Recupero Password
Tessere fantasma del Pd di Molfetta, svelato il giallo: le dichiarazioni di De Nicolo e lo strano silenzio di Michele Emiliano. Denunce e polemiche, ma lo scandalo e il giallo continuano. Paola Natalicchio plaude al coraggio del segretario Di Gioia
07 marzo 2017

MOLFETTA – Lo scandalo delle tessere fantasma nel Pd di Molfetta continua a tenere banco e sta già esplodendo a livello nazionale. Il giallo del misterioso personaggio che, secondo il segretario dimissionario Antonio Di Gioia avrebbe aggiunto circa 300 tessere (286 per la precisione), senza averne facoltà, sembra finalmente risolto. Avevamo perfino ipotizzato l’intervento di un hacker, tanto ci sembrava incredibile un’operazione di questo genere.
Ora è lo stesso ex segretario Piero de Nicolo a svelare il giallo e a raccontare la sua verità, sostenendo come l’operazione inserimento delle centinaia di tessere sia perfettamente regolare e sia stata da lui stesso operata prima della chiusura del tesseramento con il suo computer e addirittura d’intesa e alla presenza dello stesso Di Gioia. Risolto un giallo, se ne apre un altro. Chi ha ragione? Il segretario o l’ex segretario? Come mai De Nicolo aveva ancora la password per accedere al sistema? E’ un’anomalia alla quale dovrà rispondere la segreteria provinciale Pd che ha consentito questa doppia possibilità, provocando l’equivoco delle tessere. Regole e trasparenza avrebbero dovuto consigliare l’uso della password solo al segretario in carica e non anche all’ex, magari modificandola. Su queste cose banali continua a scivolare il Pd col rischio di perdere ancora elettori, attraverso un suicidio politico senza precedenti.

Certamente la situazione è complicata e, mentre si attende la nomina del commissario della sezione di Molfetta da parte della segreteria provinciale, notoriamente vicina alle posizioni di De Nicolo, con quell’Ubaldo Pagano che non ha fatto nulla per evitare la caduta dell’amministrazione di centrosinistra di Paola Natalicchio, c’è sempre chi continua a creare confusione, dettando a media amici (e legati al centrodestra) pronti a fare da utili amanuensi, le solite sibilline informazioni ricevute da “esponenti di primissimo piano del Pd locale” che avrebbero smentito le eventuali irregolarità. Ci si chiese se, forse, non dovrebbe essere commissariata anche la segreteria provinciale che ha contribuito a distruggere il partito a Molfetta, vanificando perfino l’intervento del vice segretario nazionale Debora Serracchiani, che risolse la prima crisi della giunta di centrosinistra.

Altri dirigenti, come Pietro Capurso, intanto confermano la volontà di denunciare l’anomalia del tesseramento alle autorità provinciali, regionali e nazionali del partito. «Qualcuno ricorderà che durante la fase del tesseramento coincidente con le primarie del PD del 2012 – dice Capurso - ebbi un violento diverbio col rappresentante della federazione provinciale perché vedevo tesserarsi persone che, fino ad allora, erano in maniera manifesta di destra. Allora, almeno, queste persone ebbero il buon senso di venire in via Margherita per tesserarsi e versare la quota. Adesso, stante la denuncia del segretario del circolo di Molfetta, Antonio di Gioia, circa 300 tessere sono solo virtuali. Poiché la password per immettere i nominativi degli iscritti è in possesso del solo segretario, qualcuno, forse, avrà dimenticato di rimettere la vecchia password. Naturalmente, da iscritto del PD (con ricevuta di pagamento) sarò in prima linea a denunciare il fatto sia alla federazione che al nazionale». Pietro Capurso pubblica anche una vignetta (ironicamente modificata) di Staino sulle tessere del Pd (foto).

Insomma, tempi duri per De Nicolo. Questa vicenda si inserisce nella lotta interna al Pd fra i sostenitori di Matteo Renzi (il gruppo che fa capo al segretario Di Gioia) e quelli di Michele Emiliano (l’area di Piero de Nicolo). Ci si chiede, cosa farà ora Emiliano di fronte a questo pasticcio delle tessere? Come si spiega questo suo silenzio?

