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“E forgeranno i loro aratri in spade” Serata contro la guerra della “Fondazione don Tonino Bello”
15 ottobre 1999

Due sguardi sul futuro, uno pessimista, l’altro più aperto alla speranza, quelli di Enrico Chiavacci, docente di Teologia morale alla facoltà di Teologia di Firenze, e quello di Vittorio Foa, si sono confrontati durante una serata organizzata dalla fondazione “don Tonino Bello” e dal Comune di Molfetta per ricordare l’opera di don Tonino, presente anche il vescovo mons. Donato Negro. A indicarne l’oggetto un titolo amaro, “E forgeranno i loro aratri in spade”, che rovescia la profezia di Isaia. Il ritorno delle spade, su questa constatazione ha centrato la sua analisi monsignor Chiavacci, che ha condotto sul presente e sul futuro l’analisi più amara, affermando che “il ritmo della disumanizzazione sembra crescere progressivamente”. E’ tornata, anche nel mondo cristiano, l’idea di guerra giusta, pure delegittimata dal Concilio Vaticano II, ed è facile far diventare una guerra “giusta” in una situazione di controllo totale dei mezzi di comunicazione e di massa. A sostenere questa valutazione dati su dati, tutti riguardanti un unico settore, quello della progettazione e della costruzione di armi sempre più sofisticate, aerei da combattimento, bombe di nuovi tipi che saranno in costruzione fra 10 anni, pronte per essere utilizzate e che, ha sostenuto monsignor Chiavacci, finiranno con il “generare ideologia”, per produrre esse stesse il valido motivo che porterà ad utilizzarle. La progressiva concentrazione del capitale fa sì che si mettano a disposizione somme enormi per la ricerca di strumenti di guerra sempre più perfezionati che riflettono cupi presagi su questi anni e quelli che verranno e che impongono anche un ripensamento del pacifismo. Bisogna guardare bene in faccia questa realtà, perché solo conoscendola, solo avvertendone la minaccia si potrà pensare a creare una “nuova storia dell’umanità” e una nuova etica che la sostenga. Giacché in un’epoca di vittoria del capitale e della logica del profitto, anche l’etica è stata contaminata dall’economia. Mons. Chiavacci ha indicato nel liberismo economico di Adam Smith la radice culturale dell’occidente, un liberismo economico divenuto liberismo sociale, per cui non esiste nessun bene comune, nessuna norma superiore, un panorama in cui, alla scomparsa delle certezze, si è accompagnata la pretesa di ognuno di potersi costruire un proprio concetto di bene e di male. Stranamente dal laico Vittorio Foa è venuto il richiamo alla speranza. Chi ha vissuto l’esperienza del crollo di un sistema totalitaristico ha fatto appello alla lotta e alla ribellione, a reagire, a non aver paura di essere schiacciati da un potere unico e forte. Per chiudere sulla speranza comune che dagli ultimi e dagli umili inizi il riscatto di questa nuova umanità, quella in cui don Tonino ha contato e sperato e che, a sei anni dalla sua scomparsa, priva della sua parola profetica, sembra ancora più smarrita nella folla, debole e sola. Un segnale è venuto in conclusione di serata, con l’annuncio dell’avvenuta costituzione della Scuola di pace che a don Tonino e alla sua opera si ispira. Lel. Salv.
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