Pietro Uva a tutto tondo, dopo le dimissioni accettate formalmente dal sindaco di Molfetta Antonio Azzollini. L’ormai ex vicesindaco e assessore all’Urbanistica del Comune di Molfetta ha approfondito con Quindici tutta la situazione politica, amministrativa e sociale di Molfetta lo scorso 24 agosto a poche ore dalla ricezione del decreto di notifica per l’accoglimento formale delle dimissioni. Un’intervista che rivela gli «scheletri nell’armadio» dell’amministrazione Azzollini. LE DIMISSIONI Avv. Uva, quali sono le motivazioni politiche delle dimissioni? «Nell’atto di dimissioni consegnato nelle mani del sindaco all’inizio di luglio, prima della votazione in giunta del bilancio, le motivazioni che ho espresso sono molto stringate. Negli ultimi tempi, tra me e l’amministrazione comunale si sono manifestate diversità di opinioni politiche e tecniche su determinati provvedimenti. Necessaria conseguenza di questa sistematica diversità è stata l’affievolimento del rapporto fiduciario tra me e il sindaco». Di che tipo di provvedimenti si trattava? «Dal rinnovo dei contratti dei 4 dirigenti comunali alla delibera giuntale che impropriamente è stata definita “del Piano Casa” (su cui Quindici ha dedicato un ampio primo piano proprio nelle pagine di questo numero, ndr), dalla impostazione e sistemazione di alcuni comparti all’adeguamento del Prgc e dei piani di comparto al Piano di Assetto Idrogeologico dell’Autorità di Bacino. Infine, le modalità amministrative per coniugare tutela dell’ambiente e sviluppo del territorio. È evidente che la situazione era divenuta insostenibile per me, che ho coerentemente rassegnato le dimissioni, poi accettate formalmente dal sindaco». Molti si chiedono per quali ragioni Azzollini abbia atteso quasi due mesi per accettare le sue dimissioni. «Il sindaco le ha semplicemente congelate. Per questo motivo, due dei tre consiglieri di Molfetta in Azione, Giovanni de Gennaro e Mauro Spaccavento (fanno riferimento ad Uva, ndr), non si sono presentati in consiglio comunale, soprattutto in quello per l’approvazione del rendiconto 2011. È chiaro che l’accettazione delle dimissioni da parte del sindaco è stata la conseguenza del comportamento del mio gruppo consigliare, che io stesso ho condiviso pienamente». Avv. Uva, in questo periodo Azzollini ha formulato delle proposte per convincerla a rientrare? «Azzollini ha tentato più volte di ricomporre la frattura, acuitasi dopo la pubblicazione della delibera sul rinnovo contrattuale dei dirigenti, proprio come Quindici online ha già evidenziato. L’amministrazione e Azzollini conoscevano la mia ferma opposizione verso quella delibera stabilita già dall’anno scorso, ma slittata ad agosto 2012 per la mia ferma contrarietà. E questo prima ancora che se ne occupasse l’opposizione, intervenuta con un po’ di ritardo. Ritengo che quel provvedimento, per altro mai discusso in maggioranza, non solo non sia perfettamente legittimo per evidenti motivi tecnici, ma addirittura contrario allo spoil system. Non è possibile rinnovare i contratti a dirigenti di nomina politica e imporre un quadro dirigenziale che potrebbe non essere politicamente vicino al prossimo sindaco o amministrazione. Proprio per questo, anche il segretario politico di Molfetta in Azione, Mauro Spaccavento, in una dichiarazione rilasciata a Quindici prendeva per la prima volta le distanze rispetto a un atto approvato dall’amministrazione, segno palese del malessere tra il gruppo consigliare e l’amministrazione stessa». A pochi mesi dalle prossime amministrative, queste dimissioni possono apparire tardive. Infatti, con l’amministrazione Azzollini lei ha condiviso in questi anni provvedimenti e scelte non del tutto lineari, discutibili e discusse dai cittadini stessi. «Mi assumo tutte le responsabilità nel caso io abbia commesso degli errori. Non cerco di giustificarmi, ma non voglio sia messa in discussione la mia buona fede. Secondo me, quando si è parte della maggioranza, è opportuno attenersi alla disciplina di maggioranza, anche se in minoranza. Ma se questa diversità di opinioni è frequente, le conseguenze sono inevitabili. Infatti, in giunta cercavo di far correggere molti provvedimenti, basandomi sul principio di legalità che per me è prioritario. Con questo non voglio dire che tutti gli atti giuntali assunti sono illegittimi. Ecco perché il malessere era avvertito da tempo». Dunque, avv. Uva non smentisce le altre volte in cui ha consegnato le dimissioni nelle mani del sindaco, come Quindici ha puntualmente evidenziato, nonostante le smentite dell’Ufficio stampa comunale? «Decisamente sì, anzi ho consegnato le mie dimissioni