BARI - Andrà in scena in prima nazionale al Teatro Piccinni (Abeliano, Kismet, Kursaal) dal 18 al 22 ottobre a cura di Leart' - CRT Centro di Ricerca per il Teatro lo spettacolo “Casa di bambola (L'altra Nora)” di Henrik Ibsen con Lunetta Savino (foto), Paolo Bessegato, Ruggero Dondi, Salvatore Lanolina, Carlina Torta (Drammaturgia e regia: Leo Muscato; scene e costumi: Lella Diaz; disegno luci: Alessandro Verazzi).
NOTE DI REGIA
La messinscena di “Casa di bambola / L'altra Nora” rappresenta la seconda tappa del progetto ri-scritture, già iniziato con “Romeo & Giulietta / Nati sotto contraria stella”.
Anche questa volta ci limitiamo a raccontare una storia vecchia, che già tutti conoscono, una metafora di vita che ci consente di dire: “La vita è così”.
Non che si possegga qualche verità: non sappiamo come sia la vita, né cosa ci aspetti. Ma crediamo a quel funambolo che dice “La vita è stare sul filo. Tutto il resto è attesa”.
Forse per questo ci piacciono le storie di vite in bilico. Forse per questo, nel raccontarle, andiamo alla continua ricerca di disequilibri, limitazioni.
Ci sono vitali, le limitazioni; ci mettono nella condizione di creare dei mondi piccoli piccoli, fatti solo di ciò che conta. È per questo che continuiamo a porre e porci domande. Molte non trovano risposte; altre ne contengono tante, a volte troppo semplici, altre volte notevolmente complesse.
Fin quando il numero delle domande che ci porremo sarà superiore al numero di risposte che saremo in grado di darci, ci sentiremo legittimati a dire: “La vita è così”.
LE BASI DEL PROGETTO
Nell'affrontare lo studio verso “Casa di bambola”, ci siamo resi conto che la maggior parte delle cose che pensavamo di sapere dell'opera, di Ibsen, e di tutto il cosiddetto Teatro Borghese, erano profondamente sbagliate. Perché sbagliato era l'approccio con cui ci avvicinavamo. La forza dirompente che Ibsen ebbe sugli spettatori dell'epoca fu molto più dissacratoria di quanto lo siano stati, una quindicina di anni, fa Sarah Kane o Lars Von Trier.
I contenuti e la nuova forma del testo scandalizzarono gli intellettuali di mezza Europa, suscitando dibattiti al confronto dei quali, Il Codice da Vinci di Dan Brown sarebbe passato inosservato.
Prima di “Casa di bambola”, Ibsen aveva scritto numerose opere di carattere nazionale. Erano storie ambientate in mondi fantastici, scritte in versi e musiche che valorizzavano le radici nordiche; attingevano alle saghe vichinghe, alle cronache, alle leggende e al folklore medievale. Soddisfavano le aspettative del pubblico, ma alimentavano anche le perplessità dei critici (all'epoca erano critici letterari e non teatrali). Non gli furono mai risparmiati dei giudizi negativi.
Nel novembre del 1867, in seguito alla pubblicazione del Peer Gynt, un critico molto autorevole scrisse una recensione che, pur riconoscendo i meriti dell'opera, ne negava il valore poetico. Ibsen rimase indignato. Scrisse una lettera che oggi suona come una dichiarazione di poetica, come giro di boa della sua produttività, la svolta verso una nuova tematica, immersa nella dimensione borghese e contemporanea: “Comunque sono felice dell'ingiustizia che mi è stata fatta; penso sia un segno perché le mie forze aumentano per lo sdegno. Si vuol la guerra, e sia! Se non sono un poeta, non ho niente da perdere. Vorrà dire che d'ora in poi farò il fotografo. Prenderò “i miei contemporanei” e li porterò lassù [in palcoscenico] ad uno ad uno, personaggio per personaggio. E non risparmierò nessuno, né il bimbo nel grembo della madre, né il pensiero o l'intenzione dietro le parole di nessuna anima umana, che meriti l'onore di essere considerata”.
