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Una luce nuova: il restauro della chiesa del S.S. Crocifisso Presentazione dei lavori nella conferenza di inaugurazione
15 febbraio 2005

Un «atto d'amore»: è così che l'architetto Spagnoletti ha definito il lavoro di restauro compiuto per la chiesa del S.S. Crocifisso. Assieme a lui, l'architetto Teseo e l'ingegnere Sgherza hanno presentato, avvalendosi della proiezione di foto che documentavano tutti i vari momenti del lavoro effettuato, il risultato di un progetto che ha abbracciato non solo la parte strutturale della chiesa, ma anche i fregi, i dipinti e tutto ciò che la chiesa ha da sempre ospitato fra le sue mura. Un risultato che ha riempito di gioia il cuore dei fedeli che abitualmente frequentavano la chiesa, ma ha anche regalato “gioia visiva” a tutti gli intervenuti alla presentazione effettuata dai tecnici che hanno curato e diretto i lavori: «Splendida!», questo il commento di tutti coloro che si accalcavano all'ingresso e che non potevano fare a meno di sollevare il capo per ammirare la bellezza dei fregi e dei dipinti (ai quali si sono aggiunte tre opere ovali da un metro per ottanta del pittore molfettese Nicolò d'Elia, raffiguranti S. Giovanni Duns Scoto, S. Chiara con S. Francesco e Gesù, S. Elisabetta d'Ungheria) ai quali è stata restituita non una luce nuova, ma la luce che era loro propria e che il tempo aveva loro tolto. Come già anticipato, i restauri hanno avuto diverse fasi, essendo state interessate praticamente tutte le componenti, strutturali e decorative, della chiesa con l'obiettivo di realizzare un intervento conservativo del monumento «nella sua consistenza materiale e formale, nella sua autenticità che aveva comunque attraversato il tempo», per dirla con le stesse parole dell'architetto Teseo. Gli interventi sono stati rivolti al terrazzo e alla volta, fortemente degradati in seguito alla continua azione degli agenti esterni (soprattutto della pioggia) causando di conseguenza le infiltrazioni che hanno determinato il distacco parziale di stucchi e intonaci; poi si è passati alla pietra esterna che, danneggiata anch'essa dalle piogge, necessitava di un intervento che ne fermasse la corrosione. Passando all'interno, è stato realizzato un nuovo pavimento in pietra (di Trani e di Apricena) dal semplice disegno geometrico per cui si è reso necessario lo svuotamento del materiale sottostante alla pavimentazione precedente, costituito per la maggior parte da terreno, che non faceva che aumentare la già forte presenza di umidità causa della maggior parte dei danni di cui è stata interessata la chiesa. Nei muri perimetrali poi, sono state fatte delle iniezioni di resina siliconica per frenare la risalita capillare dell'umidità che in passato aveva danneggiato stucchi, pitture e intonaci. A completare l'opera, interventi di finitura, completamento e ripristino di tutte le parti decorative, e uno studio illuminotecnico che esalta ora tutti i preziosi dettagli che fanno della piccola chiesa dei “cappuccini”, com'è conosciuta da tutti i molfettesi, un vero gioiello. Tra degli interventi che hanno colpito chi già conosceva bene l'interno della chiesa, uno merita un'attenzione particolare: l'altare è sovrastato da un imponente Cristo ligneo di pregiata fattura che, fino al restauro che gli ha restituito gli originali toni cromatici, era “nero”. L'effetto era ovviamente il risultato di anni di esposizione al fumo delle candele della chiesa, ma l'impatto – mistico, se vogliamo – sui fedeli era molto intenso. Ora forse, non impressiona più chi entra in chiesa, ma stupisce per la bellezza e la magnificenza con cui pare “vegliare” sull'altare e i fedeli: il tempo della fede di chi “teme” il Signore dovrebbe aver ormai lasciato il passo al tempo di chi “cerca” il Signore e ripone in lui ogni sua speranza. Questo, pensiamo, l'augurio e il pensiero rivolto alla città tutta, da chi ha fortemente voluto la realizzazione di quest'opera. Francesca Lunanova francesca.lunanova@quindici-molfetta.it
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