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Stato sociale: va riformato, non abbattuto Un’analisi dei Comunisti italiani sul problema del lavoro
15 settembre 2000

Il Partito dei Comunisti Italiani ha sviluppato un’analisi sul lavoro, sullo stato sociale e sull’occupazione e, in collaborazione con “Quindici”, ha predisposto un questionario che può essere compilato e spedito. I risultati del sondaggio (che pubblicheremo su “Quindici”) permetteranno di conoscere meglio la realtà occupazionale di Molfetta. Ecco il documento preparato dai Comunisti italiani. E’ fattore di sviluppo l’abbattimento delle conquiste sociali? Cioè la riduzione delle tutele del lavoro (contratti sindacali, disciplina dei licenziamenti, statuto dei lavoratori)? Cioè la privatizzazione del sistema scolastico, della sanità e delle pensioni? Il welfare, sistema di diritti sociali conquistato con la Costituzione, va riformato ma non abbattuto. La Costituzione italiana ha a suo fondamento il perseguimento della libertà e dell’eguaglianza dei cittadini. Avversa il liberismo. “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”, afferma solennemente l’art. 3 della Costituzione”. La spesa per la solidarietà sociale in Italia è più bassa rispetto agli altri paesi europei. La sinistra (tutta la sinistra) deve ritornare a far valere i diritti dei disoccupati, dei giovani e dei lavoratori e deve impegnarsi per ricostruire, nelle nostre città, un forte sindacato, una attiva CGIL. Ripartiamo dal lavoro, dai diritti dei lavoratori, dalla sicurezza del lavoro. Ricordiamoci che in media in Italia vi sono tre morti sul lavoro al giorno (nel ’99 1.233). In un anno vi sono un milione di infortunati. Nelle nostre città l’esposizione al rischio del lavoro dei marittimi e degli edili è alto. Conosciamo i dati dei disoccupati della nostra città: su 8.473 unità 4.000 sono giovani in cerca di prima occupazione; tremila sono gli operai che cercano lavoro, di loro duemila sono donne. I giovani sono una risorsa inutilizzata. E così le donne. Giovani e donne disoccupate rappresentano il disagio e le sofferenze generalizzate della nostra famiglia. La famiglia monoreddito, poi, non può far fronte al costo della vita (basti pensare al solo costo del fitto della casa). Al lavoro a tempo indeterminato, al posto fisso, si vanno sostituendo lavori precari (temporanei, a part-time): due terzi delle nuove assunzioni sono precarie. Il lavoro precario è l’adattamento alla sopravvivenza, la rassegnazione alla rinuncia dei diritti. Il lavoro nero è il volto della flessibilità e della precarietà del lavoro nel mezzogiorno. Gli effetti: evasione contributiva e fiscale a danno dello Stato, assenza di ogni tutela assicurativa e previdenziale a danno del lavoratore (sottosalario e negazione di ogni diritto). Anche nella nostra città incide pesantemente il lavoro nero; oltre il 30% degli occupati, secondo una stima (garzoni, manovali, collaboratrici domestiche..). Il lavoro interinale è un lavoro temporaneo flessibile e precario per legge: vi fanno ricorso le aziende nei periodi di picchi produttivi. Questa forma di contratto non crea lavoro stabile, e l’avviamento avviene tramite agenzie che ne ricavano un aggio: è la reintroduzione della intermediazione della manodopera che le lotte sindacali avevano cancellato nel dopoguerra. Si vanno poi costituendo i lavori atipici non a tempo determinato, senza vincolo di subordinazione e di esclusiva con una sola impresa. In questo contesto si inseriscono anche i contratti di collaborazione coordinata e continuativa o occasionale. Si sono diffusi nuovi lavori autonomi (circa due milioni di lavoratori in Italia) ma privi di diritti