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Susanna Camusso a Molfetta: “Rimettiamo al centro lavoro e diritti. Il 5 dicembre sciopero generale per dire no a libertà di licenziamento” La segretaria nazionale della Cgil inaugura una pietra di inciampo dedicata a Giuseppe di Vittorio e attacca Renzi: “progresso è garantire i diritti dei lavoratori e creare nuova occupazione, non libertà di licenziare”. Dura anche Paola Natalicchio: “dal presidente del consiglio parole inaudite sul sindacato. Molfetta sta dalla parte dei lavoratori”
19 novembre 2014

MOLFETTA - Una “pietra d'inciampo” e un corona d'alloro deposte dalla Segretaria della Cgil Susanna Camusso e dal sindaco di Molfetta Paola Natalicchio, presso la Villa Comunale, ai piedi del cippo dedicato a Giuseppe Di Vittorio lo storico sindacalista che ha fatto dei diritti dei lavoratori la propria ragione di vita.

“Come Di Vittorio anche noi non ci tiriamo indietro dal dire quando le cose non vanno per il verso giusto e quando non condividiamo le scelte del governo alziamo la voce. Non per puntiglio ma perché sappiamo che la priorità è creare lavoro investendo, partendo dal “pubblico”: opere da far partire, trasparenza, progettualità. I diritti, quelli per i quali Di Vittorio ha dedicato una vita intera, sono diventati privilegi e si preferisce mettere in discussione i primi invece dei secondi” ha sottolineato Susanna Camusso che salita sul palco allestito dalla Cgil, insieme a Pino Gesmundo (Segretario Cgil Bari), Mario Ciuccio (coordinatore Cgil Molfetta) e  Mimì Spadavecchia (espressione storica del sindacalismo molfettese), ha lanciato un chiaro messaggio al governo guidato dal segretario del Pd Matteo Renzi: “il 5 dicembre sarà sciopero generale e con questo diciamo chiaro e tondo che noi non ci fermeremo. Non condividiamo queste leggi sul mondo del lavoro. La libertà di licenziare è una libertà che non crea progresso ma che anzi ci riporta indietro. La libertà coincide col progresso perché solo gli uomini liberi possono far sì che il lavoro non si trasformi in schiavitù. Di Vittorio chiese a gran voce lo Statuto dei lavoratori, perché sapeva quale era la strada da intraprendere. Oggi responsabilità politica vuol dire avere un disegno chiaro del paese che porti  a ridiscutere anche le regole dei “privati” perché se è vero che bisogna tornare a investire sul “pubblico” è anche vero che serve discutere di nuove politiche con la Confindustria. Così come bisogna intervenire su scandali e soprusi come falso in bilancio, blocco delle opere, corruzione”.

Appassionato anche l'intervento del sindaco Paola Natalicchio: “Molfetta è una città amica del sindacato, una città che lavora e fatica. Mia madre è stata commessa della Standa e io sono una giovane che conosce i tormenti del precariato. Per questo le parole del Presidente del Consiglio Matteo Renzi che ha definito il sindacato “inutile” sono inaudite e terribili per noi cittadini, per noi giovani lavoratori. Negli ultimi anni abbiamo assistito allo smantellamento dei diritti del mondo del lavoro; no tutele, no tempo indeterminato. Ricordiamo tutti a Renzi, che la difesa dei diritti dei lavoratori è un diritto inviolabile. E noi stasera da Molfetta lo diciamo a caratteri cubitali: per questa città il sindacato è un punto di riferimento irrinunciabile. Noi sappiamo bene da che parte stiamo, non ci piacciono le larghe intese. La riforma del lavoro deve tenere presente i lavoratori, non si può fare per decreto”.

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Autore: Onofrio Bellifemine
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Mi va di ironizzare, giusto un poco! Che sia questo l'errore del o dei sindacati? Leggo: “Rimettiamo al centro lavoro e diritti". I DOVERI? Nessuno parla dei DOVERI? Vengono prima i DIRITTI o i DOVERI? Esempio dal basso e dalla banalità più stupida e sciocca. Nel mio ambiente di lavoro, con le vecchie generazioni, si iniziava il periodo di lavoro senza chiedere quale sarebbe stato il compenso. Dopo almeno un mese, si analizzava il compenso con quello che erano state le prestazioni. Con i cambi generazionali, si iniziava in questo modo. Il nuovo assunto prima di iniziare la o le prestazioni chiedeva: "Quanto mi date?" Essendo io stesso capo del personale di un settore e avendo la possibilità di apportare alcune correzioni in merito, rispondevo: "Cosa sai fare? Vediamo un po' e poi ne parliamo". La formula sarebbe quindi: "LAVORO - DOVERI - DIRITTI" E NON "LAVORO- DIRITTI......." I DOVERI DOVE? Una volta che i DOVERI fanno parte della politica e non del LAVORO, ecco l'inciucio. Senza nessuna generalizzazione, i DOVERI diventano INTERESSI, personali, di "casta" come si usa dire. Così salta TUTTO! (Uno qualunque, quello che scrivi ti fa onore, ben capisco l'arrabbiatura ma non giustifica la generalizzazione, così come antonio. Generalizzando e mettere tutti su di uno stesso piano, non porta da nessuna parte. Così facendo si fa il gioco dei mascalzoni, delinquenti, disonorevoli, politicanti da quattro soldi falsi (ce ne tanti in giro, smascheriamoli e rimandiamoli nelle fogne da dove provengono)


Quanta chicchiria, a parte Peppino Di Vittorio, quando mai il sindacato ha fatto brodo in questi ultimi anni. Ora se ne viene con lo sciopero solo quello sa proporre e fare. Non ha idee, fa solo demagogia. Vi siete mai chiesti chi ci guadagna quando si sciopera? Fate due conti. Esempio, quando scioperano, i ferrovieri sicuramente ci guadagnano le Ferrovie. I treni locali non circolano e le F.s. risparmiano energia elettrica e non pagano i dipendenti scioperanti, ci rimettono solo i pendolari con grandi disagi che hanno comunque pagato l'abbonamento e sono costretti a prendere treni di lunga percorrenza pagando un surplus di biglietto. Per quanto riguarda invece, per gli statali se scioperano ad esempio, gli insegnati chi ci rimette sono gli utenti, gli studenti, chi ci guadagna è lo Stato, non subisce alcun danno, anzi risparmia corrente, gasolio per il riscaldamento, non paga gl'insegnati, quindi a cosa serve questo sciopero. Serve solo a loro signori sindacalisti a mettersi in mostra. Sono anni che gli statali scioperano e non concludono niente, anzi stanno perdendo diritti mentre la busta paga diventa sempre più leggera. Vedete poi chi partecipa agli scioperi, sindacalisti e i pensionati e chi non ha niente da fare. I segretari capi poi diventano parlamentari e si assicurano un lauto vitalizio, alla faccia dei lavoratori, questo è il sindacato. Per rendersi visibile urla con parole vuote su grandi palchi e per dare l'idea di essere numeroso nelle manifestazioni usa la strategia delle bandiere, non fa altro che imitare gli eserciti del passato che per dare l'impressione al nemico di essere numeroso usava bandiere grandi come lenzuola. Questo è il sindacato moderno. Meditate lavoratori.

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