MOLFETTA – C.V.D., la polirematica dovrebbe essere nota ad un avvocato come il segretario del Pd. Piero de Nicolo. Come volevasi dimostrare, dicono gli avvocati e in questo caso, diciamo noi di “Quindici”, che dal primo momento non abbiamo creduto a ciò che veniva raccontato nelle conferenze stampa.
Siamo stati facili profeti, se avessimo la capacità di prevedere i numeri del lotto come prevediamo i fatti della politica, saremmo milionari. Ma prevedere questi scenari politici è molto più facile, soprattutto quando si conoscono i personaggi (e li conosciamo bene da 30 anni almeno, essendo, nostro malgrado, la memoria storica della città), le situazioni, i discorsi sibillini e soprattutto la voglia di rivalsa, il rancore covato per anni da alcuni soggetti condannati dall’elettorato, politicamente finiti, ma ancora abili nel gioco del teatrino della politica, che la gente ha ormai rifiutato, disertando le urne.
Ma a loro, del futuro della città interessa poco, prevale la sete di potere e di rivalsa personale, le trame, i trabocchetti, tutti i giochi della prima repubblica nei quali la Dc e il Psi erano abili, facendo cadere perfino i propri governi.
Sono questi giochi che la gente non accetta più, ma sono i giochi nei quali è ricaduto perfino il Pd, i suoi giovani e qualche altro reperto archeologico, spinti dalle lobby cittadine, tutti invidiosi della politica del cambiamento, della politica della schiena dritta e della politica del fare. Non si doveva permettere che una giovane ragazza, divenuta sindaco con un successo elettorale imprevisto, potesse cambiare le regole del gioco, anzi che potesse applicare le regole in una città che negli ultimi 10 anni, più sregolata di così non poteva essere, con un’illegalità diffusa, come le inchieste giudiziarie hanno confermato.
Questa premessa per introdurre l’ultimo atto di un copione già scritto, dal giorno della sconfitta elettorale del Pd a Molfetta (e in Italia): la crisi amministrativa della quale vi parleremo nei prossimi giorni e alla quale avremo modo di dedicare buona parte del prossimo numero della rivista mensile “Quindici” in edicola a metà mese, e l’editoriale, raccontando i retroscena e i personaggi di questo spettacolo miserabile della politica cittadina.
Ma dopo queste opinioni veniamo ai fatti di oggi: l’assessore denicoliano allo sport Tommaso Spadavecchia si è dimesso, aprendo di fatto la crisi amministrativa. Il Pd, in pratica, vuole far cadere la propria amministrazione di centrosinistra. Ne dà notizia con soddisfazione lo stesso segretario del Pd, Piero de Nicolo, oggi vero padrone del partito a Molfetta, con un documento del Partito Democratico:
«Il PD molfettese ritiene che debba, immediatamente, riprendere con speditezza e concretezza la attività di verifica politico-amministrativa già iniziata, su impulso del nostro Partito. In questa sede il PD non farà mancare il suo determinante contributo per il rilancio della attività amministrativa comunale.Come già da noi richiesto, nella “verifica” dovranno trovare adeguato spazio i temi della vivibilità e della fruizione di spazi comuni (dall’impiantistica sportiva alla gestione delle aree verdi), dell’igiene urbana, della sicurezza e del contrasto ai fenomeni di illegalità diffusa come l’abusivismo commerciale, delle politiche e degli spazi sportivi, turistici e culturali, della attivazione dei meccanismi di supporto a tutte le attività economiche e produttive, delle opere pubbliche, della trasparenza, della qualità della vita, delle scelte sul futuro del nostro Porto, del futuro urbanistico della città, del welfare e, non ultimo, delle scelte in materia di fiscalità comunale. Ciò premesso, riteniamo non condivisibile la determinazione del Sindaco di Molfetta, Paola Natalicchio, di non accettare la apertura di un confronto con il PD per verificare - dopo l’uscita dal Partito degli assessori Gadaleta ed Abbattista - il riequilibrio della presenza in Giunta del Partito stesso.In ragione della predetta determinazione, verificata la indisponibilità del Sindaco al dialogo su questo tema, il Partito Democratico molfettese ritiene opportuno non esprimere nessun componente nella Giunta Comunale e, in tal senso, invita l’assessore Tommaso Spadavecchia (cui va il nostro pieno apprezzamento e ringraziamento per la attività svolta) a rassegnare le dimissioni dalla carica ricoperta. Il PD continuerà nel suo determinante apporto al prosieguo della attività amministrativa cittadina, ove possibile, con più forte e determinata convinzione nel rispetto del Programma sul quale abbiamo chiesto il consenso alla Città e, in tal senso, chiede al Sindaco, Paola Natalicchio, di attivarsi affinchè venga prontamente convocato un “tavolo” di maggioranza per la ripresa della verifica politico-amministrativa interrotta alcuni giorni fa».