Una lettera che sembra un manifesto per la nascita del teatro borghese moderno. Ma la maturazione di questa “nuova maniera” richiedeva del tempo. E lui se lo prese. Portò a compimento il suo proposito soltanto dodici anni dopo, quando scrisse Casa di bambola.
Ambientò la vicenda nel suo mondo contemporaneo. I personaggi rappresentati in palcoscenico erano membri della piccola borghesia, quindi appartenenti allo stesso stato sociale degli spettatori seduti in platea. Solo che qui, i protagonisti non erano né eroi, né eroine. Né buoni, né cattivi. Né belli, né brutti. Solo uomini e donne immersi nelle proprie miserie quotidiane, centrati sulle loro necessità e frustrazioni; ma sempre attenti ad apparire migliori di quelli che si era, cercando di omologarsi ai dettami che “la società” imponeva. L'opera scandalizzò enormemente: per la prima volta la famiglia veniva presentata come un inferno domestico; e la religione, come un palliativo per gli stupidi. Tutte le sovrastrutture venivano abbattute e la borghesia veniva messa a nudo, costretta a giustificarsi, a esporsi.
L'INTENTO DEL PROGETTO
La messa in scena che qui si propone, intende salvaguardare il “rapporto di vicinanza” fra i protagonisti della storia e coloro che la guardano. È per questo che la vicenda è ambientata nella nostra contemporaneità. Il linguaggio è epurato da ogni stilema ottocentesco e dal testo sono stati eliminati tutti i riferimenti spazio temporali che potevano rimandare ad un tempo e un luogo più o meno remoti. Lo spettatore si ritroverà proiettato in un inferno domestico vicino alla nostra cronaca quotidiana. Per il resto, la storia di Ibsen rimane immutata.
L'ALTRA NORA (QUELLA VERA)
C'è un altro aspetto che intendiamo salvaguardare, molto più importante, e non riusciamo a capire come - fino ad oggi - sia stato sottovalutato, o addirittura ignorato!
Il personaggio di Nora Helmer, penetrato così in profondità nell'immaginario collettivo, è stato ricalcato in maniera piuttosto decisa, su una donna veramente esistita. Si chiamava Laura Petersen, norvegese, letterata di qualche fama che Ibsen incontrò diverse volte.
I due ebbero un rapporto epistolare dal quale si evince una certa infatuazione, dell'ormai maturo scrittore, verso quella donna giovane e attraente, che lo adulava con i suoi scritti. Lui la chiamava « la mia allodola » perché era un po' “svolazzante”, “pazzerella”. Aveva la tendenza a fare degli acquisti un po' improvvidi, e senza l'autorizzazione del marito. Per questo, spesso, chiedeva dei soldi in prestito che poi non era in grado di restituire. Quando suo marito si ammalò di tubercolosi, lei, per portarlo in paesi dal clima salubre, contrasse - a sua insaputa - un ingente debito con la garanzia di un amico. Due anni dopo, un ingiustificato acquisto di mobilio, la portò a falsificare la firma su un assegno, che però non fu mai incassato perché la Banca non lo accettò. Scoppiò uno scandalo: la donna, conosciuta in tutta la Norvegia, ebbe un crollo nervoso e cominciò a manifestare segni evidenti di squilibrio. Suo marito, uomo difficile e con un'attitudine nevrotica per tutto ciò che riguardava il denaro, prima la fece rinchiudere in manicomio per un po', poi chiese la separazione, con l'intento di toglierle i bambini. « Noi donne siamo trattate assai peggio delle bestie, le cui femmine possono almeno tenere i propri piccoli! », commentò Laura, che solo in seguito riuscì a ricomporre il suo triste legame coniugale, ma s'immagina benissimo a quale prezzo.
LA CHIAVE DI LETTURA
Pochi mesi dopo, Ibsen - senza farsi tanti scrupoli - scrisse CASA DI BAMBOLA e la fece rappresentare quando ancora lo scandalo era argomento di conversazione quotidiana nei salotti borghesi. A volte, l'arte deve passare per certe crudeltà, se queste sono a favore dell'uomo!
