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Voto di scambio e voto di cambio
15 giugno 2017

Civismo fa assonanza con cinismo, la differenza fra i due concetti è abissale, come tutti sanno. A Molfetta stiamo sperimentando in queste amministrative come spesso si faccia confusione, sul piano pratico, di questi termini, facendo passare il secondo per il primo. Soprattutto quando si spaccia per civismo la più grande operazione trasformistica degli ultimi anni, che avrebbe fatto felice un Giolitti e ancor più un Depretis, ma che sarebbe stata condannata senza mezzi termini dal nostro Gaetano Salvemini, al quale qualcuno dice di ispirarsi. Il risultato è stato quello di aver messo insieme una coalizione, vincente al primo turno, che per la sua natura eterogenea si presta più al cinismo che al civismo. Parliamo di quella che “Quindici” ha battezzato come “ciambotto”, composta dalle 8 liste del destracentro di Tommaso Minervini vincitore del primo turno e ora sfidante al ballottaggio della signora Isabella de Bari, imposta dal sen. Antonio Azzollini, al quale il cinismo, come ha dimostrato più volte, certo non manca. E al ballottaggio i cittadini dovranno scegliere fra due destre e due cinismi, scegliendo il meno peggio? Il rischio e che cresca l’astensionismo, complice la bella stagione per andare al mare. Convincere la gente ad andare a votare domenica 25 giugno, è difficile e improbabile anche per ciò che si legge sui social. Lo scontro fra le due coalizione è già cominciato ed è all’ultimo sangue: entrambi hanno da perdere e molto. Il voto di scambio c’è stato, anche se è difficile dimostrarlo, ma c’è stato soprattutto un voto di cambio, non nel senso di cambiamento, ma di cambio di casacche in modo opportunistico e interessato. Che dire, poi, del passaggio di Lillino Di Gioia con Isa de Bari, dopo che nessuno lo ha voluto? Avrebbe fatto una figura migliore a restare fuori della competizione, come ha fatto Annalisa Altomare. Come “Quindici” ha anticipato, il sen. Antonio Azzollini – vero candidato sindaco, mentre Isa è solo una portavoce, come si è visto durante la campagna elettorale, quando si presentava ai confronti con i foglietti (redatti da altri?) – pescherà nel ciambotto di Tommaso per cercare di recuperare qualche suo colonnello e vincere al ballottaggio. La De Bari, anche per le ragioni dette prima, non poteva essere un candidato vincente, ma con la fuga dei colonnelli che sono andati a fare la fortuna di Tommaso, a conti fatti, è andata meglio di Ninnì Camporeale un candidato sbagliato che confluito anch’egli nel ciambotto (ma si considera di destra o di sinistra?), dopo la delusione del 2013, “tradendo” il senatore. La vittoria, almeno sul piano numerico di Tommaso (45,86%) contro il 31% di Isa, appare comunque mutilata e dovrebbe destare già preoccupazioni per il candidato del ciambotto, perché l’armata brancaleone di destracentro ha ottenuto circa 1.000 voti in più del candidato sindaco e questo la dice lunga su come Minervini sarà ostaggio dei suoi consiglieri e delle sue liste. Si profila, in pratica, uno scenario di instabilità in un caso e nell’altro. Gianni Porta ottiene un buon risultato con il 16%, ma non serve ad arrivare al ballottaggio che, invece, con l’apporto di Bepi Maralfa e Leonardo Siragusa – i quali col 4,3% e 3,7% rispettivamente sono fuori –, avrebbe offerto sicuramente qualche chance in più. La scelta di Rifondazione di non fare accordi con nessuno, volendo imporre il proprio candidato Porta, come “Quindici” aveva previsto, serviva solo a raddoppiare il numero dei consiglieri. E questo si sta verificando a tutto danno di Sinistra italiana che non vedrebbe nemmeno l’elezione di Paola Natalicchio. Ed è lo stesso ex sindaco a commentare con amarezza: “un risultato dopato a favore di Rifondazione”. Il Pd ottiene un risultato fra i peggiori d’Italia e viene bocciato dagli elettori. Per fortuna, la presenza di Nicola Piergiovanni con