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Uno stage all'Etoile di Vito Pansini, ballerino molfettese della Scala  
15 gennaio 2007

“Nemo propheta in patria”, così i romani usavano ricordare che nessuno riesce ad emergere nella propria terra o città. L'amore di un padre e di una madre sono così grandi che prima riescono a pulire il naso al proprio figlio e poi riescono a rispettarlo e, talvolta, ad incensarlo. Ma una città non ha un cuore. Una città non ha figli. Un bimbo parte da solo con unici amici i ricordi e gli affetti di chi lontano lo pensa e lo aspetta. Un bimbo da solo può crescere, farsi le ossa, guadagnare rispetto e successi in una terra non sua. Un bimbo può farsi uomo, diventare grande e avere le qualità per diventare ancora più grande. Ma quell'uomo ha un bimbo dentro che non dimentica mai i suoi vecchi amici: i ricordi e gli affetti più cari in una vita di sacrifici. La patria è Molfetta. Una città grande, ricca di storia e di talento. Una città con la memoria dei grandi uomini e dei grandi sacrifici. Una città che riconosce la bontà di un uomo che viene dalla Baviera e si inchina alla generosità di un altro che viene da Myra. Una città che sa quanto un terremoto può ricordarci la fragilità delle conquiste umane e ricondurci all'umiltà. Una città che con un occhio ammicca al futuro e con l'altro guarda al passato che è maestro e guida. Tutto questo è una città saggia, una città timorata, una città che spera. Il profeta è un ragazzo di Molfetta come tanti. Un ragazzo partito nel 2000, a soli nove anni, per Milano. Meta: scuola di ballo del Teatro alla Scala. Un ragazzo solo in una grande città accompagnato dall'affetto della sua famiglia, dai ricordi dei suoi amici e dalla passione che la sua insegnante di danza gli aveva saputo trasmettere. Quel ragazzo ha bruciato le tappe: a soli dieci anni è solista nel balletto “Giochi Celesti”; ad undici è all'Opera Garnier di Parigi con “Excelsior”; nel 2004 balla con Roberto Bolle; nel 2005 è ancora solista in “Passo d'Addio”, “Giallo '700” e “Raymonda”; a sedici anni è al settimo corso di studi della scuola del Teatro alla Scala con l'ennesima borsa di studio e con il rispetto e i riconoscimenti che spettano ad un talento che sta esplodendo. Il nessuno è Vito Pansini. Ma in questo caso lui è qualcuno. E' qualcuno per i suoi genitori Damiano e Tonia, per i suoi fratelli, la sua famiglia, i suoi amici che sempre hanno creduto in lui. E' qualcuno per la sua insegnante di danza Francesca Rucci che ha visto in un bimbo di cinque anni l'uomo e l'artista che è adesso. E' qualcuno per la sua città, Molfetta, che non si è dimenticata di lui e che gli tributa ad ogni sua visita gli onori e la calda accoglienza che un vero figlio merita. E' per questo che, commosso da tanta crescente considerazione, Vito Pansini ha deciso di ringraziare i suoi amici e i molfettesi istituendo uno stage di danza aperto a tutti coloro che amano quest'arte e la praticano con passione come lui. Lo stage di danza classica, danza contemporanea e sbarra a terra si è tenuto il 3, 4 e 5 gennaio presso la scuola Etoile in via Volpicelli 11, che gli ha dato i natali come danzatore.
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