Il personaggio di Nora ha una personalità complessa, dalle tante sfaccettature. Una di queste - quella che ci sembra più importante - è stata pressoché ignorata, sia dalla critica, che dalle varie letture che sono state date all'opera: il suo continuo, repentino cambiamento d'umore e le reazioni che questo suscita in chi gli sta vicino. Nora infatti alterna con una certa ciclicità, momenti di sconforto in cui pensa al suicidio, a momenti di eccessivo ottimismo in cui mostra grande stima di sé, espansività, desiderio inusitato di seduzione, eccitamento intellettuale e artistico, e soprattutto un'iperattività confusa che mette a dura prova la pazienza di chi gli sta attorno. Spesso è logorroica, esaltata da quello che dice. Pensa velocemente, e tutto le appare semplice e comprensibile, fino al punto di sottovalutare la realtà e irritarsi con chi la contraddice. Nelle scene iniziali, i suoi atteggiamenti provocano una serie di situazioni imbarazzanti, paradossali e cariche d'ironia, che questa messinscena intende rilevare.
Costruendo il personaggio di Nora, Ibsen ha tracciato delle linee comportamentali del tutto simili, alla sintomatologia di una malattia mentale che sarebbe stata scoperta soltanto cinquant'anni dopo: il Disturbo Bipolare.
È una malattia diffusissima, ma difficile da diagnosticare, perché sovente “l'eccitazione” viene scambiata per un tratto espansivo del carattere. Proprio per questo, molti ne soffrono per anni (anche decenni) senza essere curati adeguatamente. Il principale campanello d'allarme per la diagnosi di questa patologia, è la tendenza a spendere molti soldi. Proprio come Nora.
Chi è affetto da questo disturbo, non sa regolarsi: fa delle spese folli, regala denari, s'indebita fino al collo; e poi lascia che siano i familiari a doversi fare carico delle conseguenze.
Esattamente come fa Nora. Esattamente come aveva fatto Laura Petersen.
Lo spettacolo, concepito corale in ogni suo aspetto, intende parificare l'importanza di ogni singolo personaggio. È per questo che i cinque testimoni del mutamento di Nora sono concepiti tutti come PROTAGONISTI:
NORA (45 anni), non vive in un bel palazzo e non è servita da una cameriera. Non più giovanissima, ma ancora piacente, ha un forte ascendente sugli uomini. Probabilmente la sensualità è dovuta anche ad una strana schizofrenia comportamentale, un po' sopra le righe, che le fa cambiare personalità ogni volta che si trova a parlare con qualcuno di diverso. Logorroica e centrata su se stessa, non risparmia civetterie con un anziano amico di famiglia. Ma nessuno sa mai se fa sul serio o si prende gioco degli altri. Quand'è sola però, sembra un'altra persona: sprofonda in un mutismo ingiustificato, ma anche tormentato dall'interno. Subito dopo, inopinatamente, parla di suicidio.
Sembra un'altra persona: da un po' di tempo ha cominciato a fare delle spese folli assolutamente ingiustificate. E la condizione economica in cui si trova non lo permetterebbe affatto. Anzi! Suo marito fino a pochi giorni fa correva il rischio di essere licenziato.
