Spese elettorali partiti e candidati quante bugie
L’art. 30 della legge 81/1993 sulla pubblicità delle spese elettorali, recita: «1. Salvo quanto stabilito dalla legge, gli statuti ed i regolamenti dei comuni con popolazione superiore a 10.000 abitanti e delle province disciplinano la dichiarazione preventiva ed il rendiconto delle spese per la campagna elettorale dei candidati e delle liste alle elezioni locali. 2. Nei comuni con popolazione superiore ai 50.000 abitanti, il deposito delle liste o delle candidature deve comunque essere accompagnato dalla presentazione di un bilancio preventivo di spesa cui le liste ed i candidati intendono vincolarsi. Tale documento deve essere reso pubblico tramite affissione all’albo pretorio del comune. Allo stesso modo deve essere altresì reso pubblico, entro trenta giorni dal termine della campagna elettorale, il rendiconto delle spese dei candidati e delle liste». I 30 giorni sono ampiamente trascorsi e quasi tutti i partiti hanno presentato il rendiconto della spese. Manca, infatti, quello di Molfetta Futura di Mariano Caputo, il quale evidentemente ora che sta all’opposizione (perché quando era in maggioranza, alzava la mano al cenno del capo Azzollini) appare sempre pronto a fare le pulci ai doveri degli altri e ad ignorare i propri. Brutto esempio per i cittadini. Bene, diamo un’occhiata a queste cifre che confermano ancora una volta l’inutilità di una legge che serve solo ad accrescere la miriade di norme italiane che non servono a nulla perché non funzionano, nessuno controlla, nessuno verifica. La conferma di quest’affermazione ci viene proprio dalle cifre, che appaiono fortemente alterate verso il basso. Chi ha seguito la campagna elettorale ha potuto notare la differenza notevole di spese fra il centrodestra e il centrosinistra, con grande prevalenza e sprechi da parte del primo, che ha denotato un’abbondanza di mezzi economici che non si giustificano certo con un rendiconto, per il solo Pdl, di appena 7.160,40 euro e per il suo candidato sindaco Ninnì Camporeale di appena 17.297,91 euro, addirittura meno della metà di quanto speso dalla sua concorrente di centrosinistra Paola Natalicchio con 41.133,11, mentre il suo partito Signora Molfetta ha dichiarato appena 1.847,84 euro. Verrebbe subito da chiedersi come mai quest’ultima che era notoriamente sprovvista di grandi risorse economiche al punto da fare le collette fra i sostenitori come alla messa della domenica quando il sacrestano gira con un contenitore per raccogliere le offerte, abbia dichiarato più del suo avversario, che pure ha mostrato di spendere molto di più? Ipocrisia come dice qualcuno o ritrosia a mostrare le spese che pure sono state notate da tutti? E così si può affermare che i partiti e i candidati sono bugiardi? Certo, nessuno può mettere in dubbio queste cifre, sarebbe in malafede, ma nessuno può escludere che tale differenza lasci quantomeno perplessi, al punto da indurci a pensare che questa passerella di cifre sia quantomeno inutile e potrebbe esserci risparmiata. Le altre cifre le trovate nelle tabelle allegate e ognuno può farsi l’idea delle spese dichiarate e dell’affidabilità di partiti e candidati. Una sola annotazione balza all’occhio ed è quella dell’Udc e di Pino Amato che, pur avendo speso una discreta somma, non sono riusciti ad approdare in consiglio comunale. Insomma, non è una regola, ma non sempre un grosso investimento di denaro si trasforma in voti.