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Storia dell'antico Palazzo Muscati
15 dicembre 2008

Il palazzo Muscati sussiste su antiche fabbriche medioevali risalenti al XIII sec., come dimostrano i resti dei due archi ogivali e di un portale, situati sulla facciata di Via Piazza a pianterreno. Su questa antica casa palazziata, che in origine era costituita dal pianterreno e dal primo piano, all'inizio del XVI sec. gravavano alcuni legati pii. Il più antico fondato nel XV sec. da tale Domenico Matteo, figlio del diacono Giovanni, consisteva in un censo annuo di 16 carlini a favore di un sacerdote, con l'obbligo di celebrare alcune messe in suo suffragio. Il secondo legato pio di altri 16 carlini annui fu fondato dal sacerdote don Pasquale della Menta nel primo decennio del XVI sec. a favore del Capitolo Cattedrale di Molfetta. In origine era fissato su una sua casa situata in Via Macina, in seguito dallo stesso sacerdote fu permutato su un'altra casa di sua proprietà in Via Piazza. Sulla base di questa documentazione possiamo affermare che la suddetta casa palazziata fu prima di proprietà di Domenico Matteo e poi, al principio del XVI sec., della famiglia della Menta1. Questi due legati sono sempre ricordati negli atti riguardanti l'immobile: il primo fu abolito presumilmente durante il Decennio Francese, il secondo fu affrancato nel 17112. Nel 1543 tale Vincenza Taldone, vedova del notaio Nicola Amerusio de Leporibus, abitava nella sua casa situata alla strada Piazza, attigua alla chiesa di S. Andrea. Nel 1555 gli eredi Amerusio de Leporibus possedevano detta proprietà. Almeno fino al 1571 questa proprietà risulta ancora della famiglia degli Amerusio3. Negli anni successivi la casa palazziata divenne di proprietà del mercante Dionisio Bottoni. Il Bottoni, come proprietario dell'immobile in oggetto, contribuì alla spesa per il rifacimento della selciata lungo le strade del Borgo antico nel 1600. Nel 1605 Dionisio Bottoni vendette l'immobile a Francesco Antonio de Falcone. L'anno dopo questi permutò le suddette due case con un'altra di proprietà di suo fratello Giovanni Andrea de Falcone, alla strada di S. Lorenzo accanto all'antica chiesa di S. Vito. Lo stesso giorno Giovanni Andrea rivendette l'immobile al sacerdote e primicerio del Capitolo Cattedrale di Molfetta, don Marino Lupis4. Nel 1616 il primicerio don Marino Lupis nel suo testamento dispose come eredi universali il Capitolo Cattedrale di Molfetta e il Monastero di S. Pietro di Molfetta delle monache benedettine. Detti eredi avevano l'obbligo di vendere la casa sulla strada Piazza e il ricavato impiegarlo a prestiti vari5. Intorno al 1619 il Capitolo di Molfetta e le monache benedettine del Monastero di S. Pietro di Molfetta vendettero ad Antonia e a Porzia Lupis, rispettivamente sorelle di don Marino Lupis, la casa palazziata. Nel 1627 Antonia Lupis nel suo ultimo testamento fece erede sua sorella Porzia, mentre assegnò a Donato Muscati l'usufrutto della sua casa fino a quando viveva Porzia. La casa era situata nella strada della Piazza vicino alla chiesa di S. Andrea da un lato e la casa di Maiorano Filioli dall'altro lato. Alla morte di Porzia Lupis, i Muscati dovevano vendere la proprietà di Antonia Lupis (immobile in via Piazza) e istituire un legato pio di patronato laicale intestato a Antonia Lupis con l'obbligo di celebrare alcune