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“Un mare di zucchero” che ha segnato la storia. Mario Desiati alla libreria “Il Ghigno” di Molfetta
12 gennaio 2015

MOLFETTA - Inizia con una matita alzata al cielo, la presentazione del libro “Un mare di zucchero” alla libreria “Il Ghigno”. E non poteva essere diversamente, data la presenza dello scrittore Mario Desiati e della giornalista e sceneggiatrice Antonella Gaeta, presidente della Fondazione Apulia Film Commission. La scrittura come espressione di vita e quindi libera, sempre. L’attacco alla redazione parigina di Charlie Hebdo “non è solo un attacco alla Francia, ma all’Europa, alle sue idee di civiltà, libertà e tolleranza. Quindi a noi, che da mercoledì scorso siamo meno liberi”. Mario Desiati non manca di sottolinearlo (Nella foto, Gaeta, Desiati, de Marco).

Il suo ultimo lavoro è il romanzo “Un mare di zucchero”, edito da Mondadori. Ricostruzione verosimile di un fatto storico: lo sbarco della nave Vlora nel porto di Bari sotto un caldissimo sole d’agosto nel 1991. È rimasta scolpita nelle menti di tutti noi pugliesi l’immagine di quella nave colma di gente (il comandante Halim Milaqi dirà: “non c’era posto nemmeno per una mela”). Omologata dai cantieri di Genova negli anni Sessanta per contenere 150 persone, la Vlora, appena tornata da Cuba con un carico di zucchero nel porto di Durazzo, si riempie di gente. La notizia che il porto di Durazzo fosse aperto si era sparsa velocemente. La folla è ben più numerosa di 150 persone, sono 20 mila. Donne, uomini, ragazzi di tutte le età prendono letteralmente d’assalto la nave, minacciando l’equipaggio di ripartire immediatamente.

“Il comandante Milaqi”, racconta Desiati, “guida la nave in una notte d’oro. Il mare è una tavola, il cielo stellato. E in quel silenzioso buio, è percepibile il respiro dell’umanità;” il fiato di tutti gli uomini e le donne a bordo sembra soffiare su delle vele immaginarie, i loro cuori e i loro sogni all’unanimità spingono la nave nella stessa direzione: la libertà, oltre i confini dell’Albania. La riscoperta della vera Solidarietà dura il tempo della traversata, raccontata da Mario Desiati con parole che restituiscono l’atmosfera quasi magica dell’evento, che da storico si trasforma quasi in fantastico. Migliaia di persone, con le loro storie, sono accomunati da un unico fine, un unico sogno. Purtroppo, sentiamo parlare spesso ultimamente di incidenti navali, e poteva succedere anche per la Vlora, date le condizioni tecniche disastrose, eppure, oggi lo sbarco della Vlora è raccontato da Desiati come “la caduta del nostro muro di Berlino, che porta i berlinesi dell’Est e dell’Ovest finalmente ad abbracciarsi”, perché i casi di vicinanza storica tra italiani e albanesi sono più d’uno e la nave di zucchero ha contribuito a rinsaldarli e a far decadere una lontananza ormai effimera. “La nave Vlora mi è servita” dichiara Desiati “è stata un’occasione per usare la storia dando un volto e una personalità a tutte quelle persone che ci sono salite. Salire su quella nave significava per ciascuno di loro qualcosa di diverso: per alcuni rappresenta il coronamento di un sogno, esplorare il mondo, oppure un’occasione di coraggio”.

A margine del romanzo di Desiati, si trovano anche le figure di Enrico Dalfino, allora sindaco di Bari, e del nostro don Tonino Bello. Dalfino per la proposta di costruire un ospedale da campo per offrire assistenza ai nuovi arrivati, ma a questa soluzione fu preferita la vergogna dello stadio, come sappiamo. “Era dall’epoca dei campi di concentramento che non si rinchiudevano così tante persone in un luogo chiuso”, commenta Desiati. Ma proprio nello stadio entrò più volte don Tonino con la sua piccola Cinquecento carica di viveri, che stranamente ne usciva spesso, non svuotata ma piena di albanesi.

© Riproduzione riservata

Autore: Marina Mongelli
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