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Sulla presenza dei rom a Molfetta intervengono Rifondazione Comunista e Pdci "Risolvere i problemi senza speculazioni"
31 luglio 2007

MOLFETTA - Sulla presenza della comunità rom nella nostra città sono intervenuti, con una nota stampa, due partiti della sinistra molfettese, Rifondazione Comunista ed il Partito dei Comunisti Italiani. Riportiamo di seguito il comunicato diffuso in mattinata: " Ultimamente sono saliti agli onori della cronaca episodi di furti e disagio che coinvolgerebbero esponenti presenti a Molfetta della comunità Rom (ricordiamo che “rom” significa semplicemente “persona”, “essere umano”). Sorvoliamo sul modo di presentare le notizie che genera allarmismi e paura della diversità. Da un lato si sottolinea l'etnia quasi fosse una macchia, mentre quando fatti incresciosi coinvolgono italiani o altre nazionalità si dimentica che siano “comunitari”. Gli episodi delinquenziali hanno lo stesso peso sia quelli “comunitari” che quelli “extracomunitari”. Ricordiamo comunque che cittadini provenienti da paesi come la Bulgaria o la Romania sono a tutti gli effetti cittadini europei e spiace constatare lo scarso livello di attenzione delle istituzioni verso le condizioni di vita di queste persone, specie se minori e donne che si sobbarcano il mantenimento della famiglia. L'insensibilità e l'ignoranza istituzionali del problema lasciano così spazio a quanti reclamano sbrigativamente “provvedimenti” senza “trattare in alcun modo con questa gente” e senza “cedere in alcun modo ai loro ricatti”, alimentando un clima razzista e proposte inutili per affrontare la situazione e i suoi punti critici. Cosa significa non “trattare in alcun modo con questa gente” secondo gli appartenenti ad Azione Giovani di Molfetta? Significa forse trovare una soluzione sbrigativa, forzata? E di che tipo? Il tutto per fare contente le coscienze e la pancia dei benpensanti? Perché ci si preoccupa solo delle “pericolose infezioni” che possono provocare le condizioni igieniche in cui versano queste persone e non anche di quelle postazioni di ambulanti fissi che vendono alimenti per le strade della città? Chiediamo invece più seriamente quali sono state ad oggi le azioni in proposito dell'Amministrazione. Riteniamo che sia necessario quanto prima attivare da parte delle istituzioni, Amministrazione comunale in primis, ogni possibile canale ed ogni iniziativa per costruire una relazione stabile con i singoli ma soprattutto con i gruppi della comunità Rom, se di comunità si può parlare a Molfetta. Si tratta di passi preliminari necessari affinché le diversità culturali e degli stili di vita siano opportunamente riconosciuti. Sono queste le occasioni in cui la convivialità delle differenze deve farsi pratica e dimettere gli abiti delle ricorrenze e celebrazioni retoriche. Solo il riconoscimento può assicurare la collaborazione fra gruppi e comunità per la reale ed efficace risoluzione di problemi che interessano tutti i cittadini di ogni etnia".
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Certo che le cose non sono facili. Lamento però un eccessivo spreco di energia intellettuale per la nascita delle "cose" cosiddette "politiche" e una assoluto disinteresse pratico per le problematiche cittadine e umane in generale. Io ripeto all'infinito questa domanda: un bambino ha diritto alla scolarizzazione:? Se vediamo, e lo vedono pure le telecamere comunali sugli incroci strategici, che vi sono bambini sottratti all'obbligo scolastico si devono multare solo gli automobilisti scorretti? Questo non senso o parzialissimo senso è il cortocircuito delle idee delle idologie, delle culture delle cose che danno un senso alla vita. E' un reato sottrarre all'obbligo scolastico un bambino? E' un reato tenerlo 4 ore agli incroci anche se lattante ? Se queste colpe le avesse un cittadino italiano cambierebbe tutto perchè è diversa la qualità del bambino? Multiamoli pure gli automobilisti indisciplinati ma non è possbile ritenere fuori giurisdizione tutto il resto. Qui c'è documentata la violazione dei diritti umani. Me le aspetto le proteste dei genitori e le andremo pure a discutere, non mi aspetto le proteste degli insegnanti, gente preparata e adatta allo scopo. Dopo tutto con gli albanesi integrati nelle nostre scuole materne ed elementari non mi pare ci siano problemi. Mentre le nostre fanciulle alle 13 prendono gli aperitivi al bar le coetanee albanesi si vengono a prendere i bambini dalla scuola materna del seminario vescovile. Lo so che mi crocifiggerete su questo insignificante e non pertinente particolare, è una riflessione tutta miai che mi è scappata. Chiedo scusa, la ritiro immediatamente. Per concludere a voce alta e decisa. TUTTI I BAMBINI DEVONO ANDARE A SCUOLA CON I COETANEI MOLFETTESI. Come riuscirci lo diranno i nostri rappresentanti politici. Studiassero le possibilità e ognuno faccia la sua parte, anche e, soprattutto, il semplice cittadino.

