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A chi conviene la crescita della zona Asi? Dibattito a Rifondazione
24 settembre 2003

MOLFETTA – 23.9.2003 Durante la Festa di Liberazione, si è svolto, fra rappresentanti delle forze politiche di opposizione, un dibattito che ha avuto passaggi che mi pare valga la pena di riprendere. Antonello Zaza, consigliere comunale di Rifondazione, a proposito dello sviluppo della città e dell'uso del territorio ha sostenuto la necessità di porre i cittadini in condizione di sapere, e quindi di scegliere, quali vantaggi si possano ottenere in cambio di quali costi. Attualmente, ha sostenuto Zaza, all'interno dell'Area di Sviluppo Industriale di Molfetta (nella foto), lavorano circa settemila persone: pochissimi sono molfettesi, abbiamo dunque sacrificato una gran parte del nostro territorio in cambio di assai poco. La logica di Zaza sembrerebbe incontestabile sotto l'aspetto economico, in fin dei conti i bilanci di qualunque attività non si fanno proprio così? Eppure Diego Colonna (Si) non è stato persuaso da quel ragionamento: molfettesi o terlizzesi, biscegliesi o coratini che differenza fa? Sono comunque posti di lavoro che sono stati creati. Ma sono stati creati davvero? Come ha sostenuto durante lo stesso dibattito Gianni Mastropierro (Margherita) i Comuni non possono più permettersi di ragionare per sé stessi, ma devono prendere coscienza di far parte di aree più ampie e delle interazioni economiche e sociali che esistono fra città vicine. La maggior parte delle aziende che si sono insediate nell'ASI, lo hanno fatto trasferendo impianti e occupati da altre città; i posti di lavoro creati sono davvero pochi. Il calcolo sui costi ambientali va dunque integrato aggiungendo alla campagna sacrificata nel nostro agro, le aree su cui sorgevano gli insediamenti, che siano stati dismessi a Bisceglie, a Corato, a Terlizzi o a Bari stessa, la cui zona ASI sta diventando un cimitero di fabbriche dismesse. Naturalmente per un'impresa è assai più conveniente investire in una nuova zona piuttosto che in una vecchia. Ci sono spesso finanziamenti e non ci sono i costi di demolizione e di bonifica dei vecchi impianti. Conviene anche ai proprietari dei suoli che, col cambio di destinazione d'uso, vedono schizzare in alto il valore dei terreni. Non conviene ai cittadini che vedono drasticamente calare la qualità dell'aria e del clima per la perdita degli alberi, (Tiziana Ragno, intervenuta per Legambiente, ha ricordato come siano ben 260.000 gli alberi di olivi sradicati dalla Zona ASI di Molfetta). Per non parlare dei costi in termini storico ambientali: lame cancellate, muretti a secco distrutti, torri e casali rasi al suolo o trasformati in show room. E sempre che le imprese facciano le cose per bene e che le loro produzioni non comportino inquinamento dell'aria o delle acque sotterranee. Ragionare intermini di “area vasta” è dunque fondamentale, oltre che per tutte le comprensibili ragioni di coordinamento e di pianificazione infrastrutturale, per evitare sprechi territoriali che, appare sempre più evidente, non possiamo più permetterci. Perché la maggioranza che governa la nostra città è invece così riluttante a farlo? Come ha ricordato Mastropierro, non c'è alcuna presa di posizione del Consiglio comunale sulla “sesta provincia” o sull'area metropolitana; non viene, da questa maggioranza, alcun tentativo di inserire il porto all'interno del quadro che si va definendo con il “Corridoio 8”. Perché la maggioranza fosse interessata ad affrontare queste questioni, occorrerebbe che dietro di essa ci fossero seri interessi imprenditoriali. Invece ci sono soltanto gli interessi di proprietari terrieri, di costruttori e di qualche piccolo banchiere interessati a veder accrescere il valore dei suoli, a tirar su qualche capannone o a prestare denaro senza correre alcun rischio. Antonello Mastantuoni
