Un unico obettivo: cementificare tutto il territorio
Legambiente - Molfetta
C'è un quadro famoso di Pieter Bruegel, «il Vecchio», in cui si vede un gruppo di ciechi che si fanno strada a vicenda finendo con il precipitare in un dirupo. Guidata da interessi ciechi a ogni ragione e da politici accecati dai propri interessi di cortile e spronati da interessi diffusi quanto particolari, nonostante numerosi segni premonitori e infausti (denunce, condanne, crolli, arresti, ecc.) la nostra città si avvia con totale indifferenza a sacrificare quel po' che resta del suo territorio in nome di un pulsione a costruire e a cementificare che sta assumendo sempre di più un carattere patologico. Ancora il giorno della firma del contratto d'appalto del porto il sindaco continuava a ripetere che non sa se e quante merci passeranno dal nuovo scalo, ma che importanza ha?, sarà il mercato (cioè Dio) a deciderne le sorti. Intanto, siccome autoporti, ponti, rotonde, moli potrebbero non bastare e bisogna sempre pensare in grande e l'area intorno a Cala San Giacomo potrebbe tornare utile per realizzare nuove infrastrutture anche a costo di contraddire delibere e altri atti, ci si fa guidare, come se non bastassero i ciechi autoctoni, dal WWF biscegliese che, da sempre seccato che l'oasi di protezione porti il nome della torre molfettese, ha pensato bene di chiedere il ridimensionamento dell'area per poter far pesare con maggior forza i propri “diritti” territoriali. Senza accorgersi che la speculazione edilizia avanza inesorabile anche nella loro città e che o l'oasi la si difende tutta, unico tratto di costa ancora integro nel nord barese o presto, purtroppo, non ne rimarrà più nulla.
Autore: Antonello Mastantuoni