Successo della personale di Mimmo Corriere presso la Sala dei Templari di Molfetta
MOLFETTA - Successo della personale dell'artista Mimmo Corriere, allestita presso la Sala dei Templari di Molfetta.
L'artista ha esposto le sue più recenti opere, presentandosi nuovamente al pubblico dopo un lungo "silenzio", caratterizzato da un gran fervore creativo.
Acrilici, disegni, oli, pastelli, realizzati su vari supporti, impreziosiscono un percorso che testimonia la fedeltà alla migliore tradizione pittorica italiana, ma anche il forte legame con il territorio e la piena conoscenza e meditazione sui più felici snodi estetici dell'arte pugliese.
I quadri di Mimmo Corriere si inscrivono in tre direttrici. Il gusto della natura morta si estrinseca in molteplici variazioni di composizioni di frutta, soprattutto mele, ma anche agrumi, emblemi di una gioia semplice, talora connotata da punte di asprezza, da sempre connaturate all'umano esistere. Stagliandosi su sfondi monocromi a tonalità fredde, gli elementi portanti dell'opera spiccano per le cromie squillanti, attraendo su di sé lo sguardo dell'osservatore.
Non di rado Corriere pennella paesaggi, talora murgiani, indorati di grano e sole, ma più spesso molfettesi ed è qui che emerge la nota en rêve. Infatti, le sue non sono mere rappresentazioni paesaggistiche, ma impressioni ed emozioni vive a fior di colore, con la luce che piroetta con trilli sognanti. Nelle opere più interessanti, si riscontra talora una sorta di vaporizzazione quasi delle forme, che si smaterializzano tra commistioni di mare e orizzonte.
Un altro percorso di Corriere, a lui caro sin dai tempi degli studi da ceramista presso l'Istituto d'Arte di Corato, è quello relativo alla figura umana, soprattutto femminile. è viva qui una poetica della "sineddoche", che muove dalla parcellizzazione della figura, sulla scorta dell'assunto ch'essa possa diventare comunque rappresentativa di quell'essenziale che si cela nelle apparenze. Ecco che quindi, in ossequio alla ricerca futurista, che promosse anche il tattilismo, l'artista ci dona serie di mani, immortalate in molteplici gesti. Mani solcate dagli anni impietosi, "doigts secs et nerveux", mani di mendici... Ciascuna diviene icona del faticoso mestiere di vivere, cui non sembra sottrarsi nemmeno la fragile bellezza di una giovanissima rom. Volti talora epressionisticamente deformati, per i quali il sorriso diviene ghigno e il ghigno alternativa al silenzio, che da secoli accompagna l'umana condizione.
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Autore: Gianni Antonio Palumbo