il suo boom di voti con oltre 900 preferenze, ha raddrizzato le sorti del malandato Pd di Piero de Nicolo. , il grande sconfitto di questa consultazione perché non è riuscito a far eleggere nessuno dei suoi candidati. Segno che la gente non può essere presa in giro a lungo. Poco influente anche l’apporto dei Giovani democratici, passati anch’essi a destra nel ciambotto. Sicuramente la destra avrà difficoltà a governare con una coalizione così eterogenea, che, secondo Paola, lontana dai bisogni dei cittadini. Pino Amato che nessuno voleva, ha confermato la sua dote elettorale; stessa cosa dicasi per Carmela Minuto. Buon risultato anche per la coppia Peppino de Nicolò e Gabriella Azzollini. Confermati i grandi consensi anche per il consigliere uscente Pietro Mastropasqua, ex Forza Italia, aggregatosi a Tommaso in una nuova veste di centrosinistra in salsa emiliana. Non è andata bene per Bepi Maralfa che paga una certa dose di ingenuità e forse di semplicità, com’egli stesso ammette. Forse gli sono state addebitate colpe della Natalicchio, ma l’errore più grande è quello di credere che poteva arrivare al ballottaggio. Stessa illusione per Leonardo Siragusa che non gode della stessa popolarità dell’ex vicesindaco, ma ha fatto qualche furbata, come quella dei manifesti fuori delle plance elettorali, mascherati come manifesti aziendali. Ha offeso i cittadini sostenendo che non capiscono nulla (se non quando votano lui) e che avrebbe individuato i responsabili dei fallimenti del passato, credendo che i cittadini dimenticassero che lui ha fatto parte dell’amministrazione Natalicchio con il Centro democratico. Lui che voleva mettere le cose a posto, è stato messo al suo posto dagli elettori, non dai potenti che lui definiva dai piedi d’argilla. Insomma, l’effetto boomerang di un nano che vuol farsi gigante. Una campagna di comunicazione costosissima, ma completamente sbagliata. Tant’è che all’esito dei risultati elettorali sono scomparsi lui e il suo comunicatore, non sapendo cosa dire. Siragusa potrà offrire i suoi pochi voti ai due partecipanti al ballottaggio, in cambio di cosa, se la torta è già ampiamente divisa. Comunque non riuscirebbe ad entrare in consiglio comunale. Dalla speranza di fare da ago della bilancia ad essere il piatto più vuoto e leggero della bilancia. Se vincitori ci sono stati, almeno sul piano dell’incremento dei numeri, si deve far riferimento a Gianni Porta e Rifondazione con il 52,53% in più e a Pino Amato e all’Udc con il 49,61% in più. Per gli altri ci sono stati il -52,74% di Forza Italia, il -32,14% del Pd (malgrado Piergiovanni e gli altri arrivati all’ultimo momento che hanno evitato il tracollo di quello che fu il partito di maggioranza relativa) e il -54,33% di Sinistra italiana, che rischia, in caso di vittoria della De Bari, di non vedere in consiglio l’ex sindaco Paola Natalicchio. Infine, una considerazione. Vince chi ha più disponibilità economica: Tommaso Minervini ha speso una barca di soldi (chissà chi sono i suoi finanziatori?) e Antonio Azzollini, malgrado la sua avarizia, ha investito tutto quello che era possibile (e anche di più, sapendo di avere una candidata debole e politicamente poco preparata che fugge davanti ai giornalisti. In verità, anche la coalizione di Tommaso ha preferito sponsorizzare qualche giornalista amico e rifuggire quelli scomodi di “Quindici”, mentore il suo suggeritore Tammacco che da tempo teme le nostre penne. Ma ci ha sorpreso la capacità di spesa di Leonardo Siragusa: una valanga di soldi che gli hanno evitato di fare una figura peggiore (anche qui, misteriosi finanziatori?). Con queste premesse, il ballottaggio dovrebbe essere al calor bianco. “Quindici” invita i due candidati sindaci a far conoscere la propria squadra, per civismo e non cinismo, dimostrando trasparenza e permettendo agli elettori di sceglie il meno peggio.

Autore: Felice de Sanctis
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