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Una festa della donna “a suon di birra” a Molfetta
09 marzo 2008

MOLFETTA - Ieri, 8 marzo, una festa della donna alquanto spogliata della sua tipica mimosa da un clima sempre più inconsueto, sembra come al solito essere avvertita anche dai molfettesi. Il pensiero dei molfettesi sembra però ben distante dal vero significato della festa, da una giornata che promuova la cultura dell'eguaglianza sessuale, e che ricordi a tutti le lotte che le donne hanno dovuto affrontare per raggiungerla. E che in molti casi non sembra abbiano raggiunto definitivamente il proprio obiettivo ultimo. La Giornata Internazionale della Donna dovrebbe ricordare alla gente il pericolo che viene dal materialismo pragmatico ed egoistico che per secoli ha posto in primo piano gli interessi dell'individuo, i quali per anni sono coincisi solo con quelli di un sesso, quello maschile. Per secoli la donna ha dovuto sopportare la legittimazione legale e istituzionale della propria presunta inferiorità. Una inferiorità prescritta dalla posizione di una massa indifferente di fronte ad una condizione sociale che dovrebbe essere egualitaria per natura. E che invece ha richiesto una lotta continua, che dura ancora oggi. Dunque un divario sociale privo di giustificazioni razionali, dettato esclusivamente dalla passività della gente nei confronti di istituzioni che, anche se nocive nei confronti dei diritti dell'uomo, sono state considerate vere, immutabili, quasi divine per secoli. Ma i molfettesi sembrano cadere nella legge della commercializzazione, che fa diventare anche la dignità dell'uomo un'occasione per guadagnare, per strumentalizzare, E allora le feste organizzate da sale e discoteche, all'insegna di pizza e birra, sono l'unico pensiero di emancipazione che avvolge i giovani molfettesi. Le conferenze sulle battaglie sociali della donna e sui soprusi che ha dovuto affrontare, per tutto l'anno vengono frettolosamente ignorate. Nel giorno della donna, invece, ecco che emerge davvero l'abito che i giovani riservano per questa festa. Ed è un abito che non rende onore alle battaglie umane e sociali, un abito molto appariscente che nasconde un significato inesistente. Le poche mimose rimaste sembrano fare da simbolo ad una delle tante occasioni per fare un po' di baldoria e soddisfare la propria sete di un'attività priva di impegno. Si dimentica che le libertà di cui godiamo non sono così banali e scontate, ma vanno conquistate ogni giorno. Vanno tutelate con la cultura e la coscienza sociale, non con il disimpegno “a suon di birra”. Speriamo che durante tutte le feste che ieri sera hanno animato Molfetta e dintorni, qualche pensiero sia andato anche all'importanza di una giornata davvero all'insegna della donna.
Autore: Giacomo Pisani
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