Un altro fungo sul mare a Molfetta: edilizia selvaggia. La protesta di un lettore di “Quindici”
MOLFETTA – Un altro fungo sul mare a Molfetta. Ormai nella città dove tutto è possibile, dove ogni licenza è facile, dove esiste la regola del “liberi tutti”, si può costruire anche a due metri dal mare. L’edilizia selvaggia ha fatto scuola.
Già in passato fu criticato il permesso a costruire rilasciato per la realizzazione dell’attuale edificio che ospita l’Inps al lungomare. Oggi la storia si ripete.
Questa è la cifra dell’amministrazione di destracentro ciambotto che non ha alcun rispetto per l’ambiente, anche se l’ufficio propaganda cerca di mostrare il contrario. Ma i cittadini hanno occhi per vedere e testa per pensare.
Ecco quello che scrive a “Quindici” un lettore: «Pregiatissimo Direttore buongiorno.
Le scrivo per portare alla sua attenzione la prossima realizzazione di una palazzina nell'area che si trova di fronte alla piscina comunale, ovvero proprio alle spalle del distributore di carburante ENI con ingresso da via Giovinazzo.
Quanto realizzeranno su di un suolo che fino a pochi giorni fa era PUBBLICO mi sembra alquanto anomalo e tra l'altro i futuri inquilini si troveranno a respirare da una parte l'aria del mare e dall'altra quella delle esalazioni che fuoriescono dal citato distributore.
Ormai a Molfetta vai a dormire che hai uno spazio libero-pubblico e ti alzi al mattino con muri e recinzioni private.
Spero che qualcuno approfondisca bene anche questa situazione di facilissima edificazione soprattutto in aree in cui dovrebbero essere rispettate precise norme prima di concedere licenze per costruire.
Capisco che l'edilizia ha bisogno di ossigeno ma essere scellerati no, ci sono tante zone della periferia dove si potrebbe tranquillamente costruire. Grazie per l'attenzione, Cordialità.
Lettera firmata».
Quando toccherà all’area dell’ex Park Club, dove i proprietari da anni insistono per costruire nuovi appartamenti?
L’edilizia ha bisogno di ossigeno dice il nostro lettore, ma l’amministrazione comunale non ha un progetto, anzi sembra averne uno solo: cementificare quanto più è possibile. L’edilizia selvaggia, appunto. Una logica da anni Sessanta. Basta questo per capire quanto sia vecchia questa amministrazione, che si dichiara moderna a parole.
Molfetta sta tornando decine di anni indietro, ma non perché ci sia bisogno di ossigeno, come sostiene il lettore, perché il centro si sta svuotando e l’amministrazione comunale non fa nulla per impedirlo, anzi favorisce l’esodo nelle periferie, senza servizi e opere di urbanizzazione, quando potrebbe favorire il recupero dell’esistente.
La verità è un’altra: non c’è questa fame di case a Molfetta, considerando i numerosi appartamenti in vendita e invenduti. Ma l’obiettivo è costruire ancora di più per far crollare definitivamente i prezzi a Molfetta.
Anche il vecchio piano regolatore, che l’attuale amministrazione ciambotto, si ostina a voler portare avanti, era stato concepito per una città in crescita come numero di abitanti, mentre la realtà attuale ci mostra una città con una popolazione in forte diminuzione e con prospettive ancora in calo. Una città che invecchia e dalla quale i giovani scappano. Si costruisce per gli anziani? Da queste cose si valuta la capacità di amministrare di una giunta che si è sempre dichiarata di “esperti”.
E per distrarre i cittadini dai veri problemi della città, l’assessore cantiere perenne, apre nuovi cantieri in ogni angolo, mentre il sindaco parla di rinascimento.
Ma davvero questi politici pensano di trattare i cittadini da imbecilli? Le nuove generazioni rischiano di ereditare un territorio devastato e con tanti debiti da pagare.
In questo scenario, l’opposizione, ridotta al lumicino, non sembra avere la forza (o la voglia) di opporsi in modo efficace: quella di destra non esiste e non riesce ad andare oltre un malcelato risentimento verso gli ex amici “traditori” che hanno cambiato casacca per opportunismo politico; quella di sinistra, ancor più risicata, fa quello che può con qualche comunicato, non riuscendo più a mobilitare le masse come un tempo.
E, nel frattempo, la città muore di sporcizia e di inefficienza. E forse anche di indifferenza.
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