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Egregio Sig. Poli,in riferimento alle sue riflessioni sull'articolo di Quindici on line, mi consenta qualche precisazione. Non so se lei abbia partecipato al dibattito sul tema della zona ASI ma credo di non aver mai espresso valutazioni negative legate allo sviluppo industriale. Anzi, le mie perplessità sono state espresse circa l'ampliamento della zona artigianale prevista da questa amministrazione comunale ancor prima del completamento di quello industriale. Ho espresso serie perplessità circa l'assenza totale di programmazione di sotegno alle imprese e l'assenza di una rete di servizi a supporto delle PMI già operanti. La questione più importante comunque è stata quella della mia denuncia di un totale isolamneto della nostra città rispetto a dinamiche di sviluppo di "area vasta" che vede invece coinvolti come cooprotagonisti i comuni viciniori. Tale mancanza di integrazione ma oserei dire di incapacità propositiva degli attuali amministratori comunali rischia di tener fuori dalle possibilità di sviluppo proprio quei settori che hanno mostrato di possedere alte capacità tecnologiche e di impresa come la meccanica di precisione su cui Molfetta potrebbe sviluppare un polo settoriale di alta competitività. Basti pensare a una totale assenza di proposte progettuali di interscambi trasfrontalieri (programma comunitario INTERREG per es.) alla insufficiente concertazione nei PIT e dei PIS (Prog. integrati territoriali e settoriali) che invece potrebbero dare sostegno anche finanziario alle PMI e particolarmente a quelle da lei citate. Nessuno mette in dubbio l'effervescenza imprenditoriale delle nostre imprese ma non si può prescindere da una oculata programmazione e dalle integrazioni con i sitemi di sviluppo locale che nella nostra città mancano. Per il Porto poi, nessuno si è detto contrario al miglioramento e completamento infrastrutturale, ho espresso la mia avversione alla società di gestione dello stesso. Questo in sintesi il contenuto del mio intervento in relazione alle questioni dibattute. Spero di aver contributo a fare chiarezza. Grazie per l'ospitalità. Cons. Prov. Gianni Mastropierro
Colgo l'opportunità di intervenire brevemente nel dibattito scaturito su Quindici, partito dall'iniziativa pubblica svoltasi nell'ambito della Festa di Liberazione. La precisazione che mi preme fare è relativa al passaggio "a proposito dello sviluppo della città e dell'uso del territorio" nonchè alla "necessità di porre i cittadini in condizione di sapere, e quindi di scegliere, quali vantaggi si possano ottenere in cambio di quali costi". Il punto non è l'avversione di Rifondazione verso lavoratori terlizzesi, biscegliesi, coratini e altri che "usurpano" un presunto diritto di precedenza dei cittadini molfettesi. Tale avversione non sussiste né tale pensiero sfiora la mia mente. Così come i pensieri d'odio verso le imprese, lo sviluppo della Zona ASI, etc e verso il capitalismo tutto... Vorrei solo dare un contributo laico alla discussione ripresa su Quindici da A. Mastantuoni Quando parlo dei benefici dello sviluppo della Zona ASI e delle ricadute sul benessere dei cittadini molfettesi, intendo sì sottolineare la scarsa presenza di molfettesi ma non certo per aizzare rivalità con altri lavoratori di altre città (il gioco della "guerra fra poveri" lo lascio volentieri a chi ha varato la Bossi-Fini)bensì per sottolineare l'assenza di qualsiasi strategia amministrativa che promuova e stimoli una formazione professionale di concerto con altre livelli istituzionali (Provincia e Regione ad es.)nonchè istituzioni formative. Una formazione professionale mirata alle esigenze della nostra zona ASI magari fornirebbe più opportunità d'inserimento ai giovani e ai lavoratori della nostra città. Tutto qui. Grazie Antonello Zaza