all’incirca un mese prima dell’arresto di Rocco Altomare (23 giugno 2011). Volevo correggere la rotta di una barca che per me stava già andando a fondo. All’epoca Azzollini riuscì a ricomporre la frattura». LA POLITICA Fuori dalla maggioranza di centrodestra, quale sarà ora la sua posizione politica? Un rientro in una coalizione di stampo azzolliniano, una alleanza con le forze riformiste o una collocazione nella futura coalizione di centrosinistra? «È di certo impossibile che io possa rientrare in una coalizione di tipo azzolliniano. Inoltre, considerata la mia formazione repubblicana, non ho mai creduto al bipolarismo muscolare. Anzi, a mio parere, terminato il periodo delle realizzazioni, in molti casi anche confuso, la classe politica locale avrebbe dovuto programmare i prossimi anni per sanare i numerosi deficit. Ad esempio, a Molfetta sono necessari la riforma della pubblica amministrazione, la riscrittura delle regole democratiche, la razionalizzazione dello sviluppo economico e a livello urbanistico la riqualificazione dell’esistente, completando l’attuale Piano Regolatore ed evitando la realizzazione di nuove unità edilizie». Nel caso in cui la scelta del candidato sindaco ricada su Tommaso Minervini, quale sarà la sua scelta? «Se ci sono delle alleanze che mettano al centro i temi di cui parlavo, con a capo anche Tommaso Minervini, non è escluso che io possa scegliere di aderirvi. Secondo me, bisogna consociare gli uomini di buona volontà che trovino un accordo su alcuni temi centrali e urgenti per la città e i cittadini. Di fronte alla dura contrapposizione tra Azzollini e Guglielmo Minervini, il mio invito è creare un’alleanza civica di programma non inquadrabile nella classica definizione di centrodestra o centrosinistra. Una specie di costituente democratica per liberare Molfetta da alcuni pericoli, che Quindici stesso ha denunciato, pericoli conosciuti, ma ancora insanati». Ma esiste una classe politica in grado di pianificare il futuro di Molfetta? «Il vulnus maggiore a Molfetta è il deficit di classe dirigente e l’assenza di un’amministrazione realmente partecipata dai cittadini. Non possiamo barricarci in casa solo perché riteniamo che la politica sia sporca, lasciando ampio spazio ai novelli Einaudi locali che prendono solo voti di preferenza senza un programma civico. Ecco perché sarebbe anche opportuno analizzare i meccanismi della raccolta del volto. Allo stesso tempo, si è alterato il rapporto tra politica e burocrazia comunale, che ha fagocitato gli spazi lasciati dalla stessa politica per l’assenza di una classe dirigente preparata. In pratica, il dirigente svolge anche il ruolo di assessore. E proprio per questo ho duramente criticato la dirigenza del Comune di Molfetta in giunta e in maggioranza, anche perché i provvedimenti negli ultimi tempi non erano più discussi in maggioranza». Avv. Uva, prima ha accennato al malessere interno alla maggioranza. Secondo indiscrezioni, i vari provvedimenti amministrativi portati in Consiglio comunale non sarebbero stati discussi in maggioranza e molti consiglieri non ne avrebbero conosciuto nemmeno la natura o l’argomento. «Molti provvedimenti non erano più discussi in maggioranza, arrivavano direttamente in consiglio e gli stessi consiglieri di maggioranza votavano senza conoscerne il contenuto, a volte appena l’impostazione generale. Del resto, io ero abituato a una giunta regolarmente convocata con un regolare ordine del giorno, in cui erano elencati i provvedimenti in discussione, e ogni assessore era relatore del provvedimento del proprio settore. Invece, nell’amministrazione Azzollini ha dominato in alcuni momenti lo stato confusionale. Questo sistema ha, però, accresciuto nei consiglieri di maggioranza un profondo senso di frustrazione, che sta pervadendo anche gli assessori. Infatti, molti provvedimenti e delibere sono predisposti dai dirigenti e in alcuni casi l’assessore di competenza non ne è nemmeno a conoscenza». Quindi, il potere decisionale è nelle mani dei dirigenti. «È, piuttosto, il rapporto sindaco-dirigente a scavalco dell’assessore a predominare. L’input parte dal sindaco ed è ricevuto dal dirigente, bypassando l’assessore di competenza, che non conosce il provvedimento in questione. Anche per questo motivo, il prossimo sindaco nel rispetto della legge dovrebbe individuare una dirigenza alternativa, non sclerotizzata e soprattutto autonoma dalla politica». Ecco perché Azzollini ha ritenuto così importante rinnovare i contratti dirigenziali, visto che esercita il suo potere attraverso i dirigenti, oggetto di una sudditanza politica. «Senza dubbio, come potrebbe fare