UN OMICIDIO LUNGO UNDICI ANNI
SCHEDA
Annamaria Bufi, 22 anni, viene assassinata la sera tra il 3 e il 4 febbraio del 1992. Il suo corpo viene ritrovato sul selciato della SS 16 bis, in corrispondenza dell'uscita per la zona artigianale. Ad ammazzarla, “sei colpi alla testa inferti con grande forza”. Partono le indagini. Si scopre che la ragazza da otto anni aveva una relazione con Marino Domenico Bindi, insegnante di educazione fisica, di oltre vent'anni più grande di lei. Bindi viene interrogato il giorno dopo, fornisce un alibi per la sera precedente. Numerose le piste percorse dagli inquirenti: nessuna però porterà al colpevole. Il 18 ottobre del 1992 l'inchiesta viene archiviata.
Passano quattro anni, lunghissimi per i familiari: Annamaria è stata uccisa perché? E da chi? Si brancola nel buio, ma un dato è certo: l'assassino esiste, ha colpito lui Annamaria, ha ferito lui per 24 volte il suo corpo.
Nel 1996 si riaprono le indagini: l'avvocato che assiste la famiglia della ragazza, Giuseppe Maralfa, centra il primo risultato. Bindi è per la prima volta un “indagato”. Il 16 settembre del 1997 è la data fissata per il suo interrogatorio. Mancato. Sì, perché la difesa di Domenico Marino Bindi esibisce un certificato medico: l'indiziato non può presentarsi perché affetto da una grave sindrome depressiva. Il 18 settembre per la seconda volta vengono archiviate le indagini.
Il resto è storia. Tre anni fa i faldoni dell'omicidio Bufi si riaprono ancora. Il 13 ottobre 2001 il Pm Francesco Bretone ottiene dal gip Michele Nardi l'ordine di arresto a carico di Bindi. Dopo un mese l'indagato numero uno viene però scarcerato: il tribunale del riesame riduce i termini della custodia cautelare. Intanto Francesco Bufi, il padre di Annamaria, scrive alla procura, al comando generale dei carabinieri, al ministro della Giustizia, al presidente della Repubblica. A gennaio dell'anno scorso la procura di Potenza apre un'inchiesta a carico degli inquirenti (magistrati e carabinieri) che per primi si occuparono del caso Bufi. Ad aprile la Cassazione rigetta il ricorso di Bindi, contro l'ordinanza del tribunale della libertà che aveva confermato gli indizi di colpevolezza a suo carico. Il 4 febbraio di quest'anno il Pm della Procura della Repubblica di Trani chiede il rinvio a giudizio di Domenico Marino Bindi, l'ex moglie Emilia Toni, l'amico Onofrio Scardigno e il colonnello dei Carabinieri Michele Pagliari, allora comandante della Caserma dei Carabinieri di Molfetta. Per loro, il prossimo 7 luglio è fissata l'udienza preliminare.
Tiziana Ragno