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Tommaso davanti a un bivio CORSIVI
15 ottobre 2005

“Tommaso ha dimenticato la sua origine, ha dimenticato da dove viene, come è diventato sindaco e grazie a chi. E questo è stato l'inizio della fine di questa esperienza amministrativa”. E' nei dialoghi più privati, nelle conversazioni riservate tra esponenti di maggioranza che si può percepire fino in fondo il grado di disfacimento della coalizione di centrodestra che amministra (o ha amministrato, questo è ancora da capire) la città. Il livello di sfiducia che gli uomini fino a ieri più vicini al primo cittadino, oggi nutrono nei suoi confronti. Perché a sentire voci autorevoli che provengono dalla stessa coalizione di governo locale, i rapporti politici e personali all'interno della compagine amministrativa non sono logori, semplicemente non ci sono più. “La tracotanza di Forza Italia è diventata insostenibile – continuano a ripetere autorevoli dirigenti di alcune forze politiche di maggioranza – non si può più accettare questo atteggiamento. Il sen. Azzollini ha sempre cercato di affermare la sua egemonia nella coalizione, facendo valere la forza dei numeri, ma ora le cose sono cambiate e non se ne può davvero più di questo atteggiamento. Noi non siamo i servi sciocchi di nessuno”. E così una componente rilevante della coalizione che ha sostenuto Tommaso Minervini in questi anni, quella composta dall'asse “Nuovo Psi” – “Molfetta che Vogliamo”, che gravita attorno alla figura centrale di Franco Visaggio, ha detto al sindaco, senza troppi giri di parole ma, con franchezza e lealtà: “O con noi o con il sen. Azzollini”. Non occorre dimenticare, infatti, che Franco Visaggio, eletto in consiglio regionale nel “Nuovo Psi” a sostegno dell'ex governatore Raffaele Fitto, è oggi il capogruppo della federazione dei socialisti che sostengono il presidente Nichi Vendola, ed ha avviato in Puglia, perseguendolo con convinzione, il processo di riunificazione di tutta l'area che fa riferimento al vecchio “garofano rosso” nell'ambito del centrosinistra. Con la Casa delle Libertà ha rotto, a Bari come a Molfetta. Ed ecco il bivio davanti a cui si trova oggi il sindaco: da una parte c'è la possibilità di riappropriarsi della sua storia di socialista, di uomo di sinistra (“Tommaso è sempre stato un uomo di sinistra e ha continuato ad esserlo in questi anni di amministrazione di centrodestra. All'interno del Psi era nella corrente della sinistra lombardiana, e nessuno può dimenticare la sua formazione politica” ricorda in confidenza un consigliere della minoranza), e dall'altra c'è la tranquillità che potrebbe garantirgli la “Casa delle Libertà”, l'appoggio del sen. Azzollini e dell'on. Amoruso che, però, questa volta non gli consentirebbero più nessun cedimento ad improbabili progetti civici: Tommaso Minervini, se accettasse la candidatura a sindaco per il Polo, diventerebbe chiaramente un uomo di destra, il candidato sindaco della destra. Su questo i due parlamentari locali non intendono discutere. “E' una scelta difficile – racconta chi gli ha parlato – ma è in questi momenti che, chi ce l'ha, deve dimostrare coraggio”. Già perché di coraggio, a Tommaso Minervini, ne servirebbe parecchio. Se dovesse rompere con il centrodestra e seguire il “Nuovo Psi” in questa avventura, infatti, non troverebbe certo ospitalità all'interno dell'Unione che di Tommaso Minervini candidato sindaco di tutta la coalizione non vuole neanche sentire parlare. No, Tommaso Minervini sarebbe il candidato sindaco di un terzo polo composto dal “Nuovo Psi”, dal Movimento “Molfetta che Vogliamo” e da qualche altra forza politica che lo ha sostenuto in questi anni. Una coalizione che, al momento, gli garantirebbe pochissime possibilità di essere rieletto. Ed invece è proprio questo che vorrebbe Tommaso, essere rieletto e prendersi una nuova rivincita proprio su quella sinistra dalla quale si è sentito di fatto espulso nel 1999. “Lui continua a ripetere che è stato il miglior sindaco che la Città abbia mai avuto, no? Ed allora se è davvero così – racconta chi sta cercando di convincerlo – lo dimostri in campagna elettorale. Che paura ha? I cittadini gli riconosceranno i suoi grandi meriti e lo premieranno. Noi gli saremo sempre lealmente accanto”. Facile a dirsi. Poi Tommaso si fa due conti e vede che questo ipotetico terzo polo raggiungerebbe al massimo sette/ottomila voti, troppo pochi per aspirare ad arrivare anche ad un ipotetico ballottaggio. Il centrodestra, invece, gli darebbe più garanzie almeno per potersi giocare la partita ad armi pari con un centrosinistra molto più agguerrito rispetto al 2001. “Ed allora, se è così, prenda pure la sua strada – avvertono alcuni dei suoi potenziali compagni – ma certo non potrà dire che a tradirlo siamo stati noi. Noi gli offriamo l'opportunità di tornare a parlare di politica, ma se non la vuole cogliere…”. Un uomo solo, questo appare oggi Tommaso Minervini, lacerato da un lato dalla tentazione di continuare ad essere un sindaco di destra e, dall'altro, dal desiderio di essere percepito per quello che (a torto o a ragione) si è sempre sentito dentro: un uomo di sinistra. Giulio Calvani giulio.calvani@quindici-molfetta.it
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