IL MARITO (50 anni), è fortemente attratto dalla moglie; ma anche consapevole delle sue “stranezze”. Non solo le subisce, ma le nasconde alla vista degli altri. Ogni volta che torna a casa da lavoro, non sa in che stato la troverà. I cambiamenti della sua personalità, sono stati lenti e graduali. Spesso, non sapendo come comportarsi, reagisce violentemente. Lavora nel giro delle Finanziarie, ma non guadagna molto. Anzi! Per tenersi a galla economicamente, è costretto a sgambettare e sgomitare in continuazione. Da pochi giorni, sfruttando una cordata fortunata, è riuscito a strappare una “promozione”. Ora è Direttore di una piccola Filiale Locale, e finalmente potrà guadagnare qualche spicciolo in più. In realtà, la sua, più che una promozione, è una gatta da pelare: la Banca per cui lavora è in odor di fallimento e tocca a lui il riassetto di tutto il personale. Qualcuno sarà assunto, qualcun altro licenziato. Fra questi…
L'UOMO (50 anni), immischiato in brutti giri di prestiti, finanziarie, assicurazioni, dai quali vorrebbe uscire, ma non ci riesce. Sembra marcio fino al midollo. Ma è soltanto indurito dalla vita. E solo. Sua moglie è morta da qualche anno e i figli lo considerano un fallito. A casa trascorre molto tempo a stirarsi minuziosamente delle camicie (sembra sia l'unica cosa che gli dia un po' di soddisfazione). È sempre alla continua ricerca di un riscatto. Gli si prospetta una possibilità il giorno in cui rincontra, dopo tanti anni, l'unica donna che lo abbia amato davvero: una vecchia amica di Nora.
L'AMICA (45 anni). Vedova e disoccupata, è tornata ad abitare nello stesso stabile in cui abitava quand'era ragazzina. È alla ricerca di un posto di lavoro, uno qualunque, anche precario. Spesso, quand'è sola, si mette sul divano davanti al televisore e mangia, mangia…
IL DOTTORE (70 anni), uno di quei vecchi che, quando mangiano non mettono più la tovaglia. Abita da solo, al piano di sopra. Gira sempre con il settimanale di enigmistica in tasca e non perde occasione per “sfoggiare sapienza”. Tutti lo chiamano “il dottore”. Ogni volta che scende, bussa da Nora, saluta e va via. Da qualche giorno, gli è stato riscontrato “un brutto male” in stato avanzato.
LO SPAZIO
Tutti abitano nello stesso stabile, una palazzina rumorosa di un quartiere popolare. Sono case vecchie ma tenute bene: bilocali in cui la stanza più vissuta è la cucina. Mediante un gioco di trasparenze, tutti i personaggi, per l'intera durata dello spettacolo, potranno essere spiati nelle solitudini dei loro appartamenti. L'azione avrà luogo ovunque, in casa di ciascuno di loro, per le scale, sul balcone, sul marciapiedi.
L'INIZIO DELLO SPETTACOLO
Siamo alla vigilia di Natale. A casa di Nora tutto sembra trascorrere nella normale routine delle sue gioiose e divertenti “stranezze”. Nella sua iperattività ingiustificata, accende il televisore e alza eccessivamente il volume: una cartomante dà consigli a qualcuno. Dall'altra camera fa capolino il marito che si accorge subito dello stato euforico di sua moglie e dei guai che è andata a combinare in giro: spese inutili e superflue, regali improbabili per i figli, un nuovo alberello di Natale con tanto di luci colorate e festoni stravaganti. Il marito cerca di placare l'euforia della donna. Ma fa fatica.
Il compito è reso ancora più difficile, da una visita tanto inaspettata, quanto inopportuna: una amica d'infanzia di Nora, appena tornata ad abitare in quella palazzina. Nora mostra il meglio della sua espansività. Dalla sua mente parte una fuga di idee che la fanno parlare a raffica, saltando da un argomento all'altro, dando l'impressione di essere la donna più felice e fortunata del mondo.
La situazione si fa paradossale, e suo marito -imbarazzato e impotente - non sa più dove andare a nascondersi. Per fortuna passa di lì il dottore, un anziano signore che abita al piano di sopra che lo invita ad andare a fare un giro. L'uomo ne approfitta, ed esce.
Le due donne rimangono sole. L'amica - sulle prime, frastornata dall'euforia di Nora - riesce finalmente a parlare. Le racconta dei guai che ha passato, del matrimonio sfortunato, della recente morte del marito, e dei debiti che questo le ha lasciato.
Ad un certo punto si sente citofonare. Nora va a rispondere. È uno che lavora col marito, uno di quelli candidati alla cassa integrazione. Uno poco raccomandabile, immischiato in giri strani, di pizzo, strozzinaggio. Roba del genere. Pare si sia fatto qualche anno di galera. Ma è una storia vecchia, quella.