qualsiasi altro sindaco. Ed è evidente che quando un assessore si oppone a questo meccanismo si crea una crisi politica». ALCUNE QUESTIONI AMMINISTRATIVE Facciamo un passo indietro al 23 giugno 2011, all’operazione “Mani sulla città”. La scorsa estate, dopo l’arresto dell’ing. Altomare, ci sono stati 3 suoi colloqui con il PM incaricato alla Procura di Trani. Qual è la sua posizione in questa vicenda? Che cosa è accaduto realmente al Comune di Molfetta e all’Ufficio Tecnico Comunale? «Tutti sapevano della diversità ideologica, per così dire, tra me e Rocco Altomare, come anche delle discussioni avute su alcuni provvedimenti assunti. È ovvia la solidarietà umana che posso offrire all’uomo cui è stata tolta la libertà, ma poi se ha sbagliato sarà la giustizia a fissare la pena. Com’è indiscutibile il rispetto per la Magistratura, che non dev’essere mai delegittimata. Ecco perché non ho mai condiviso la logica berlusconiana della lotta politica contro i pubblici ministeri, anche perché le istituzioni devono collaborare e rispettarsi vicendevolmente. Tra l’altro, maggiore è stato il vulnus in maggioranza dopo l’arresto di Altomare. Si è acuita la diversità di vedute tra me e alcuni componenti dell’amministrazione perché, pur credendo nel principio di presunzione di innocenza, io non ho difeso a priori Rocco Altomare, né ho mai disconosciuto il lavoro della magistratura». Tra le vicende tecnico-amministrative ancora in sospeso, importanti sono lo stallo del comparto 17 e quello della graduatoria delle cooperative. «Sul comparto 17 ci sono stati degli approfondimenti istruttori, ma il comparto stesso è rimasto per ora lettera morta. Mentre per quanto concerne le cooperative, gli uffici comunali hanno redatto da oltre un anno la graduatoria provvisoria. Anche in questo caso tutto è stato bloccato, ma non ne conosco i motivi». Altra faccenda che ha segnato l’attività amministrativa dal 2009 è stata lo scontro tra Comune di Molfetta e Autorità di Bacino (AdB) per il Piano di Assetto Idrogeologico (PAI). Nonostante la sentenza del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche (TSAP), non è stato mai raggiunto un accordo tra i due enti. Qual è la sua posizione? Perché il Comune non adegua ancora il Prgc al PAI? «Dopo la sentenza del TSAP, ho chiesto più volte in giunta di adeguare il Prgc al PAI, ma l’amministrazione stava elaborando delle soluzioni, per così dire, a sentimento. Per di più, ottenuta quella sentenza, l’amministrazione aveva promesso di adeguare il Prgc al PAI e, invece, la giunta Azzollini ha formalizzato il ricorso in Cassazione. Speravo in un accordo tra amministrazione comunale e AdB e anche per questa mia posizione di concertazione avevo anche un rapporto diverso con il segretario generale dell’AdB, il prof. Antonio di Santo. Stavo anche spingendo perché partissero le opere di mitigazione del Comune di Molfetta sul Gurgo per Lama Scorbeto e del Consorzio ASI. Avevo un buon rapporto anche con l’assessore regionale all’Urbanistica, Angela Barbanente, che ha sbloccato il progetto del Pirp. Dopo la sentenza, avevamo trovato con il prof. di Santo una soluzione condivisa per l’adeguamento del Pip3 al PAI, pure condivisa dall’AdB, anche perché era necessario un lavoro di concertazione per l’esame dei vari progetti, tra cui l’assoggettamento a VAS (Valutazione Ambientale Strategica) dell’adeguamento del Prgc al PUTT/p. Ma non se n’è fatto più niente. Ecco perché la diversità di vedute tra me e alcuni componenti di amministrazione ha aggravato la frattura interna». Perché lo scontro a tutti i costi con l’AdB? «Credo che il problema reale sia il rapporto tra istituzioni. Molti l’hanno considerato una faccenda tutta politica, ma secondo me un amministratore deve pensare al solo bene della città. Tra l’altro, il ricorso al TSAP si impostava su quanto dichiarato dai tecnici nominati dal Comune di Molfetta, secondo cui il PAI era totalmente sbagliato». L’opera pubblica maggiore del sindaco Azzollini è il nuovo porto commerciale. Ma su questa pendono interrogativi sui flussi finanziari e sui lavori, sul risarcimento danni da 7,8milioni di euro e sulla effettiva validità commerciale, considerato che Molfetta è per ora al di fuori della rete Ten-T, asse di trasporto tra il Mare Adriatico e il Mar Nero. «Purtroppo, non conosco la vicenda del porto, se non in termini generali. La conoscono in modo approfondito solo poche persone, tra cui il sindaco e il dirigente del Settore Lavori Pubblici, l’ing. Enzo Balducci, che ci hanno assicurato la legittimità del progetto in giunta per l’approvazione di alcuni relativi provvedimenti». ©
Autore: Marcello la forgia