terlizzesi, biscegliesi o coratini che differenza fa? Sono comunque posti di lavoro che sono stati creati.
Ma sono stati creati davvero?
Come ha sostenuto durante lo stesso dibattito Gianni Mastropierro (Margherita) i Comuni non possono più permettersi di ragionare per sé stessi, ma devono prendere coscienza di far parte di aree più ampie e delle interazioni economiche e sociali che esistono fra città vicine.
La maggior parte delle aziende che si sono insediate nell'ASI, lo hanno fatto trasferendo impianti e occupati da altre città; i posti di lavoro creati sono davvero pochi.
Il calcolo sui costi ambientali va dunque integrato aggiungendo alla campagna sacrificata nel nostro agro, le aree su cui sorgevano gli insediamenti, che siano stati dismessi a Bisceglie, a Corato, a Terlizzi o a Bari stessa, la cui zona ASI sta diventando un cimitero di fabbriche dismesse.
Naturalmente per un'impresa è assai più conveniente investire in una nuova zona piuttosto che in una vecchia. Ci sono spesso finanziamenti e non ci sono i costi di demolizione e di bonifica dei vecchi impianti. Conviene anche ai proprietari dei suoli che, col cambio di destinazione d'uso, vedono schizzare in alto il valore dei terreni.
Non conviene ai cittadini che vedono drasticamente calare la qualità dell'aria e del clima per la perdita degli alberi, (Tiziana Ragno, intervenuta per Legambiente, ha ricordato come siano ben 260.000 gli alberi di olivi sradicati dalla Zona ASI di Molfetta). Per non parlare dei costi in termini storico ambientali: lame cancellate, muretti a secco distrutti, torri e casali rasi al suolo o trasformati in show room. E sempre che le imprese facciano le cose per bene e che le loro produzioni non comportino inquinamento dell'aria o delle acque sotterranee.
Ragionare intermini di “area vasta” è dunque fondamentale, oltre che per tutte le comprensibili ragioni di coordinamento e di pianificazione infrastrutturale, per evitare sprechi territoriali che, appare sempre più evidente, non possiamo più permetterci.
Perché la maggioranza che governa la nostra città è invece così riluttante a farlo?
Come ha ricordato Mastropierro, non c'è alcuna presa di posizione del Consiglio comunale sulla “sesta provincia” o sull'area metropolitana; non viene, da questa maggioranza, alcun tentativo di inserire il porto all'interno del quadro che si va definendo con il “Corridoio 8”.
Perché la maggioranza fosse interessata ad affrontare queste questioni, occorrerebbe che dietro di essa ci fossero seri interessi imprenditoriali.
Invece ci sono soltanto gli interessi di proprietari terrieri, di costruttori e di qualche piccolo banchiere interessati a veder accrescere il valore dei suoli, a tirar su qualche capannone o a prestare denaro senza correre alcun rischio.
Antonello Mastantuoni