La storia nuova, invece, è che pure Nora, gli deve dei soldi. Tanti soldi. Troppi.
E per averli ha firmato delle carte molto pericolose. Nessuno ne sa niente. Neppure suo marito.
GLI INTERPRETI
LUNETTA SAVINO: Diplomata alla Scuola di Teatro Galante Garrone, nel 1989 si laurea al D.A.M.S di Bologna con il massimo dei voti.
La sua formazione è prettamente teatrale. Debutta sul palcoscenico nel 1981 con Macbeth diretto da E. Marcucci. Da allora ha preso parte a decine di spettacoli, dai classici greci, agli autori contemporanei, da Il mercante di Venezia (1984), a Le sorelle materassi (1988), da Medea (1994) a Prova orale per membri esterni (un monologo rimasto in scena al Teatro dei Satiri di Roma per cinque stagioni di seguito, dal 1995 al 1999).
Il grande pubblico impara a conoscerla nel 1997, quando entra a far parte del cast di “Un medico in famiglia” su RaiUno, nel ruolo di Cettina.
Nel 2003 è protagonista al fianco di Neri Marcorè nello spettacolo California Suite, di Neil Simon, per la regia di Nora Venturini; nel 2004 interpreta Tina fai presto, scritto e diretto da Massimo Andrei e prodotto dalla LEART.
Al cinema ha recitato in Mi manda Picone (1984) di Nanni Loy, Cucciolo (1997) di Neri Parenti, Matrimoni (1998), Liberate i pesci (1999) di Cristina Comencini, Se fossi in te (2001), Viva la scimmia (2002), Amore con la "S" maiuscola (2002). Dal 2001 al 2003 interpreta Agnese Borsi nelle prime due edizioni del serial televisivo di Canale 5 Il bello delle donne.
Nella stagione televisiva 2006-2007 sarà protagonista al fianco di Massimo Ghini del film tv “Raccontami”, una serie in tredici puntate in onda su RaiUno da ottobre a dicembre. Inoltre, da gennaio a giugno 2007, prenderà ancora parte per l'ultima volta alla fiction “Un medico in famiglia”.
PAOLO BESSEGATO: Studia alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano, al fianco di Giorgio Strehler (di cui è stato assistente alla regia, al teatro alla Scala, ne L'amore delle tre melarance di Prokofiev) e Dario Fo (recitando ne L'histoire du soldat di Stravinskij).
Tra le sue più notevoli interpretazioni: Tartufo nel Tartufo di Molière, regia di Mina Mezzadri; Jimmy Porter in Ricorda con rabbia di Osborne, regia di Nanni Garella; Basilio ne La vita è sogno di Calderon de la Barca, regia di Giampiero Solari; Admeto nell' Alcesti di Euripide, regia di Walter Pagliaro; Adelchi nell' Adelchi di Manzoni, regia di Mina Mezzadri; Corrado ne La morte civile di Giacometti, regia di Giuseppe Bertolucci; Ulisse in Ecuba di Euripide, regia di Massimo Castri; Gorgia in Dyskolos di Menandro, regia di Egisto Marcucci; Pantalone in Arlecchino servitore di due padroni di Goldoni, regia di Nanni Garella; Filippo in Aria di famiglia di Bacri e Jaoui, regia di Michele Placido; Lui in Anonimo Veneziano di Giuseppe Berto, prodotto dal Teatro Stabile del Veneto; Menato ne La moscheta di Ruzante, regia di Claudio Longhi; Cherea in Caligola di Camus, regia di Claudio Longhi; Pantalone ne Il giuocatore di Goldoni, regia di Giuseppe Patroni Griffi; tutti i tre personaggi di Ritter, Dene, Voss di Bernhard, per la regia di Renato Sarti, nel 2005.
Ha condotto vari seminari di recitazione e regia presso la Scuola d'Arte Drammatica “Paolo Grassi” di Milano, il Centro Teatrale Bresciano e al corso di scenografia tenuto da Margherita Palli, presso la Nuova Accademia di Belle Arti di Milano.