Gent. sig. Nappi, mi permetta di non condividere la Sua ferma posizione. La scolarizzazione è senza dubbio un diritto di tutti, ma dubito che la scuola di oggi possa svolgere quella funzione di integrazione e di educazione di cui Lei parla. E ho anche qualche piccolissimo dubbio che gli insegnanti (non tutti per carità) sia "gente adatta allo scopo". Purtroppo Le dico questo perchè ho avuto esperienze dirette che non sto qui a raccontarLe. Il problema, a mio modesto avviso, è uno: noi molfettesi - per quello che ci riguarda, ma si potrebbe dire noi italiani - non siamo pronti (leggi: non vogliamo) all'integrazione sociale e culturale con i Rom. Non dimentichiamoci che ce ne abbiamo messo di tempo per "accettare" gli amici albanesi e che, comunque, ancora oggi qualcuno di noi ha delle riserve. Ma poi, come dicevo nel mio precedente post, proviamo a chiederci e a chiedere ad un bambino Rom se alla "nostra" scuola ci vuole andare o se preferisce stare in mezzo alla strada. Voi direte: "ma se stai in Italia, devi rispettare le nostre regole e quindi hai l'obbligo di andare a scuola". Giusto. Ma qui sta il secondo aspetto: i Rom (ma non solo i Rom e sempre non tutti) non intende affatto rispettare le nostre "civilissimi" leggi. E allora che facciamo? Non riusciamo a garantire il diritto alla scolarizzazione di tutti i bambini molfettesi (perchè ce ne sono di piccini che la scuola la disertano!!!) figuriamoci se possiamo essere capaci di "obbligare" un piccolo Rom a frequentare la scuola o a spiegare ai loro genitori le opportunità che questa scuola (non) può dare a loro figlio. Siamo su posizioni troppo distanti. Tanto distanti da rendere a mio avviso molto difficile quell'"aggancio" di cui parla Dario. Troppo lungo? Scusate.


caro Vincenzo, potrà sembrare strano eppure concordo quasi completamente con la tua posizione. non mi sogno che gli interventi che proponevo (copiati da altre esperienze peraltro) siano semplici e quello che tu dici sulle possibili reazioni dei diretti interessati è molto realistico. ma forse ho sottolineato troppo poco la logica su cui poggia tutta la mia posizione. penso che ci si debba letteralmente “agganciare” ai Rom. Perché la convivenza sia diversa da quella di oggi dobbiamo avvicinarci trovando un punto di contatto che piace a noi e piace a loro. Il retaggio culturale potrebbe essere un terreno particolarmente fertile. Scavando nelle tradizioni di questa piccola comunità molfettese ci saranno delle particolarità, delle attività, qualcosa di spendibile… Durante un viaggio in Serbia ho incontrato un gruppo di rom che si occupavano di raccolta del cartone a Belgrado. Niente di nuovo? No, solo che si trattava di una cooperativa con tanto di autorizzazione, con tanto di guadagno, con tanto di formalizzazione bianco su nero della loro attività economica che da informale era divenuta formale. Questo è solo un esempio. Attenzione c'è chi dice che questa strada porta alla ghettizzazione e io sono stato tacciato di razzismo da un docente della facoltà di Filosofia di Belgrado. Invece credo che sia un modo per iniziare. Non si può fare altro che trovare un terreno che convenga ad entrambi, un punto di passaggio che consenta di raggiungere degli obiettivi rom e gagè. Per questo non ha molto senso costringere con una petizione tutti i minori rom presenti sul territorio molfettese alla frequenza scolastica. Il risultato sarà probabilmente una sommossa dei rom e una degli insegnanti e dei genitori dei bambini molfettesi. La scuola ora non rappresenta un punto di contatto. L'esperienza di una amica psicologa di Rimini è partita con un viaggio vacanza non con la scuola! La scuola ora come ora ai bambini Rom non serve, non conviene alle loro famiglie. Semplicemente non ha senso. E se per esempio si organizzasse un evento nel quale i rom di Molfetta mettono in piedi uno spettacolo, danze, cucina, raccontano le loro storie, etc, etc… Questo evento potrebbe essere un primo passo. Ovviamente servono persone che fanno gli animatori a tempo pieno, che capiscano e conoscano bene quello di cui sto parlando, direi quasi in modo etnografico. E serve un progetto serio e continuativo, serve una programmazione dell'intervento che magari punti ad un patto di fiducia… E, ancora una volta, la volontà politica di fare queste cose. Non credo che il nostro sindaco abbia questa sensibilità, sono andati i tempi in cui diceva cose di sinistra (anche estrema). Ecco perché queste discussioni mi appassionano prima e ma mi rattristano profondamente poi… perché a Molfetta per ora non si può fare niente, non ci sono le condizioni politiche, non c'è la volontà e forse non c'è neanche la necessaria cognizione di causa.



