Teologia della liberazione
La teologia della liberazione spesso abbreviata con TdL è una riflessione teologica iniziata in America latina con la riunione del Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM) di Medellin ( Colombia) del 1968, dopo il Concilio Vaticano II, che tende a porre in evidenza i valori di emancipazione sociale e politica presenti nel messaggio cristiano. Tra i protagonisti di questa corrente di pensiero vi furono i sacerdoti Gustavo Gutiérrez (peruviano), Hélder Camara e Leonard Boff (brasiliani). Il termine venne coniato dallo stesso Gutiérrez nel 1973 con la pubblicazione del libro Teologia della liberazione. I contenuti della Teologia della liberazione sono a volte entrati in contrasto con quelli della Santa Sede che adottò misure disciplinari nei confronti di alcuni esponenti. Il contesto storico in cui nacque e si affermò la Teologia della liberazione è quello del diffondersi delle dittature militari e dei regimi repressivi che determinarono lo sviluppo dell’impegno di alcuni teologi nell’elaborare proposte sempre più radicali per far fronte all’aggravarsi della crisi politica e sociale latinoamericana. Durante la CELAM del 1968 i rappresentanti della gerarchia ecclesiastica sudamericana presero posizione in favore delle popolazioni più diseredate e delle loro lotte, pronunciandosi per una chiesa popolare e socialmente attiva. Iniziarono ad avere notevole diffusione in tutti i paesi le comunità ecclesiali di base, nuclei ecumenici impegnati a vivere e diffondere una fede attivamente partecipativa dei problemi della società: in Brasile ne nacquero circa 100.000, grazie anche al cardinale di San Paolo Evaristo Arns e al vescovo Hélder Camara; in Nicaragua numerosi cattolici, sacerdoti e laici, presero parte alla lotta armata contro la dittatura di Somoza e in seguito diversi sacerdoti, come Ernesto Cardenal e Miguel D’Escoto entrarono a far parte del governo sandinista. Durante la terza riunione della CELAM del 1979 a Puebla in Messico furono riaffermati e sviluppati i principi di Medellin, ma si evidenziò l’emergere di una forte opposizione da parte di settori conservatori della gerarchia ecclesiastica alle tesi della Teologia della liberazione, che andò rafforzandosi negli anni ottanta con il papato di Giovanni Paolo II in cui gli ideologi ed i protagonisti della Teologia della liberazione furono progressivamente allontanati dai vertici della gerarchia, come avvenne per Leonardo Boff che subì diversi processi ecclesiastici per poi abbandonare, nel 1992, l’ordine francescano. Le reazioni della Santa Sede ai principi della Teologia della liberazione furono drastiche fin dall’inizio; in uno dei suoi primi viaggi in Messico, nel Gennaio del 1979, papa Giovanni Paolo II dichiarò che “ la concezione di Cristo come politico e rivoluzionario, come il sovversivo di Nazaret, non era coerente con il messaggio evangelico.” Lo stesso papa sollecitò dalla Congregazione per la dottrina della fede, presieduta dal cardinale Joseph Ratzinger due studi sulla Teologia della liberazione: Libertatis Nuntius (1984) e Libertatis Conscientia (1986), in entrambi, si considerava in sostanza che nonostante la vicinanza della Chiesa cattolica ai poveri, la tendenza della Teologia della liberazione ad accettare postulati marxisti e di altre ideologie politiche non era compatibile con la dottrina sociale della Chiesa cattolica, specialmente nell’assunto in cui quella teologia sosteneva che la redenzione fosse ottenibile attraverso un compromesso con le esigenze di riscatto sociale dei poveri. Tali giudizi fortemente critici e la forte pressione dei settori conservatori della Chiesa, come l’Opus Dei, spinsero verso la negazione di un appoggio della Santa Sede richiesto da monsignor Oscar Romeo, anche se poi lo stesso papa Giovanni Paolo II ha riconosciuto, in una lettera alla Conferenza episcopale brasiliana, che la Teologia della liberazione ha avuto un ruolo << buono, utile e necessario>> per la difesa dei poveri. Egli stesso assume, nel suo magistero sociale, come nella Centesimus annus, la tematica della liberazione come compito della Chiesa del nostro tempo. Inoltre nel documento L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa, pubblicato dalla Pontificia Commissione biblica nel 1993, l’approccio ermeneutico della Teologia della liberazione nella lettura delle Sacre Scritture e ogni approccio contestuale come quello femminista ad esempio, viene riconosciuto importante per una comprensione più adeguata del Vangelo.