The Big One, Azzollini attaccato alle poltrona. Sindaco o senatore?
Non per il bene di Molfetta Gli sarà andato di traverso il cucchiaino delle nutella, oppure avrà avuto un’improvvisa fitta allo stomaco (gli “esiti” alla libera immaginazione), al primo lancio “senza paracadute” dell’agenzia “ANS(I)A” sulla sentenza n.277 della Corte Costituzionale. Decidendo sul caso Stancanelli, senatore del Pdl e sindaco di Catania, la Corte ha dichiarato incostituzionale la Legge n.60/53, nella parte che non prevede l’incompatibilità tra la carica di parlamentare e quella di sindaco di un comune con più di 20mila abitanti (artt. 1,2,3,4). Al sindaco senatore Antonio Azzollini, presidente anche della V Commissione Bilancio, al Big One della politica rupestre, questa sentenza rovina il minestrone politico. Gli toccherà ora scegliere (cosa alla quale non è abituato, lui sa solo imporre), tra la carica di sindaco e quella di senatore. E ora, che succede? Per il bene di Molfetta avrebbe dovuto decidere subito, come hanno fatto altri suoi colleghi, invece di ristagnare in attesa delle decisioni del premier e del Parlamento, che dovrà comunque pronunciarsi sulla faccenda. Infatti, come tutti gli esponenti del Pdl, il sen. Azzollini non conosce la parola “dimissioni” e, quindi, dovrà essere il Senato a dichiarare la sua decadenza. Resisterà fino all’ultimo minuto, fino all’ultimo istante, per non precludersi nessuna possibilità, né più né meno di quello che sta facendo il “pornoduce”, che di questo passo sarà a breve traslato sul “Gran Sesso”, su una montagna fatta a forma di “zizzella”, perché lui è il duce del Bunga Bunga (a differenza di quell’altro, il duce del fascismo che fu portato sul Gran Sasso a Campo Imperatore). Davvero Azzollini si piegherà alla Corte Costituzionale, lui che ha fatto ricorso al Ministero dell’Interno per i tagli al Comune di Molfetta? “One Nutell-Man Show”, lo “Scilipoti delle Puglie”, darà spettacolo come il solito con una delle sue solite sfuriate, o metterà, almeno una volta nella sua vita “la testa a posto”? “Porto e Nutella”, questo il suo verbo politico. Come farà ora che il porto non è stato ultimato sotto il suo “dominio”? Sta temporeggiando, forse nella speranza che si sciolgano le Camere e a quel punto potrebbe anche non essere convocata la commissione sulle incompatibilità. Si terrebbe ancora per parecchi mesi i tre incarichi. Tenersi tre piccioni con una fava? Sì certo, ma qual è la fava? Non ci sono dubbi: Silvio Berlusconi. Magari si tiene pure l’immunità parlamentare ancora per qualche mese (non si sa mai con queste “toghe rosse”), mettendo al suo posto un Medvedev della situazione, il “manichino telecomandato”, “il lampadario” della situazione che può accendere e spegnere a suo piacimento anche con una scorreggia. Azzollini deve decidere, che lo voglia o no, nonostante non sia abituato a questo tipo di decisioni, sempre che non voglia “sfondare il portone della Consulta”, come ha fatto con quello del carcere di Trani, quando “le terribili toghe rosse” hanno rinchiuso “il laterizio d’oro”. Sta tentando di restare al governo della città per qualche altro mese ancora, non candidandosi, “gestendo” in “posizione dominante” la campagna elettorale, magari non dimettendosi da senatore. Il porto non può essere lasciato nelle mani di altri. Ma non sarà che dentro qualche armadio sul o del porto ci sia qualche scheletro? Interessante prospettiva, da verificare in caso di auspicabile rapido “accoppamento” elettorale, sinistra permettendo, se si sveglia dal letargo.