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Vito Cesare Boccardi (1835-1878) rivoluzionario liberale Politico e imprenditore illuminato, precursore di Olivetti
15 marzo 2015

Un personaggio moderno che ispira simpatia, ma soprattutto ammirazione, un uomo eclettico la cui azione spazia dalla cultura all’imprenditoria, dall’educazione all’impegno politico. Il tutto legato ad una fede cattolica ferma e incrollabile di un ex sacerdote, profondamente laico, non anticlericale se non sul potere temporale della Chiesa. Potrebbe sembrare un personaggio contraddittorio Vito Cesare Boccardi, ma, in realtà, non lo è, anzi è quanto di più coerente possa esistere, se si considera l’uomo libero, intellettualmente onesto e il vero faber dell’imprenditoria di un Mezzogiorno non assistito ma promotore di iniziative economiche con poche risorse spese bene e soprattutto forte di una fiducia che è il primo motore dello sviluppo. Quella fiducia che la gente gli accordava permettendogli di reperire capitali senza passare dalle forche caudine delle banche o dalla ricerca di altri mezzi finanziari più o meno leciti. Leggere oggi la storia di Vito Cesare Boccardi che il suo discendente (era il fratello di suo nonno) avv. Mario Boccardi, pur nella sua veneranda età (93 anni) ha voluto onorare con questa pubblicazione, significa immaginare un Mezzogiorno diverso o, come sarebbe stato se uomini come il Nostro non fossero esistiti. L’avv. Boccardi non racconta la storia del suo antenato per puro compiacimento «dinastico», ma per testimoniare l’esistenza di personaggi che hanno fatto la storia di Molfetta e del Mezzogiorno e quindi dell’Italia, perché non va dimenticato che il Sud è parte integrante della Nazione, con buona pace dei separatisti della Lega Nord che hanno fatto più danni perfino del Risorgimento, ad opera della monarchia sabauda come la recente storiografia sta dimostrando. E Dio sa di quanti esempi come questo avrebbe bisogno il nostro Paese: uomini illuminati a cui ispirarsi per operare quella rinascita economica che passa dalle persone prima che dalle risorse finanziarie, come la vita del Nostro dimostra ampiamente. La «leva della ricchezza è la cultura» amava ripetere, e in questa convinzione profonda risiede la chiave del successo della sua azione in tutti i campi. Di quella cultura altrimenti bistrattata e mortificata dal predominio indotto dalla «educazione» televisiva di questi anni, mirata all’appiattimento delle menti, al livellamento verso il basso perfino della classe dirigente. Ma non una cultura elitaria, bensì popolare, per togliere proprio ai sacerdoti e al piccolo nucleo degli intellettuali dell’epoca, il monopolio, e quindi il potere, attraverso l’allargamento della base della conoscenza e perciò una maggiore libertà per i singoli individui. «Se tutti sanno leggere non ci saranno più schiavi» affermava Boccardi, mentre la tv di oggi, indotta dal berlusconismo, ha fatto tornare gli iloti, non per costrizione ma per scelta, attraverso la persuasione occulta dei messaggi subliminali. E cosi troviamo Cesare Boccardi istruito nel Seminario, unica fonte di studio per i figli della borghesia dell’epoca, in quei luoghi scelti che furono, paradossalmente, anche fucina per molti liberali e socialisti (ci passò anche Gaetano Salvemini) e perfino, in qualche caso, centri di cospirazione politica, come ricorda la vita di Girolamo Nisio, patriota e rivoluzionario. Le sue idee moderne, anch’esse rivoluzionarie, profondamente laiche e liberali, pur nel rispetto della Chiesa, portarono Boccardi, che già aveva abbandonato la tonaca, ad assumere, con un secolo di anticipo, un ruolo da post-conciliatore. L’idea di trasformare il Seminario in una scuola laica, dettando anche un programma moderno di istruzione scolastica, è una riforma efficace che anticipa di oltre un secolo quella ancora attesa ai nostri giorni. Infine, Boccardi fu anche filosofoscienziato. Una personalità complessa soprattutto alla luce delle sue considerazioni, in qualche modo, «profetiche » sull’industria e l’urbanistica. Interessante, in proposito, la sua idea di «industria ideografica » nella definizione del prof. Giovanni de Gennaro, riferita ai valori etici e sociali associati alla produzione. In questo Boccardi può essere considerato un antesignano di Adriano Olivetti nella concezione della solidarietà sociale e del profitto. È il povero che, al pari del ricco, deve avere la sua dignità morale. Insomma, fu il pioniere dell’industria in una città caratterizzata essenzialmente dall’economia contadina e marinara, generando anche l’effetto imitativo con i Pansini, Gambardella, Fontana, Minutillo, Caradonna, ecc. Cesare Boccardi nella sia pur breve esistenza (appena 43 anni), si dimostrò un patriota, un uomo di azione eclettico e soprattutto con le mani pulite. Infatti, anche sul fronte della moralità, rappresenta un modello nella sua attività politica e nella sua concezione degli amministratori capaci ed onesti: merce rara oggi. Rivendicava anche un ruolo da protagonista per il «Mezzogiorno che non ha bisogno delle lezioni del Nord». Insomma, un personaggio da conoscere grazie a quest’opera. Va, perciò, ringraziato il suo discendente che ne va giustamente orgoglioso, al punto da immedesimarvisi. Cesare Boccardi ci fa capire nell’attuale crisi economica, ma anche nell’attuale degrado morale e culturale della nostra città, che un’altra Molfetta è possibile, basta guardare un po’ indietro e mettere in pratica quelle regole di vita che hanno il loro fondamento nella cultura, tornando ad essere gli olandesi di Puglia, come i molfettesi erano definiti ai primi dell’800, secondo lo stesso Boccardi. È, perciò, profondamente attuale questo nuovo lavoro dell’avv. Mario Boccardi, dopo il recente «Vita forense» (libro coraggioso e senza remore sulla casta degli avvocati e dei giudici), anche perché l’Autore in questa ultima pubblicazione si interroga anche sul motivo del divario Nord-Sud e propone una tesi insolita e suggestiva: è colpa del clima. A suo parere, infatti, sarebbe il fattore climatico mediterraneo ad influenzare negativamente l’economia del Mezzogiorno.

Autore: Felice de Sanctis
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