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Un testardaccio che non riconosceva mai di aver sbagliato Lillino Di Gioia
15 settembre 2003

È per me difficile scrivere in ricordo di Beniamino Finocchiaro. Non mi assocerò certamente al coro di quanti, post mortem, si affanneranno in lodi sperticate e gratuite, avendo buona parte dello stesso coro suonato uno spartito a base di critiche, maldicenze e cattiverie. Beniamino Finocchiaro era Beniamino Finocchiaro: grande massa celebrale, profonda cultura, grande passione morale e civica unitamente ad un carattere volutamente ostico, un testardaccio mai disponibile a riconoscere di aver sbagliato, generoso con pochi, arrogante con tanti. Io credo, da avversario politico intransigente, di essere stato rispettato più di tantissimi adulatori e di avergli, reciprocamente, portato rispetto. Forse troppo pieno di sé (“un uomo, una città”, il suo slogan elettorale), comunque una grande personalità al servizio delle istituzioni e di Molfetta. Battagliere ed indomito sino all'ultimo giorno, il suo testamento morale e politico è sulle mura della nostra città e nei suoi scritti: una città allo sfascio, un sindaco versipelle. Gli uomini di buona volontà faranno di tutto per esaudire questo suo ultimo desiderio, contrastando ed eliminando questa amministrazione e questo sindaco, ridando dignità alla nostra comunità. Lillino Di Gioia
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