E' vero? E' tutta quì la Zona Industriale a Molfetta? Olivi sradicati, muretti abbattuti e 4 o 5 imprese che raccimolano pochi operai? Mbè, allora mi sa che ha ragione il Berlusca che, davanti agli investitori di Wall Strett, ha dichiarato che ora conviene investire in Italia perchè ci sono pochi comunisti. Già, perchè con la sinistra che si è espressa nella Festa di Rifondazione (da me finanziata con l'acquisto di 3 biglietti da 1,50 euro l'uno) mi sa che la Zona Industriale di Molfetta non solo non sarebbe stata pubblicizzata a livello nazionale, ma sarebbe stata addirittura ostacolata. E i nodi tornano al pettine: Rifondazione è contro le imprese, anche se pulite, certificate per la qualità ambientale, etc; Rifondazione odia il mercato, odia le imprese, odia gli imprenditori. Si lamenta che gli operai molfettesi sono pochi: ma è possibile sentire queste parole in epoca di globalizzazione? Ma vi spiego io perchè: perchè più operai molfettesi significano più iscritti ai sindacati molfettesi, più iscritti significano voti a Rifondazione e a Zaza, e dunque il cerchio si chiude: o le aziende sono molfettesi o devono essere espulse da Molfetta. Ma in tal caso il Zaza e il Mastropierro ignorano la storia molfettese, che ha incentrato il suo pessimo sviluppo sull'edilizia selvaggia, sulla marineria e sull'impiego pubblico: come pretendono che le vecchie e nuove generazioni siano composte da capaci ed abili imprenditori di livello nazionale? Ignora poi un particolare squisitamente tecnico, che dimostra come a volta si parla senza conoscere le cose: essendo la zona industriale ricca di imprese di meccanica di precisione, gli operai molfettesi più specializzati in questo settore (e i più bravi)hanno trovato impego alla Getrag, o alla Bosch, o alla Magneti Marelli, tutte nella Zona Industriale di Bari. Lo sanno anche le pitre, il Zaza no. I costi ambientali? Signora Ragno, ha mai sentito parlare di sviluppo sostenibile? Se un'azienda inquina va chiusa (ma stranamente la Pal Bertig continua a disseminare veleni in pieno centro cittadino, ed anche Guglielmo non ha fatto nulla per evitarlo, anzi non si è mai occupato del caso; dov'era a quel tempo Rifondazione?). Le lame vengono continuamente prese d'assalto dai proprietari terrieri, l'Ufficio Tecnico non ne fa nulla, anzi approva (Consorzio MERAL, a 20 metri dalla lama). Allora la mia conclusione è questa: non dico che gli inquinatori, gli usurpatori del paesaggio devono essere manganellati e tagliati le mani (altrimenti mi accusano di fascismo, come il sig. Belli Femmine), ma invoco UNA POLITICA AMBIENTALE ATTENTA DA PARTE DEGLI ORGANI COMUNALI E NAZIONALI COMPETENTI (ma non ci sarà mai), ed uno sviluppo per Molfetta che deve essere necessariamente fondato sulla piccola/media industria, sul commercio e sulle produzioni di filiera a monte (es. indumenti rifiniti di Molfetta su cui Armani poi ci metterà la sua firma). La signora Ragno crede che la stessa zona, lasciata piena di ortiche ed ulivi, possa dare "uno sviluppo basato sul turismo naturale o eco-turismo"? Per favore, occorre rendersi conto che Molfetta non è la mia amata comunistissima Otranto, non abbiamo le bellezze naturali per farlo. Meglio puntare sull'industria leggera, è solo una questione di pesi e di misure, fermo restando che chi inquina deve essere condannato ai lavori forzati, se Voi volete... ovviamente. P.S. Agli amici/nemici lettori: la mia non è una polemica contro Zaza, Ragno o Mastropierro, ma solo sulle cose che hanno detto; dunque rispondete sui fatti, sulle idee di sviluppo, non cominciate con "fascista, chiamo i carabinieri, ti denuncio, etc). GRAZIE

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