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Tre vetture bruciate in poche ore: a Molfetta questi incendi non fanno più notizia, sono all'ordine del giorno
22 marzo 2009

MOLFETTA - L'incendio di una vettura non fa più notizia a Molfetta: ormai sono all'ordine del giorno tra vandalismo e presunti avvertimenti da racket delle estorsioni. Sembra diventata una routine, una inquietante routine. Nelle ultime ore ne sono state bruciate 3, mentre non si riesce a frenare questa spirale che comincia a preoccupare i cittadini che rischiano di ritrovarsi la macchina incendiata per strada senza potersi difendere, rimettendoci centinaia di euro. Veniamo alla cronaca. Il primo atto di vandalismo è avvenuto nel primo pomeriggio di venerdì nella zona 167, in via Fremantle vicino la scuola elementare “Zagami” ai danni di una Fiat 600 appartenente ad una ragazza impiegata come commessa in un supermercato: viene rotto un finestrino, all'interno dell'automobile viene riversato del liquido infiammabile e poi viene appiccato il fuoco, per il divertimento dei balordi. Le fiamme vengono spente da volenterosi passanti, che anticipano il lavoro dei vigili del fuoco che arrivano a incendio già esaurito. L'altro episodio, poche ore più tardi, ha come scena l'ormai nota zona di piazza Paradiso nei pressi di Corso Fornari, dove una Volkswagen Polo prende fuoco nei pressi del parcheggio dell'istituto Apicella. A provocarlo, dice qualcuno, sarebbe stato un corto circuito (!?) e nell'incendio sarebbe stata coinvolta anche una Ford Fusion, della quale è stata danneggiata solo la parte anteriore. Infine il terzo episodio incendiario avvenuto nella notte fra sabato e domenica in via San Francesco d'Assisi, altra zona “calda, dove a prendere fuoco è stata una Nissan Micra. Anche questo incendio è stato spento dagli abitanti della zona prima dell'arrivo dei vigili del fuoco che sono arrivati quando le fiamme erano già state domate e avevano già fatto i loro danni. Atti di vandalismo, corto circuito o altro? L'interrogativo è legittimo, soprattutto in considerazione della zona in cui gli ultimi due episodi sono avvenuti, un'area che sembra divenuta zona franca per la microcriminalità. Ecco perché occorrerebbe una maggiore sorveglianza da parte delle forze dell'ordine che andrebbero rafforzate e anche da parte dei vigili urbani, la cui presenza in città si è ridotta ai minimi termini, come sottolineano anche molti cittadini nei commenti ai forum di “Quindici”. Il comandante Gadaleta dovrebbe predisporre un adeguato piano di intervento e ilo sindaco Azzollini non dovrebbe limitarsi ad esprimere preoccupazioni verbali, ma impegnarsi seriamente a garantire un maggiore rispetto delle regole e un ripristino della legalità nelle zone a rischio. E' quello che chiedono tutti i cittadini che vogliono sentirsi tranquilli quando lasciano le vetture per strada, soprattutto coloro che non hanno la disponibilità economica per permettersi di parcheggiare la propria vettura in qualche garage (tra l'altro, ce ne sono pochi, perché da sempre in questa città si è consentito ai costruttori di utilizzare i garage condominiali come propria fonte di reddito attraverso la vendita o la locazione separata da quella dell'immobile).
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NON E' UN'OPINIONE... --->> RACKET... ...è il termine di origine inglese che indica attività criminose finalizzate a controllare determinati settori delle attività economiche e commerciali, estorcendo denaro con l'intimidazione e punendo materialmente chi si rifiuta di sottostare a questo sistema... ...esistono diverse forme di racket: della prostituzione, del gioco d'azzardo, dell'immigrazione clandestina ecc... ...la più comune e conosciuta è quella della "PROTEZIONE", dove criminali vengono pagati per protezione da crimini spesso commessi dai fuorilegge in questione... ...il relativo giro di affari annuo in Italia è stimato in 10 milardi di Euro, con 160.000 esercizi commerciali coinvolti; al 95 % tale forma di racket è gestita dalla criminalità organizzata... ...prima te lo fanno capire e poi, se serve, te lo dicono apertamente: per continuare a lavorare hai bisogno di "protezione", e per averla devi pagare... solo così i tuoi clienti non fuggiranno e la sicurezza, tua, della tua famiglia e della tua attività, non correrà pericoli... ...aggiungono che, in fondo, il "pizzo" che ti chiedono è poca cosa rispetto al danno, non solo economico, che altrimenti potresti subire: la ribellione può costare cara... e poi, concludono, ribellarsi significa "mettersi da soli" contro certe richieste, mentre quelli che le hanno accettate ora vivono "tranquilli"... ...sono forti e chiari i messaggi del racket, per questo il "pizzo", il racket, l'estorsione è un fenomeno molto diffuso, specie in alcune aree del Paese, e tuttavia, quei messaggi sono falsi, dannosi per te e pericolosi per la collettività... ...falsi, o meglio frutto di una mistificazione, perché chi si presenta ad offrire "protezione", in realtà è l'artefice di quella violenza dalla quale dice di volerti difendere... ...dannosi per chi li subisce in prima persona: chi accetta di pagare il pizzo non conquista la tranquillità, ma imbocca una strada che può portarlo alla fine di ogni libertà, non solo imprenditoriale... ...pericolosi per la comunità: chi gestisce il racket, quasi sempre la criminalità organizzata, se ne serve per penetrare il tessuto produttivo e piegarlo alle proprie attività illegali, minando le basi di un corretto sviluppo economico e civile... ...A MOLFETTA IL CRIMINE ORGANIZZATO CON TUTTE LE SUE ABERRAZIONI C'E'!!! ...E NON E' UN'OPINIONE!


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