Lo scontro in atto è dovuto anche alle diverse posizioni del Pd: il gruppo che fa capo a De Nicolo vuole fare coalizione con le liste civiche di centrodestra (e non di centrosinistra come ingenuamente ritiene Pasquale Mancini, ancora alla ricerca di una collocazione con le sue Officine), il cosiddetto “ciambotto” tammacchiano che muove il candidato sindaco Tommaso Minervini, il gruppo che fa riferimento ad Annalisa Altomare e Lillino Di Gioia pronto ad allearsi con il centrodestra di Forza Italia del sen. Antonio Azzollini e del suo “scudiero” Pino Amato dell’Udc e infine il gruppo del segretario dimissionario Antonio Di Gioia, al quale va riconosciuto il merito e il coraggio di aver denunciato queste presunte irregolarità nel tesseramento, che punta a ricostruire l’alleanza con i partiti del centrosinistra vincenti alle amministrative del 2013 che elessero Paola Natalicchio.

Ma anche la stessa Paola Natalicchio interviene in questo dibattito: «Nel Pd di Molfetta esiste da anni una anomalia che nessuno ha mai avuto il coraggio, fino ad oggi, di denunciare. Un numero di tessere altissimo, un vero e proprio "pacchetto" di tesseramenti non riconducibile a militanti attivi, interessati e politicamente coinvolti nel progetto. Non parliamo di decine di tessere, ma di centinaia. Trecento, circa: tessere tutte da verificare. Nessuno ha mai sollevato questa anomalia prima di Antonio Di Gioia e Giuseppe Percoco, fino a poche ore fa segretario e vicesegretario del circolo cittadino. Adesso, però, la bolla è esplosa. A livello nazionale si parla di "caso Molfetta". Un Pd "dopato" nei numeri, spaccato sulla linea politica, con quattro candidature a sindaco e una buona parte del partito che vuole unirsi a una compagine trasformista, con pezzi di centrodestra in pancia, per il futuro governo della città. Leggo queste cronache e penso al mio mandato da sindaco.
Penso a quando nel luglio 2015 mi sono dimessa la prima volta perché' il Pd cittadino ha iniziato a togliere l'appoggio all'amministrazione che aveva contribuito ad eleggere: un assessore dimissionario, dimissionaria la presidente della commissione urbanistica, forti condizionamenti e richiesta di rimpasto di giunta, espulsioni annunciate a tutto il gruppo di Guglielmo Minervini. Allora chiamai a Molfetta Debora Serracchiani e le chiesi aiuto, non di nascosto ma pubblicamente. Per una situazione di assoluta instabilità politica legata a un partito diviso, critico sulla linea del programma amministrativo e sleale. Qualcuno mi disse che tentai di "commissariare" il partito. Più semplicemente, quel che feci fu sollevare un caso. Il caso di un partito con una comunità vivace, attiva, giovani capaci, energie positive che era letteralmente ostaggio di logiche ben poco democratiche.
"Con questa classe dirigente non possiamo andare avanti", dissi nel 2015, e senza l'intervento di Debora Serracchiani l'amministrazione sarebbe probabilmente già caduta allora. Decidemmo di dare fiducia al Pd e di andare avanti, per poi ritrovarci un anno dopo a vedere pezzi di centrodestra entrare nel Pd locale e perdere, dai banchi del Pd, i numeri in consiglio comunale per continuare a governare serenamente la città.
L'ho detto e l'ho ripetuto: la situazione del Pd a Molfetta è inagibile. E non lo dico perché' sono oggi impegnata nella costruzione di un altro partito, Sinistra Italiana. Lo dico da persona che ha sempre creduto nel centrosinistra unito, che ha sempre rispettato la forza maggioritaria del Partito Democratico e collaborato con forza con i suoi amministratori, dialogato sempre con il popolo democratico nel periodo della mia sindacatura.
Antonio Di Gioia, in queste ore, ha avuto coraggio. Ha fatto l'unico gesto che può spingere il tasto "reset" sul Partito Democratico di Molfetta e restituire dignità e credibilità alla sua forza politica. La sua denuncia in assemblea deve diventare patrimonio del dibattito pubblico cittadino. E deve andare fino in fondo. Lo dico con chiarezza: a Roma molte sedi Pd sono state commissariate e alcune chiuse per le stesse ragioni sollevate a Molfetta. Serve che si faccia chiarezza su quanto accaduto che non riguarda solo un partito, ma - come abbiamo visto negli ultimi tre anni - la stabilità di un'intera area politica».

SUL PROSSIMO NUMERO DELLA RIVISTA MENSILE “QUINDICI”, IN EDICOLA IL 15 MARZO, RETROSCENA E RIVELAZIONI SULLO SCANDALO DEL PD E SUL CAOS DELLA POLITICA LOCALE IN VISTA DELLE AMMINISTRATIVE DI GIUGNO.

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