RUGGERO DONDI: Dopo aver studiato alla scuola del Piccolo Teatro di Milano, inizia a lavorare con Giorgio Strehler, prendendo parte ad alcuni fra i più importanti spettacoli diretti dal regista, fra cui Vita di Galilei e Il gioco dei potenti. Nel '68 lavora allo Stabile di Genova e lì incontra Massimo Castri, con il quale inizia una collaborazione decennale prendendo parte a numerosi spettacoli tra cui La Tempesta di Shakespeare Vestire gli ignudi e Così è se vi pare di Pirandello, Edipo di Seneca e Edda Gabler di Ibsen. Ispirandosi a lui, Castri scrive Il Bianco l'Augusto e il Direttore uno spettacolo di clownerie che colleziona oltre 300 repliche.
Agli inizi degli anni Ottanta, inizia a lavorare con la Compagnia “Attori & Tecnici” di Roma diretta da Attilio Corsini. Recita Traversata burrascosa di Tom Stoppard, Leonardo aveva ragione di Topor, I due sergenti di Corsini e Ripamonti. È titolare per le prime 600 repliche del ruolo del “Regista” negli immarcescibili Rumori fuori scena di Michael Frayn regia di Corsini.
Nella stagione '93/'94 lavora con Dario Fo e Franca Rame in Mamma i Sanculotti e Il Professor Saravaglia. Dal '95 prende parte a diversi spettacoli della compagnia TeatridIThalia per la regia di Elio De Capitani: Amleto e I due gemelli veneziani di Shakespeare, Caligola di Camus, La morte e la fanciulla di Ariel Dorfman.
Interpreta il ruolo di Giulietta in Romeo & Giulietta / Nati sotto contraria stella scritto e diretto da Leo Muscato (Leart).
SALVATORE LANDOLINA: Si forma alla scuola del Piccolo Teatro di Milano diretta da Paolo Grassi. Muove i primi passi sul palcoscenico nel 1971, nel leggendario Arlecchino servitore di due padroni di Strehler. Nel 1972 inizia la collaborazione con “La Loggetta” di Brescia, poi divenuta “Centro Teatrale Bresciano”, al fianco del regista Massimo Castri, prendendo parte con ruoli da protagonista a numerosi spettacoli, fra cui Il Bianco, l'Augusto, il Direttore, al fianco di Ruggero Dondi, Un uomo è un uomo, di B. Brecht, Edipo di Seneca, La tempesta di W. Shakespeare, Vestire gli ignudi e Così è se vi pare di L. Pirandello.
Successivamente collabora con il “Gruppo della rocca” ne Il tumulto dei Ciompi, regia di Roberto Guicciardini; con il Teatro dell'Elfo in Amanti, scritto e diretto da Gabriele Salvatores; con il Salone Pier Lombardo ne Il processo di Kafka, regia di Andree Ruth Shammah; con Dario Fo in Settimo ruba un po' meno, alla Palazzina Liberty di Milano; con il Piccolo Teatro di Milano nell' Intermezzo di Jean Giraudaux, e Grande e Piccolo di Botho Strass, entrambi per la regia di Carlo Battistoni; e ne Il Conte di Carmagnola, di A. Manzoni, per la regia di Lamberto Puggelli. Lavora al fianco di Ugo Pagliai e Paola Gassman ne Il bugiardo di C. Goldoni, regia di Alvaro Piccardi.
Ha preso parte a diversi film per il cinema e per la TV, fra cui Ho fatto splash e Ladri di saponette di Maurizio Nichetti, La valle dei pioppi di Salvatore Nocita, Servo d'amore di Sandro Bolchi, Natan il saggio di D. Lessing, per la regia di Guido De Monticelli.
Interpreta il ruolo di Romeo in Romeo & Giulietta / Nati sotto contraria stella scritto e diretto da Leo Muscato (Leart).
CARLINA TORTA: L'esordio in teatro risale al 1974, quando entra a far parte del "Teatro del Sole" di Milano. Nel 1979 scrive e interpreta "Panna Acida" con Angela Finocchiaro, con la quale poi fonda nel 1979 il Teatro Panna Acida.
