Ursula Hirshmann, una delle “madri” dell’Europa femminile, raccontata a Molfetta dalla Consulta femminile e dalla rete delle scuole superiori
Sara Pisani, Silvana Boccanfuso, Angela Panunzio
MOLFETTA - Non ci sarebbe l’Europa senza di lei che, insieme ad altri (uno per tutti il marito Altiero Spinelli) contribuì a creare un continente unito e senza guerre.
Tutti conoscono lo stesso Spinelli, Ernesto Rossi, De Gasperi, Jean Monnet, Adenauer, Colorni. Pochi conoscono le “donne dell’Europa”, quelle che hanno contribuito silenziosamente alla stesura del manifesto di Ventotene e alla diffusione dell’idea di Europa. Accanto ai “padri” dell’Europa, ci sono anche le “madri” costituenti e una di queste è Ursula Hirshmann.
Questa donna ha rappresentato una figura femminile di grande rilievo storico, una politica tedesca antifascista e grande attivista per i diritti delle donne, ha concretamente promosso l’emancipazione femminile; con piglio deciso dirà di essersi sempre sentita pari agli uomini e manifestò inquietudine verso chi sosteneva che l’ambizione impoverisce le donne, che non devono avere pretese o moti di insoddisfazione.
La sua associazione “Femme pour l’Europe”, fondata nel 1975, raccolse le istanze del nascente movimento femminista e di liberazione della donna. Essa divenne un gruppo di pressione, guidato da donne affermate e presenti in contesti politici organizzati. Ursula Hirshmann nasce a Berlino nel 1913 in una famiglia della borghesia ebraica. Sin da giovane si appassiona alla politica, nel 1932 aderisce al partito socialdemocratico e fa parte della resistenza contro l’avanzata del nazismo. Nel 1933, anno che cambierà per sempre la sua vita, lascia la Germania e si trasferisce in Francia con il fratello. L’allontanamento è spensierato e romantico, come se si trattasse di una felice vacanza, Ursula non dava credito all’ascesa del nazismo e non avrebbe mai immaginato che non sarebbe più potuta tornare in patria.
Sullo sfondo storico la Repubblica di Weimar, la grande crisi economica tedesca e l’avanzata del nazismo, sottovalutata da molti. Nel 1935 Ursula arriva in Italia e sposa Eugenio Colorni, intellettuale ed oppositore del regime fascista, con lui condivise la passione politica divenendo militante clandestina. Eugenio viene arrestato nel 1938 e mandato al confino nell’isola di Ventotene. L’isola ospitava altri dissidenti, provenienti da diverse esperienze politiche, tra cui Ernesto Rossi e Altiero Spinelli.
Il regime, inconsapevolmente, remò contro se stesso mettendo insieme vari oppositori che insieme rafforzarono le loro convinzioni. Conversazioni, litigi e discussioni erano all’ordine del giorno tra i dissidenti, tuttavia, ben presto, la loro permanenza nell’isola si tramutò in una grande e unica opportunità. E’ in questo luogo che Ursula, insieme al marito Eugenio, a Ernesto ed Altiero, concepisce l’idea del federalismo europeo, di un’Europa unita e quindi di un salto di qualità tra i rapporti nazionali. Il “Manifesto di Ventotene”, pubblicato nel 1944, è il documento che propugna gli ideali di unificazione dell’Europa in senso federale.
Nel passaggio da Stato nazionale a federazione di Stati si sarebbero eliminati tutti gli elementi di conflitto e si sarebbe acquisita una prospettiva politica unitaria e sovranazionale. Dopo l’arresto del marito ad Ursula fu accordato il permesso di raggiugerlo sull’isola di Ventotene e di potervi soggiornare permanentemente. La donna era libera di muoversi e faceva la spola tra la piccola isola e il continente, diventando la messaggera del gruppo e diffondendo negli ambienti antifascisti italiani documenti che proponevano idee europeiste.
Nel “Manifesto di Ventotene” l’Europa viene descritta come una realtà pacificata, fondata su democrazia e lavoro, senza differenze di genere, protetta da un esercito unico, con una politica estera comune, una unione doganale dei territori e una moneta unica.
Ernesto Colorni fu ucciso a Roma dai fascisti in un agguato organizzato nel 1944; a soli quattro giorni di distanza la città di Roma fu liberata. L’unione di Ernesto con Ursula era in crisi da tempo, la donna non era ormai più legata al marito e si trasferì a Milano, dove maturò il suo amore per Altiero Spinelli, che diventerà il suo secondo marito.
La Comunità economica europea verrà fondata nel 1957, anche se non si trattò di una unione politica, essa costituì il primo e importante pilastro per la successiva nascita dell’Unione Europea. Altiero Spinelli divenne Commissario, il suo impegno nella causa fu totale e si distaccò da quello di Ursula. La donna cominciò a soffrire di depressione, visse un momento di forte crisi personale, lei e suo marito smisero di essere protagonisti insieme di grandi battaglie politiche.
Ursula decise che era il momento di cambiare rotta ed è proprio in questo periodo, alla fine degli anni sessanta, che si avvicina al femminismo, lasciando che le energie di questo movimento fossero inglobate nella lotta federalista. Stimolata dal crescente impegno femminista lei stessa rivede, tardivamente, anche la sua posizione di moglie che, comunque, non aveva mai vissuto in modo subalterno. Le sue prese di posizione addolorano suo marito Altiero Spinelli, quando lei afferma di aver dato un posto troppo centrale all’amore nella sua vita.
Ursula Hirshmann morirà a Roma nel 1991. In un evento che si è svolto a Molfetta, nella Sala stampa del palazzo comunale, la storica Silvana Boccanfuso ha narrato la vita di Ursula Hirshmann con dovizia di particolari e avvincendo il pubblico. L’evento, patrocinato dal Comune di Molfetta, è stato organizzato dalla Consulta femminile, presieduta da Sara Pisani e dalla Rete delle scuole superiori, presieduta da Margherita Bufi, con il supporto di Angela Panunzio, assessore alle politiche giovanili e alle pari opportunità.
Vincenza Amato
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