Il comunicato continua: «In ragione del predetto documento, nella mattinata odierna, il Segretario del PD Piero de Nicolo, il Capogruppo consiliare Giulio Germinario e l’assessore Tommaso Spadavecchia hanno illustrato al Sindaco Paola Natalicchio la posizione politica del PD molfettese come sintetizzata nel predetto documento del Direttivo. Successivamente, Tommaso Spadavecchia ha rassegnato le sue dimissioni dalla carica assessorile. Lunedì 6 luglio è convocata la Assemblea dei Democratici molfettesi per l’esame della situazione politica cittadina e la organizzazione della Conferenza Programmatica, indetta dal Direttivo, che il Partito Democratico terrà nei prossimi giorni. A seguire il Partito Democratico terrà una Conferenza Stampa per illustrare i temi e le modalità di svolgimento della Conferenza Programmatica attraverso la quale i Democratici molfettesi coinvolgeranno cittadini e associazioni sui temi della amministrazione, dei progetti e dei programmi che saranno il futuro riferimento della nostra attività politica e amministrativa».
Ancora chiacchiere del Pd per dire che la crisi è virtualmente aperta, perché il sindaco non ha ceduto le teste degli assessori Giovanni Abbattista e Rosalba Gadaleta e le poltrone ambite dei lavori pubblici, dell’urbanistica e del porto. E’ questo il vero motivo della verifica, come sanno i cittadini appena più attenti e meno condizionati da interessi di parte. Sotto la pressione degli ex Dc, ex tutto, Lillino Di Gioia e Annalisa Altomare, bocciati dalla città, novelli Lazzaro, alla ricerca della rivincita sul tempo e sulla storia.
Due gli scenari che ora potrebbero presentarsi: 1) dimissioni immediate del sindaco Paola Natalicchio, per evitare ulteriori stillicidi delle malelingue cittadine, sguinzagliate ad arte in tutti gli ambienti cittadini, per cancellare la primavera molfettese, dopo 10 anni di malgoverno del centrodestra e dell’ex sindaco Antonio Azzollini (anche lui oggi tradito dai suoi, vedi Saverio Tammacco & C., che sono arrivati a schierarsi perfino col centrosinistra di Emiliano).
2) Rinvio della crisi al consiglio comunale per l’approvazione del bilancio, in modo da lasciare al Pd la responsabilità di affossare la propria amministrazione di centrosinistra.
A questo è ridotta Molfetta, come la Firenze e l’Italia di Dante (strana coincidenza che sia un fiorentino a capo del governo), serva, fiacca e indolente, perfino nei suoi giovani politici, che non hanno dato buona prova di sé in questa occasione. Se non ci sarà uno scatto di orgoglio, come nei suoi tempi migliori, la città è destinata a tornare indietro e a restare ai margini del territorio, come è avvenuto per le lotte intestine della città metropolitana e delle elezioni regionali. Ma a qualcuno questo sta bene, come vi racconteremo in seguito, svelandovi tutti i retroscena: quello che gli altri non dicono.
© Riproduzione riservata