Ha scritto diretto e interpretato numerosi monologhi teatrali, fra cui: Grazie Woody, Manicomio primavera, Come una farfalla al muro, Casalinghitudine, Carlina Cardunculus, Riso Integrale, Lucertole.
In teatro ha lavorato con Andrea Giordana nello spettacolo Il seduttore di D. Fabbri, per la regia di Giancarlo Sepe e in numerosi spettacoli prodotti dal Teatro Franco Parenti per la regia di Andree Ruth Shammah: La vita è un canyon di A. Bianchi, con Anna Galiena e F. Oppini; Re Lear di W. Shakespeare con P. Mozzarella; La Tempesta di E. Tadini con P. Mozzarella; Io l'erede di E. De Filippo con C. Tedeschi; I promessi sposi alla prova di G. Testori con G. Tedeschi;e La Maria Brasca di G.Testori, con Adriana Asti.
Ha preso parte a diversi film, fra cui: La vita altrui, Acquario, e Da qualche parte in città di M. Sordillo; Così è la vita di Aldo Giovanni e Giacomo; Fuori dal mondo di G. Piccioni; La Messa è finita di N. Moretti; e Ladri di saponette e Ho fatto Splasch di M. Nichetti.
Attualmente insegna drammaturgia nella scuola di scrittura teatrale diretta da Dacia Maraini. Ha anche preso parte a molti progetti televisivi tra i quali Quo Vadiz e La TV delle Ragazze per la TV.
IL REGISTA
LEO MUSCATO (Direttore Artistico LEART- teatro): Studia Lettere e Filosofia a La Sapienza di Roma. Durante gli anni di Università entra a far parte della compagnia di Luigi De Filippo, prendendo parte come attore agli spettacoli Non è vero ma ci credo, Quaranta ma non lo dimostra e La lettera di mammà.
Nel 1997 si trasferisce a Milano per studiare Regia alla Scuola d'Arte Drammatica “Paolo Grassi” dove mette in scena i suoi primi spettacoli, orientandosi subito sulla drammaturgia contemporanea. Fra i suoi maestri, Gabriele Vacis, Massimo Navone, Kuniaky Ida, Jerzy Sthur, Roberto Bacci, Jury Alschitz, Jean-Claude Carriere.
Collabora come aiuto-regia a diversi spettacoli messi in scena da: Giorgio Marini, Massimo Navone, Gabriele Vacis, Paolo Rossi.
Insegna drammaturgia al Centro Studi Holden diretto da Alessandro Baricco e al D.A.M.S. di Torino; e recitazione presso diverse associazioni private.
Ha messo in scena una quindicina di spettacoli, fra cui: Il viaggio di Alice di Evelina Santangelo per la rassegna Palermo di Scena, Io e Matteo di Annalisa De Lucia e La cruna dell'ago di Diego Papaccio al Teatro Garybaldi di Settimo Torinese e al Piccolo Teatro di Milano - Teatro Grassi; il monologo Solitudine di Beppe Fenoglio, interpretato da Beppe Rosso al Teatro Sociale di Alba; La 12ª Notte di William Shakespeare, al Cortile Platamone di Catania; Terra dei Miracoli un suo testo andato in scena al Teatro Franco Parenti di Milano; e Rosso Malpelo un adattamento dell'opera di Giovanni Verga, al teatro Arsenale di Milano.
Ha curato la regia di diversi eventi teatrali, fra cui: Maria Callas… Visse d'Arte, all'Anfiteatro Romano di Siracusa; Ser Ciaua, una mise en espace al Teatro Stabile di Bolzano, con Lella Costa; e La ballata del rosso castigo scritto con Luca Scarlini e interpretato da Lucilla Giagnoni e Michele Di Mauro, nella Chiesa del Redentore di Venezia, con il quale venivano aperti i festeggiamenti per il Redentore.
Autore e regista di Romeo & Giulietta / Nati sotto contraria stella (produzione Leart).
Nella stagione 2006-2007, lo spettacolo sarà in scena per il terzo anno consecutivo.