messe sull'altare della Flagellazione situato nella chiesa di S. Pietro delle monache benedettine di Molfetta. Dal ricavato della vendita dell'immobile i Muscati, tolti i debiti, dovevano comprare alcuni fondi e dotare di una rendita immobiliare il legato pio6. Alla morte di Porzia Lupis, sorella di Antonia, avvenuta nel 1636, Donato Muscati dette seguito alle disposizioni testamentarie di Antonia Lupis. L'immobile di Via Piazza fu venduto a Tiberio Marinelli che a sua volta lo rivendette al Muscati7. Si deve ai Muscati la ristrutturazione dell'immobile, Rifecero ex novo il portale per l'accesso ai piani superiori applicandovi sulla chiave di volta del portale lo stemma familiare (d'argento ad una mezza aquila da una fascia d'oro). Ai lati dello stemma dei Muscati, sull'extradosso dell'arco, furono situate due piastrelle: su quella di sinistra è raffigurato un cane che si morde le zampe e al centro l'epigrafe SIC CAUTIUS; su quella di destra sono raffigurate la luna crescente e una stella a otto punte; al centro la continua e la fine dell'epigrafe CLARI IN TENEBRIS. Sul frontone della finestra, al centro della facciata, si scolpì l'epigrafe: GRA(TIA) DEI SUM ID QUOD SUM. Nel 1668 l'immobile fu valutato dal muratore Giacomo Malerba in 580 ducati, per le sole opere murarie, e dal falegname Carlo Salvemini, per il legname utilizzato per i tavolati, le porte e le finestre, in 77 ducati e 9 carlini. L'immobile consisteva in una sala, camera, cucina, bottega, stalla, cellaro e magazzino con altri membri8. L'immobile nell'agosto del 1693 fu venduto da Carlo Muscati a Giuseppe D'Aliano, originario di Barletta. L'immobile, costituito da una sala, camera, cucina e bottega di sotto, cellario, magazzino e altri membri superiori e inferiori, confinava con la strada Piazza, con la chiesa di S. Andrea da un lato e dall'altro lato con la casa del primicerio don Domenico Filioli e fratelli. Sulla casa erano infissi due censi: il primo di 16 carlini era dovuto al Capitolo Cattedrale di Molfetta; il secondo di altri 16 carlini al sacerdote don Girolamo de Andreula, beneficiario del legato pio di Domenico Matteo, figlio del diacono Giovanni9. Gli eredi d'Aliano, come proprietari dell'immobile, l'hanno sempre utilizzato come propria abitazione. Essi in tale veste di proprietrari sono registrati nel Catasto Onciario di Molfetta del 1753; infatti Nicolò d'Aliano vi abitava con i fratelli e le sorelle. A cura dei D'Aliano il 27 febbraio 1711, per atto del notaio Ignazio Cavalletti, fu affrancato il censo di 16 carlini relativo al legato fatto da Domenico Matteo nel XV sec. a favore del Capitolo di Molfetta10. Per atto privato del 27 aprile 1763 i D'Aliani vendettero l'immobile al muratore Leonardo Libano, la cui figlia Francesca era sposata con il notaio Mauro Fornari. Con un successivo atto del 1765 si perfezionò il titolo di proprietà a favore del notaio Mauro Fornari. Infatti nel 1766 Mauro Fornari era proprietario della casa grande con membri inferiori e superiori e bottega al largo che fa pontone alla chiesa di S. Andrea alla strada della Piazza, attaccata alla stessa chiesa e appresso la casa della Famiglia Filioli. Il notaio Mauro Fornari con l'ausilio del suocero, il maestro muratore Leonardo Libano, ristrutturò e ampliò la casa palazziata costruendovi altri due piani11. Nel 1802 gli eredi del notaio Mauro Fornari vendettero