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VITO D’INGEO, TEATRERMITAGE E SPAZIOLEARTI
15 aprile 2019

Non è solo una questione di costi. Tra l’altro dall‘ipotesi di fattibilità non si evince se la cifra si riferisca ai soli costi della realizzazione strutturale o comprenda anche i costi dell’arredo e delle attrezzature tecniche che per forza di cose devono essere le più sofisticate, viste le proporzioni mastodontiche del manufatto. Il problema è a monte! Ci sono innanzitutto problemi di funzionalità teatrale: lo spazio dedicato allo spettacolo e agli artisti è di appena 170 mq. Il che vuol dire che se il boccascena è 16m largo, come dichiarato, sarà di conseguenza appena 10,5m profondo a comprendere i diversi livelli del golfo mistico e del palcoscenico vero e proprio, il quale si ridurrebbe ad un manciata di metri! L’altezza dello stesso boccascena, poi, di 6,5m all’imbocco è semplicemente ridicola, tenendo conto che essa si riduce progressivamente in quanto il soffitto non è piatto ma degrada verso il fondo. Niente americane mobili, niente graticcia, niente ballatoio, niente mobilità scenica, scenografie in miniatura! Tutti elementi indispensabili per allestire ed ospitare spettacoli importanti da offrire ad una platea poderosa come quella pensata. Sembra che sia stato realizzato un progetto di fattibilità attento solo all’aspetto acustico, senza conoscere le esigenze proprie delle produzioni teatrali! Insomma un Teatro Comunale dove non si può fare teatro, né opera, né teatro circo, né danza, né balletto. Sarebbe stato più onesto chiamarlo Auditorium! 1.200 posti inoltre sono troppi. Stimiamo che il pubblico pagante interessato allo spettacolo dal vivo a Molfetta, a parte situazioni eccezionali, oggi si aggiri intorno alle 300-400 unità al massimo! Bisognerebbe pescare spettatori dai paesi limitrofi che però sono già dotati di strutture teatrali più o meno funzionali. Per attirarli bisognerebbe proporre una programmazione di alto profilo, importante, ma impossibile per le deficienze strutturali citate. E bisognerebbe mettere in atto da parte degli amministratori una politica culturale che miri ad ampliare il pubblico pagante. Bisognerebbe puntare, insomma, sulla formazione e sulla promozione del pubblico. Abituarlo a pagare, anche ticket modesti, per assistere ad un evento e smetterla con la gratuità che genera solo un pubblico disinteressato e non consapevole. La gratuità lasciamola agli eventi di strada per intercettare nuovi spettatori! La politica di promozione dovrebbe essere svolta ad ampio raggio, partendo soprattutto dalle scuole di ogni ordine e grado. Ripartiamo di lì per creare il nuovo pubblico che possa occupare i 1.200 posti Noi del Teatrermitage lo abbiamo cominciato a fare nel lontano 1985 e continuiamo a farlo. Si può fare. Abbiamo riempito i 1.000 posti paganti con la ventennale esperienza di “Ti fiabo e ti racconto” all’Anfiteatro. Ma lo abbiamo fatto perché accanto all’opportunità di una struttura, le amministrazioni comunali hanno messo in campo politiche che miravano alla promozione del pubblico. Pubblico pagante ed amministrazione lungimirante è stata la formula vincente. L’esperienza storica potrebbe servire! Per quanto concerne la sostenibilità economica della nuova struttura esprimo forti perplessità. Chi si assumerebbe l’onere economico della gestione? Servirebbero milioni per gestirla e per investire nella programmazione, nella promozione e nel marketing! C’è il vezzo, poi, tutto politico che le amministrazioni che subentrano tendono a “cancellare” quello che hanno fatto le precedenti. E ci sarebbe il rischio che la struttura venga abbandonata o affidata a privati con tutto quello che ne consegue. La posizione logistica? Per me sarebbe facilmente raggiungibile, visto che dovrebbe essere edificato di fronte a casa mia! La scelta del luogo in questione comunque permetterebbe una buona mobilità sia per gli spettatori che per le compagnie teatrali. E si risparmierebbero le maledizioni dei macchinisti teatrali all’indirizzo dei progettisti e degli amministratori che scaricherebbero le scene e le attrezzature direttamente sul palco. Maledizioni che volerebbero invece a sciami all’indirizzo di chi vorrebbe erigere un Teatro Comunale “lillipuziano” nella vecchia struttura del Comune in piazza Municipio! Adibire il teatro a sala cinematografica sarebbe una vera e propria iattura! Vedrei invece di buon occhio un utilizzo a pieno dell’Anfiteatro di Ponente: riducendo i posti da 1.000 a circa 600-700, ampliando il palco (attualmente profondo 10 metri che diventerebbe profondo di 20 metri), e in aggiunta eliminando il giardino pensile che limita la struttura, si potrebbe avere il felice esito di una copertura mobile alta che permetta di fare attività di spettacolo d’estate all’aperto e durante l’inverno, al chiuso. Questa struttura andrebbe supportata da altre piccole da allogare dove ci sono i campi da tennis per realizzare sale prove o laboratori di formazione per le attività di teatro e di danza. Il parco tutto diventerebbe “Casa del Teatro”, che permetterebbe di ospitare non solo spettacoli ma anche azioni a sostegno della cultura teatrale. Il progetto avrebbe costi strutturali inferiori e sarebbe più funzionale.” E sarebbe anche gemello della “Casa della Musica” in Piazza delle Erbe. Il nome? Non mi appassionano i nomi. Non essendoci un progetto realistico, non ho pensato a come potesse chiamarsi. Marina Francesca Altomare

Autore: Marina Francesca Altomare
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