previdenziali e di tutela. E vi sono gli LSU/LPU; rapporti con le pubbliche amministrazioni che non costituiscono un rapporto di lavoro. Quale qualità della vita, quali aspettative del futuro hanno questi lavoratori? E le loro famiglie? Dobbiamo adattarci a sopravvivere senza certezze, nel presente e per il futuro, e a rinunciare ai diritti del lavoro, fisso e comunque a tempo indeterminato? E’ possibile rinunciare alla tutela sociale costruita in Europa dal movimento operaio in un secolo di storia? I lavoratori devono ripartire dalla coscienza di sé: cioè dalla consapevolezza dei lavori che oggi vi sono e dei sacrifici (cioè sfruttamento) che essi stessi subiscono. Iniziamo a riflettere ed a organizzarci. A riscoprire le ragioni e le radici della sinistra, plurale ma unita. Riprendiamo a coniugare i valori della libertà con quelli della eguaglianza. La inchiesta sul lavoro, la proposta di azione locale per lo sviluppo dell’occupazione, la informazione diffusa ad incentivo della occupazione vogliono essere un nostro contributo per dire e fare cose di sinistra, per la sua rinascita, qui ed ora, nella nostra comunità. Per un piano di azione locale per l’occupazione La nostra città è interessata da significativi segnali di ripresa produttiva: gli insediamenti nella zona artigianale ed industriale; la ripresa edilizia con l’art.51, il risanamento della città vecchia e, con il nuovo P.R.G.C., la riqualificazione della costa di Levante in senso turistico-aziendale. A ciò deve accompagnarsi il rilancio della pesca e l’individuazione nel porto di Molfetta di un nodo di trasporto di merci e persone nel programmato “corridoio adriatico”. Il costituito Patto territoriale “conca barese”, di cui è stato promotore il Comune di Molfetta, può costituire una leva per la promozione dello sviluppo locale. Gli istituti scolastici possono inserirsi nei patti territoriali, e proponendosi per la formazione di figure professionali da inserire nelle attività produttive; e coordinandosi nelle azione di formazione continua per i dipendenti delle imprese; e favorendo il reinserimento nel mondo del lavoro delle categorie più deboli. Il Partito dei Comunisti Italiani di Molfetta propone un piano strategico per lo sviluppo formativo, professionale e occupazionale, misurato a: 1. favorire l’occupazione dei giovani usciti dalle scuole, offrendo la possibilità, con una esperienza lavorativa, di porsi in maniera più efficace sul mercato del lavoro; 2. reinserire nel lavoro i lavoratori in mobilità ed i disoccupati di lunga durata. L’intesa va avviata di concerto tra enti locali, sindacati, associazioni di datori di lavoro, scuole.. Proponiamo: 1. accordi istituzionali per potenziare il processo di integrazione tra la scuola ed il mondo dell’impresa (testimonianze aziendali, incontri di orientamento, visite guidate alle realtà produttive e dei servizi, stage e tirocinio formativo); 2. attivazione dei contratti di prima esperienza, della durata di 6/12 mesi, preceduti da un rapporto di stage; 3. attivazione di contratti di reinserimento per i lavoratori in mobilità ed i disoccupati di lunga durata, della durata di 6/12 mesi, preceduti da un rapporto di stage. La regolarizzazione dei rapporti di lavoro e gli incentivi esistenti per le nuove assunzioni APPRENDISTI 1. Giovani: con un minimo di sedici anni compiuti ed un massimo di ventisei anni. Se portatori di handicap il limite è elevato a ventotto anni. Nel settore artigiano il limite di età va dai quindici ai ventinove anni. 2. Durata del contratto: minimo diciotto mesi, massimo quattro anni (elevato a cinque nel settore artigiano). 