Vivo da un po´ di tempo in quel di Monaco nella civilissima e ordinatissima Germania. La prima cosa che ho notato e´ 1) mancanza di zingari (opps scusate, rom, dire zingaro e´ razzista secondo i perbenisti di qualche partito che fa del perbenismo la sua ragion di "accattonaggio voti") 2) controllo sul territorio da parte delle forze dell´ ordine 3) nessun bambino rom ai semafori o sulle scale della U-Bahn (non e´ una bestemmia, e´ la metropolitana tedesca), e nemmeno nei treni della metropolitana (tipo come succede a Roma, se qualcuno lo ha notato...una metro´ solo piena di zingari "borseggiatori") Ho chiesto al mio amico Oliver Kahn e a Beckembauer perche´ qui a Monaco non ci sono gli zingari (quelli che qualcuno chiama pure rom, accattoni ecc ecc.... i non l´ ho detto...). Ebben mi e´ stato detto da loro che qui PER LEGGE in baviera e´ vietato: 1) "Betteln" : cioe´ chiedere l´ elemosina per strada. MOTIVO: OCCUPAZIONE ABUSIVA DI SUOLO PUBBLICO (quando uno sta per strada...) In caso contrario arriva la Polizei che ti carica sulla camionetta.... 2) far l´ elemosina al semaforo. MOTIVO: interruzione ed intralcio al traffico / servizio pubblico. In caso contrario arriva la famosa camionetta della Volkswagen della Polizei che ti carica 3) vietato far l´ accattonaggio nel metro´. MOTIVO: Disturbi i restanti viaggiatori...in caso contrario interviene la U-Bahn Wache (cioe´ la security della metro´) che per dirla alla vasco Rossi "Ti prende e ti porta via" con tanto di "Anzeige + Bußgeld" (Denuncia + Multa) 4) vietato far l´ elemosina con i "bambini al seguito". MOTIVO: SFRUTTAMENTO DEI MINORI E non finisce qui..... per stare qui (come in un qualsiasi paese civile e delle UE) hai bisogno da straniero non solo del documento di identita´ , ma del PERMESSO DI SOGGIORNO, motivato per motivi di studio/lavoro (con tanto di certificazione del datore di lavoro). In tal caso se la polizia ti ferma e constata che non sei in possesso di tale documento, COMUNITARIO O NON COMUNITARIO CHE TU SIA", per dirla alla Molfettese maniera " T fasc passa´ l megghje 5 minut della vita tua: Bollato e rispedito al mittente.... Non mi risulta che i rom di Molfetta ( ed in geenrale) siano in possesso di tale documentazione, altrimenti non si sarebbero ridotti in tale stato di illegalita´.......Percio´ , dalla mia piccolissima esperienza qui al bayern monaco dico che qui la legalita´ e la presenza di polizia e´ talmente troppa che i rom non hanno nemmeno il coraggio di venirsi a fare la gita domenicale qui per "rovistare" tra ville , mercedes e bmw Deduco che ho fatto bene a lasciare il paese dove stavo prima, almeno mi sento VERAMENTE IN UNO STATO CIVILE E LEGALE...... saluti a tutti!