l'immobile al sacerdote don Giuseppe Germano (1767-1837). Nel Catasto Provvisorio di Molfetta del 1809-13 e in quello aggiornato successivamente nel 1825 l'immobile era in testa allo stesso sacerdote ed era composto da 4 sottani e 1 grotta, da un primo piano con 4 stanze e cucina, da un secondo piano con 4 camere e 2 cucine e dal terzo piano con 3 stanze e 2 cucine12. Il sac. don Giuseppe Germano, con l'intento di investire i suoi risparmi, in periodi successivi al 1802 acquistò da altri alcune proprietà limitrofe al suo palazzo tra cui una casa sul lato di mezzogiorno e una casa su Via Scibinico retrostante il suo palazzo13. Nel 1837 don Giuseppe Germano fece testamento, lasciando a suo nipote Michele Germano di Domenico il primo piano e all'altro nipote, Michele Germano di Gaetano, il resto dell'immobile14. Nel 1873 gli appartenenti ad un ramo della famiglia Viesti, quali eredi di Angela Germano di Michele fu Gaetano sposata con Felice Viesti, si divisero il piano terra, il II e il III piano. Nel Catasto fabbricati formato nel 1879 gli eredi Viesti risultano proprietari delle rispettive frazioni dell'immobile, mentre Michele Germano di Domenico possedeva l'intero I piano15. _________________________ 1 ARCHIVIO DIOCESANO MOLFETTA (=ADM), Curia Vescovile (=CV), doc. del 29-4-1545, Acta beneficialia Pizzola Giacomo; Fondo Capitolare (=FC), Platea del Capitolo Cattedrale di Molfetta 1778, vol. I, f. 139. 2 Ibidem, CV, doc. del 6-7-1715, Acta beneficialia Giovanni diacono Domenico; doc. del 13-10-1679, Acta beneficialia Meladeo Ceccae; FC, Platea 1778, f. 139; ARCHIVIO STATO TRANI (=AST), notaio Ignazio Cavalletti, vol. 479, f. 81; notaio Vincenzo Cappelluti, vol. 1366, f. 151. 3 Ibidem, notaio Giacomo Porticella, vol. 14, f. 82; f. 171; f. 283; notaio Ignazio Cavalletti, vol. 479, f. 81; FC, Platea 1778, f. 139. 4 AST, notaio Giovanni Battista Porticella, vol. 88, f. 223; notaio Leonardo Antonio Vizzoga de Bove, vol. 76, f. 131, f. 225, f. 227. 5 Ibidem, notaio Giacomo Messina, vol. 132, test. del 15-3-1616. 6 AST, notaio Giovanni Andrea Boccassini, vol. 166, f. 154; ADM, CV, doc. del 19-2-1643, Acta beneficialia Antonia Lupis; doc. del 20-11-1662, Acta preamboli hereditaris, f. 72. 7 AST, notaio Giovanni Andrea Boccassini, vol. 146, f.76, test. del 27-2-1636, f. 292, atto del 12-9-1636; ADM, CV, doc. del 10-3-1697, Acta beneficialia Porzia Lupis. 8 Ibidem, doc. del 20-11-1662, Acta preamboli hereditaris, f. 79. 9 AST, notaio Corrado Cavalletti, vol. 316, f. 172; notaio Ignazio Cavalletti, vol. 479, f. 81. 10 Ibidem, notaio Giovanni Sergio Massari, vol. 513, f. 351; notaio Salvatore Viesti, vol. 467, f. 64; Archivio Comunale Molfetta, Catasto Onciario di Molfetta 1753, f. 570. 11 AST, notaio Michele Romano, vol. 646, f. 199; notaio Giuseppe Massari, vol. 700, f. 133; notaio Sergio Maggialetti, vol. 866, f. 86; ADM, FC, Platea 1778, vol. I, f. 342. 12 AST, notaio Salvatore Viesti, vol. 1366, f. 116; ACM, Catasto di Molfetta 1825, stato di sezioni. 13 AST, notaio Salvatore Viesti, vol. 1366, f. 151; notaio Francesco Saverio Pomodoro, vol. 1868, f. 239. 14 AST, notaio Francesco Saverio Pomodoro, vol. 1879, f.78, test. del 18-2-1837. 15 Ibidem, notaio Pietro Calò, vol. 2323, f. 178; vol. 2333, f. 66; ACM, Catasto Urbano Molfetta 1879.
Autore: Corrado Pappagallo
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