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Sul Diluvio Universale in punta di penna
15 maggio 2009

Ed a distanza di ultra secoli piombò, questa volta su Molfetta, un nuovo diluvio universale, quello di Pasquale Modugno. Soltanto io ho la presunzione di essermi salvato trovando rifugio in cima ad uno dei campanili della Chiesa Vecchia, assistendo di lì all’apocalisse acquatica cinicamente meditata ed organizzata per non lasciare sopravvivere niente e nessuno. Miracolato, quindi mi sento, per essere sfuggito al cataclisma. Ho messo soltanto in salvo una cosa, questa penna, per fortuna. Grazie a questo salvataggio posso descrivere, commentare, chiosare il lavoro “alluvionale” irridente, irriverente, prorompente perciò originale, partorito dalla mente dell’autore concittadino. Un cocktail diabolicamente shakerato ben bene con “ingredienti apportati da terzi, a loro insaputa, ma che partecipano attivamente, eccome, a sostenere il disegno ardito, squassante e demolitore dell’ideatore. Anche se non compare all’inizio in prima persona, la “raccolta” dei pensieri altrui individuati per creare scompiglio, vespai, affondi sconsacranti, è lo specchio di ciò che pensa Modugno, personalità libera e pungente, inquieta, mal rassegnata ed ubbidiente, audace, senza pudore, si “diverte” a demolire, a scombinare, come suol dirsi, le carte, a creare buriane che lasciano il segno. È giunto il momento di affrontare l’iter avventuroso dell’acculturato fotocultore il quale per mesi con coraggio, pazienza certosina, ricerca locuzioni, espressioni che fossero testimonianze illustri a favore delle sue “demolizioni”, ha avuto l’abilità di abbinare, appunto, immagini “al meglio” culturalmente disponibili nella schiera di scrittori, filosofi, pensatori, e chi più ne ha più ne metta, affinché il lavoro finale rispecchiasse ciò che lui aveva in mente. Non credo di ergermi a impertinente ficcanaso-presuntuoso se penso che non soltanto di giorno ma anche di notte per lunghe ore Pasquale Modugno tra non pochi dubbi, alternative, selezioni accurate e rinunce controvoglia, non ha avuto altra idea fissa o altro “dio” in testa se non quel libro che pervicacemente voleva pubblicare, un libro che non doveva essere “normale” ma scatenare l’iradiddio. Me ne parlava a pié sospinto con l’ansia ed il piacere di avere al più presto tra le mani il frutto delle sue elucubrazioni assieme al malcelato intento di assistere alle conseguenze, agli effetti delle sue provocazioni. (.. .) Orbene, cosa ha combinato diabolicamente “questo” Modugno da essere probabilmente messo all’indice dalla Chiesa che lo destinerà già ad infera? Per manifestare senza reticenza e diplomazia la sua attuale identità, ha chiamato a raccolta, per farsela sottoscrivere e convalidare, nomi celebri dell’intero scibile letterario, poetico, religioso, filosofico ecc. estraendo dalle rispettive opere pensieri opportunamente individuati, paradossi, motti, massime, aforismi. (...) Perfettamente cosciente di esporsi a critiche acerrime, anatemi, scomuniche, accuse, di ricevere in ricompensa titoli “onorifici” di irrispettoso, presuntuoso, esuberante, contro-corrente o chissà quant’altro da affibbiargli sì da presentarlo alla pubblica gogna incatenato alla colonna degli infami come nei tempi del medio-evo, per eresia. Potrebbe difendersi affermando che il suo è stato un contributo soltanto collaterale, limitato a corredare da esperto di immagini fotografiche quale è, affermazioni, considerazioni manifestate da altri. Ma a chi vuol darla ad intendere! È lui che ha raccolto e composto il tutto, integrando i concetti altrui con l’arricchimento, l’affinaggio personale del suo fotografare artistico, è lui che ha ordito la trama del collage letterario e stilistico con le proprie invenzioni fotografiche in parte istantanee, altre elaborate ed idealizzanti. Rende lucidamente le sue intenzioni, le finalità volute, illumina con i suoi scatti ogni pagina, ed in tal modo, quasi a rimpiattino, vien fuori allo scoperto senza sillabare una parola ma si legge ugualmente la sua segreta animazione. È stata un’operazione “sottile” e ben congegnata visto che ogni pagina è tutt’uno, costituito da immagini vive, interne, allusive, parlanti tanto da rendere vivifico il “linguaggio” dei grandi autori prescelti col disegno di ritrovarsi in buona compagnia. (... ) Ecco l’aforisma che accultura il libro di Modugno, ne forma l’asse portante in compagnia della visione fotografica. Non è forse vero come scrive Arthur Schnitzler che “nel cuore di ogni aforisma, per quanto nuovo, breve e addirittura paradossale esso possa apparire pulsa una antichissima verità ancora da scoprire?”. Lodevole, perciò, ed opportuno è stato l’uso che Modugno ne ha fatto rendendo peraltro snella e scorrevole la sua fatica. (...) A Modugno piace “l’essenziale” che può stimolare il lettore intelligente, che sa intuire il significato recondito e profondo dell’aforisma perché è immediato, perentorio, originale, didascalico, elegante, icastico, arguto, espressivo, sostanziale, metaforico, seducente, facile a ricordarsi, duraturo nel tempo. (...) Stringate al massimo quindi le pagine del suo diluvio ma rivelatrici - sarà opportuno fissarselo nella mente -del fiero, vibrante anticonformismo dello spirito ribollente che anima l’autore. Lascia parlare gli altri, lui si mantiene dietro le quinte, manipola, assembla, combina, unifica. Si fa vivo con l’ultima pagina, rivelandosi appieno con un autoritratto che è la matrice di tutto il suo libro. Io da cristiano non bigotto ma “blasonato” dalle commende di vari Ordini Sacri gli avrei concesso l’imprimatur alla pubblicazione secondo il non obstat di un tempo per far circolare questo libro. La Religione e Sua Maestà, sono certo, non l’avrebbero permesso. Fortunatamente il diluvio non è riuscito nei miei confronti: è restato un uomo che pensa in libertà. Chi?

Autore: Giuseppe Saverio Poli
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