3. Agevolazioni contributive: il datore di lavoro paga circa £.5.000 a settimana. Se artigiano £.32 a settimana. E’ richiesta la formazione esterna per 120 h.. 4. Agevolazione retributiva: graduale in rapporto all’anzianità di servizio. LE IMPRESE CHE OCCUPANO PIU’ DI DIECI DIPENDENTI sono tenute ad occupare il 12% nuove assunzioni tra disoccupati di lunga durata e lavoratori in mobilità. DISOCCUPATI DI LUNGA DURATA ( iscritti alla lista di collocamento da oltre 24 mesi): Possono beneficiare delle agevolazioni, oltre alla Imprese, gli Enti Pubblici economici, i liberi professionisti. DURATA DEL CONTRATTO: L’assunzione deve essere a tempo indeterminato, anche se a “part time”. AGEVOLAZIONI CONTRIBUTIVE: per 36 mesi. Le Imprese, anche artigiane, godono della riduzione dei contributi INPS ed INAIL al 100%: I datori di lavoro non imprenditori (enti pubblici economici, liberi professionisti ecc.) godono della riduzione del 50% di contributi INPS ed INAIL. LAVORATORI IN MOBILITA’ (lavoratori espulsi dalla produzione per licenziamento) DURATA DEL CONTRATTO: a) a termine, cioè di durata non superiore a 12 mesi i contributi INPS a carico del datore di lavoro sono pari a £.5.000 per settimana. Se il rapporto viene trasformato a tempo indeterminato, la riduzione dei contributi INPS a £.5.000 a settimana si applica per altri 12 mesi. b) a tempo indeterminato, il contributo INPS settimanale di £.5.000 è riconosciuto per 18 mesi, anche se il contratto è a part-time. Se il lavoratore in mobilità è percettore dell’indennità di mobilità e viene assunto a tempo pieno, il datore di lavoro riceve dallo Stato un contributo mensile di circa 600.000 per il residuo periodo di iscrizione dalla lista di mobilità. Tale contributo, comunque, non può protrarsi oltre : 12 mesi (se il lavoratore ha età inferiore a 50 anni) e 36 mesi (se il lavoratore ha compiuto 50 anni). LAVORATORI SOCIALIMENTE UTILI: Le agevolazioni sono cumulabili con altri sgravi contributivi (disoccupazione di lunga durata o mobilità). Ai datori di lavoro privati, agli enti pubblici ed alle cooperative che assumono a tempo pieno ed indeterminato LSU, è riconosciuto un contributo di £.18.000.000. Se l’assunzione è a tempo indeterminato a part-time, il contributo è ridotto in proporzione. Se l’assunzione è a termine o “interinale”, il contributo datoriale INPS è di £.5.000 settimanale per 12 mesi. L’eventuale trasformazione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato, comporta la proroga del beneficio della riduzione contributiva per altri dodici mesi ed il contributo di £.18.000.000. INCHIESTA TRA I LAVORATORI 1. Età ……. 2. Maschio Femmina 3. Coniugato Non coniugato 4. disoccupato da sempre meno di due anni oltre due anni oltre sei 5. causa………………………………………. 6. titolo di studio …………………………….. 7. qualifica attuale …………………………… 8. occupato presso azienda pubblica privata artigiana commerciale industriale famiglia (donne di servizio, baby setter, infermiera) 9. sede lavoro: Molfetta entro 25 Km. tra 25 e 50 Km. oltre 50 Km. navigante pescatore 10. tipo di rapporto di lavoro: a tempo indeterminato determinato parziale in nero autonomo o atipico LSU altro (specificare) 11. reddito: paga sindacale non sindacale in nero a provvigione 12. tutela previdenziale ………. 13. sicurezza del lavoro ………. 14. famiglia: monoreddito plurireddito 15. Figli: n. …… 16. casa: in proprietà con/senza mutuo in fitto in godimento 17. atre indicazioni e segnalazioni ……………………………………………………… I moduli compilati vanno restituiti a: PARTITO DEI COMUNISTI ITALIANI, Via Amedeo, 78 – 700756 MOLFETTA oppure spediti o imbucati nella cassetta della Redazione di QUINDICI – Via A. Volta, 50 – 70056 MOLFETTA
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