Modestamente credo che il problema non sia nè nel "sono più cattivi loro di noi" nè nella demagogia di sinistra o di destra. confondere prescrizione con descrizione fa comodo a tutti e non rende chiarezza, io almeno non la vedo. eppure quasi tutti i commenti sono improntati alla soluzione finale. comunque... io partirei dal fatto che nonostante la retorica non viviamo affatto in una società multiculturale. lo si capisce da quello che si pretende da un gruppo di persone che, a prescindere dai giudizi di valore, vive in un certo modo. il nomadismo ha avuto senso fino agli anni 50' quando l'economia nomade era compatibile con l'industrializzazione italiana. i rom e i sinti, cioè il gruppo più numeroso di zingari di cittadinanza italiana, dopo la seconda guerra mondiale non erano un problema se non per i razzisti. Artigiani del rame, giostrai e in alcuni casi anche allevatori di cavalli. Queste attività economiche avevano senso allora. Poi è passato il tempo. Siamo cambiati noi e sono cambiati loro. Noi non abbiamo più bisogno di artigiani del rame e loro sono divenuti spesso stanziali nelle periferie urbane. E non solo. A seguito dei conflitti nei Balcani molti hanno scelto di venire in Europa e fra questi tanti si sono fermati in Italia. Queste e altre dinamiche hanno contribuito a creare una situazione di enorme scarto fra i modi di vivere dei gagè (noi) e dei rom (loro). Generalmente nessuno nasce imparato! Diventiamo “buoni” con la scuola, con la famiglia, con il mercato del lavoro (quello ci rende buonissimi), con la discoteca il sabato sera, con i giornali, con i partiti politici, etc. etc. Loro diventano “cattivi” nelle periferie, senza scuola e anche senza la trasmissione della cultura di origine che non ha niente a che fare con furti e violenze. Diventano “cattivi” perché si prendono le cose e non le comprano (cosa compri con l'elemosina?), diventano cattivi perché… banalmente è più facile. Ma la cosa più importante è che la condizione di anomia nella quale possono ritrovarsi alcuni gruppi rom è strettamente legata alla perdita delle proprie tradizioni culturali. In una società nella quale il multiculturalismo serve solo ed esclusivamente nelle campagne elettorali, la perdita di “cultura” è uno dei fenomeni che possono contribuire all'esclusione sociale. Detto questo passiamo alle proposte. Sicuramente intervenire con le politiche sociali… quelle note e arcinote. Recupero scolastico e formulazione di programmi educativi che non sacrifichino la cultura d'origine che è la soluzione non il problema dei rom. Avviamento alla formazione professionale in maniera realista… non si può pretendere da un rom di 40 anni che diventi operatore di call-center! E valorizzazione di quelle specializzazioni e competenze che sono rimaste ancora vive. Tutto questo è inutile se non si consente a questa gente di iniziare a vivere in maniera più dignitosa. Molti bambini rom a Napoli lasciano la scuola semplicemente perché… puzzano e i compagni non li vogliono! Basta una doccia a risolvere questo problema. Potrei continuare ancora ma non è questo il posto per sviluppare le linee guida di una politica della pluri-cultura. Spero che queste righe riportino alla lucidità necessaria. Prima cerchiamo di capire il problema e poi proviamo a risolverlo. L parol vachend s l port u vind!

Caro Dario, le tue proposte sono senza dubbio interessanti ma, consentimi, poco praticabili. Preciso che con "poco" intendo dire "in pochi casi". Sai certamente meglio di me che in molti casi - non voglio generalizzare - il Rom sceglie questo stile di vita che molti di noi non condividono. Il Rom sceglie di non lavorare e preferisce chiedere l'elemosina perchè... diciamocelo pure è più comodo! Solo in rarissimi casi - te lo posso garantire - l'elemosina, o più in generale lo stile di vita dei Rom, è causato da oggettiva difficoltà a svolgere un'attività lavorativa in senso stretto Il vero problema è proprio lo sfruttamento dei bambini, obbligati a starsene in braccio ai propri genitori (o agli amici dei propri genitori o agli amici degli amici dei propri genitori - già perchè spesso un Rom "chiede in prestito" un bambino per portarselo insieme ad impietosire la gente; cito a memoria da quanto riferito candidamente da un Rom) sotto il sole cocente o il freddo polare o peggio ancora, una volta cresciuto, a chiedere da solo l'elemosina ai passanti. Detto questo, come fare a "scolarizzare" dei bambini che di scuola non ne voglioni sentire parlare? Come fare ad "educare al lavoro" adulti che preferiscono (bontà loro) recuperare denaro in maniere più rapide ed efficaci? Sono davvero pochissimi (per non dire che non ne esistono) i Rom disposti a rivedere il proprio stile di vita. Ad ogni buon conto, l'emergenza esiste. Però, come dicevi giustamente, non è questo il luogo per affrontarla. Potremmo, dovremmo, pensare di dare risposte. Magari con un incontro autoconvocato per chiacchierare con trnaquillità. Ciao. Scusate la lungaggine.


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