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'Francesco Padre', ieri la commemorazione al porto di Molfetta dei marinai morti 16 anni fa Alla cerimonia Maria Pansini chiede verità e l'appoggio dei cittadini mentre il sindaco Azzollini promette amministrazione pronta a contribuire per il recupero
08 novembre 2010

MOLFETTA - «Abbiamo vissuto questa tragedia nel silenzio, ma oggi è venuto il momento di parlare, di chiedere appoggio alla città». Il coraggio e la commozione di Maria Pansini, portavoce dei familiari delle vittime e figlia del comandante Giovanni Pansini, morto per l’affondamento del Francesco Padre (3-4 novembre 1994) con il motorista Luigi De Giglio, il pescatore Saverio Gadaleta, il capopesca Francesco Zaza, il marinaio Mario De Nicolo.
Parole che hanno aperto la cerimonia di commemorazione della tragedia presso il porto di Molfetta, durante la quale sono state raccolte più di mille firme per il Comitato Francesco Padre - Verità e Giustizia. Ripulito per l’occasione l’angolo di mare più sporco della banchina, dove è stata gettata la ghirlanda di fiori, benedetta da don Vito Bufi, parroco della Cattedrale.

Maria Pansini, solo la verità sul Francesco Padre.
Tanto il fango gettato sulla memoria delle 5 vittime, due le archiviazioni nel 1997 e nel 2001: deflagrazione interna per la presenza di esplosivi e armi. I familiari e i loro legali hanno, invece, sempre sostenuto la tesi di un’esplosione esterna alla nave a causa di una bomba o siluro.
«L’archiviazione del 2001- sottolinea la Pansini - era come una porta di ferro che ci rinchiudeva in una stanza di dolore, ci aveva fatto capire che non potevamo far nulla, che dovevamo accettare ciò che ci veniva detto, ma soprattutto rassegnarci all’idea che i corpi dei nostri cari non ci sarebbero stati più restituiti». Nessuna possibilità di essere ascoltati, l’amarezza maggiore: «Tante le situazioni poco chiare- afferma- e le supposizioni diventate verità che ci hanno ferito e hanno offeso la memoria dei 5 marittimi».
Spiraglio di speranza, la riapertura delle indagini a febbraio 2010 da parte della procura di Trani: omicidio volontario è l’ipotesi di reato al vaglio di tutte le piste, da quella militare alla presunta ritorsione serbo-montenegrina.
«Grazie al libro del giornalista Gianni Lanes, ‘Nato: colpito e affondato’, la tragedia insabbiata del Francesco Padre’ - ha sottolineato la Pansini - è stato posto un nuovo punto di partenza, aprendo una breccia e dando un volto a questa storia».
Nuovo corso, intensa collaborazione tra familiari, legali e rappresentanti della Procura di Trani (dott. Carlo Maria Capristo, procuratore capo, e dott. Giovanni Maralfa, sostituto procuratore della Repubblica). «Siamo disposti ad accettare qualsiasi verità – aggiunge - purché sia la verità, dopo 16 lunghi anni in cui siamo stati tenuti distanti e isolati dalle indagini e dai fatti».
Assicurato ai familiari il recupero dei corpi e del relitto che giace a quasi 283m di profondità: «Speriamo- conclude - che questo avvenga il prima possibile, una barca di pescatori onesti aspetta di rientrare da 16 anni».                                                                                                                                                     
Azzollini, «pronti per contribuire al recupero»
«Se ci sono concrete possibilità, eccoci», l’amministrazione pronta a fare la sua parte per il recupero del motopeschereccio e dei resti delle vittime, secondo le possibilità economiche delle casse comunali.
«Nel 1997 chiesi in parlamento l'immediato recupero del relitto -
ha ricordato il sindaco Antonio Azzollini, durante la cerimonia - quando nello stesso anno fu riportato a galla il relitto di una nave che trasportava giovani albanesi clandestini, affondata nell’Adriatico».Operazione fattibile nel ‘97, 1miliardo di vecchie lire.
«Cifra tutto sommato abbordabile- commenta - soprattutto perché era presente in zona la nave attrezzata». Oggi, solo 1milione di euro per il video preliminare (preventivo Impresub).«Tutta la città di Molfetta – conclude - è e resterà sempre a fianco dei familiari per sostenere la loro ricerca della verità».
Nonostante il sostegno al comitato, scettici alcuni cittadini presenti alla cerimonia, perché il recupero è stato sempre ostacolato da varie autorità senza un motivo plausibile (si ricordi l’opposizione del procuratore dott. Pasquale Drago) a tal punto che le speranze degli stessi familiari si sono ridotte ad un lumicino.Ricordi indelebili per Guglielmo Minervini, oggi assessore regionale ai Trasporti, sindaco di Molfetta nel 1994, presente alla cerimonia. Indelebile anche lo sforzo compiuto per evitare che la ricerca della verità si chiudesse con un’ombra insopportabile per le famiglie e la marineria molfettese. «Una ricerca che pensavamo e pensiamo non sia stata condotta in modo corretto - il pensiero dell’assessore che con ansia di giustizia e di verità, dopo la riapertura del caso, conclude dicendo - Non sentiatevi soli, anche per il recupero del relitto e dei corpi avrete il nostro sostegno».


Nel prossimo numero di Quindici, in edicola il 15 novembre, la riapertura del caso Francesco Padre, la sua storia giudiziaria, le ipotesi della Procura di Trani e l’intervista esclusiva a Maria Pansini.

 
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Marcello la Forgia
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