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Sommersi di rifiuti,paga il cittadino
INCHIESTA
- La vicenda della discarica di Trani sequestrata e i conflitti con Molfetta
15 marzo 2001
Cassonetti stracolmi di rifiuti, operatori in agitazione, strade sporche e maleodoranti. In questi mesi abbiamo visto questo e altro in alcune zone di Molfetta e, al di là di un vociferato sciopero dei netturbini, la situazione per la verità sembrava non avere ragione di essere. Ma in realtà le ragioni c’erano, e forse, nonostante l’emergenza sia rientrata, permangono ancora. Andiamo con ordine. I nostri rifiuti fino a qualche mese fa venivano smaltiti nella discarica di Trani (la discarica municipalizzata della quale dispone il bacino cui Molfetta appartiene); prim’ancora dell’inaspettato sequestro di questa discarica, avvenuto il 17 gennaio scorso, l’Asm di Molfetta aveva ingaggiato una vera e propria “battaglia” con l’Amiu di Trani, alla quale più volte a partire dal 1999, la nostra azienda municipalizzata aveva fatto richiesta di chiarimenti in merito alle tariffe applicate per tonnellata di rifiuto smaltito in discarica. Infatti, un decreto regionale (decr. 70 del 28.07.97) ad oggi fissa i criteri per la determinazione della tariffa di smaltimento, ed è proprio sulla base di questo decreto che ripetutamente, in questi anni, si era fatto notare all’Amiu di Trani l’eccessiva entità dei costi imposti agli altri Comuni del bacino: la tariffa, alla voce relativa ai costi di post-gestione dell’impianto di discarica, registrava un picco per molti inspiegabile e sproporzionato (oltre il 40% dell’intera quota tariffaria).
Lo scontro con l’Amiu di Trani
Una discarica, infatti, a saturazione avvenuta, necessita di un’adeguata sistemazione e di un periodo di gestione post-mortem che può durare anche cinquant’anni (contro i dieci anni di vita media dell’impianto); è giusto, dunque, che la tariffa comprenda, così come già avviene, anche il prezzo da pagare negli anni successivi alla chiusura della discarica. A tale proposito, al di là della non conformità al decreto regionale registrata dall’Asm di Molfetta per i costi imposti dall’Amiu di Trani, nacque due anni fa un’intesa politica tra le due amministrazioni comunali: Molfetta avrebbe pagato solo i costi di gestione corrente della discarica, impegnandosi a partecipare poi ai necessari interventi di sistemazione e post gestione dell’impianto. Quest’accordo, che avrebbe consentito alla nostra Asm di sostenere uno sforzo economico assai inferiore (di molte centinaia di milioni), fu annullato inspiegabilmente a fine anno ‘99 dall’Amiu di Trani che decise di porsi contro una decisione del consiglio comunale di Trani, pure siglata da una regolare delibera.
Un prezzo troppo elevato
Fra alterne vicende, chiarimenti reclamati e mai accordati, lettere di protesta o di risentito diniego, il tam tam è proseguito fino a febbraio 2000, quando l’allora commissario straordinario per l’emergenza rifiuti in Puglia, nonché presidente della Regione, Distaso, ribadisce il necessario rispetto del decreto che disciplina le tariffe dello smaltimento dei rifiuti in discarica. E così, dopo qualche mese l’Amiu di Trani si ritrova a dover rendere ragione del sistema tariffario imposto ai Comuni del bacino in una conferenza di servizio con la Provincia: in quella circostanza l’Ecomag (società di certificazione), su commissione della stessa Amiu, presenta un’analisi con la quale si “giustificano” le tariffe, nonostante di esse si registri una sostanziale divergenza rispetto alla normativa stabilita dal decreto regionale. Tant’è che l’Ecomag suggerisce di fatto un dimezzamento del capitale da cumulare per garantire la post gestione della discarica. Ancora, qualche tempo dopo anche la Provincia si esprime pur con un parere tecnico e non con una vera e propria disposizione: il prezzo massimo “consigliato” dalla Provincia corrispondeva a 60.000 lire per tonnellata (a fronte delle 79.500 lire che dal 1998 i comuni del bacino versano all’Amiu di Trani). Né va trascurato il fatto che negli ultimi anni a Trani si sia registrata una sostanziale differenza dell’entità della tassa sui rifiuti a carico dei cittadini, rispetto agli altri comuni del bacino: la nostra tassa dell’ordine di 300.000 lire (per una casa di 100 m2), ci pare curiosamente più alta delle circa 200.000 lire pagate da un tranese per un’abitazione della stessa superficie, a parità di condizioni nei finanziamenti comunali. Infatti sia l’Amministrazione di Trani che quella di Molfetta coprono circa per il 50% il costo della gestione “spazzatura”.
Città sporca a zone
E’ abbastanza singolare che le schermaglie tra Asm di Molfetta e Amiu di Trani negli ultimi mesi si fossero estese persino agli operatori. Infatti succedeva spesso, da qualche tempo a questa parte, che gli autoarticolati dell’Asm di Molfetta, colmi di rifiuti da depositare in discarica, facessero viaggi a vuoto: non tutti i mezzi della nostra azienda municipalizzata erano “ben accetti”, e, per la verità, la pioggia, ragione addotta dall’Amiu per molti mesi non sembra oggi motivo sufficiente a giustificare pienamente i disagi a cui sono stati costretti gli operatori di Molfetta. I turni, infatti, si sono via via moltiplicati, senza che neppure gli straordinari riuscissero a coprire i tempi di trasporto in discarica, divenuti, inutile dirlo, assai più lunghi. Lo scorso gennaio, pertanto, i lavoratori Asm della nostra città danno inizio a uno stato di agitazione: bloccano gli straordinari, rifiutandosi di sottoporsi agli estenuanti ritmi degli ultimi tempi, ingiustificati, e anzi, a loro dire, non altro che “ridicoli dispetti” perpetrati loro malgrado dall’azienda di Trani. Il risultato? Molfetta sporca a zone per molti giorni.
Sequestro della discarica
L’ultimo atto di questa vicenda, il più inaspettato, è il sequestro della “famigerata” discarica tranese. Lo scorso 17 gennaio l’autorità giudiziaria ordina la chiusura dell’impianto per la mancata osservanza di un’ordinanza che già da qualche mese aveva annullato, per questioni puramente formali la pubblica utilità dell’opera. Il paradosso è che ora bisogna sgombrare l’intera area dai rifiuti per restituire i terreni ai proprietari originari...oppure pagare un esoso indennizzo agli stessi. Chi pagherebbe in questo caso? E’ assai probabile, tuttavia, che ancora una volta siano a chiamati a coprire i costi tutti i Comuni del bacino, Molfetta compresa. Naturalmente il provvedimento ha seminato panico nelle città del bacino: all’Asm di Molfetta dopo due giorni, saturati tutti i camion, i semirimorchi, e perfino l’aia di biostabilizzazzione dei rifiuti di cava “Coda della Volpe”, non c’era altra soluzione che smaltire i rifiuti nella discarica privata di Andria. Questo ha comportato un aumento dei costi di trasporto, con l’aggravante che con Andria non essendoci accordi di nessun tipo, non esiste la possibilità di differire il pagamento dei costi di post gestione dell’impianto. Morale: è plausibile che i cittadini vedano lievitare a breve la tassa sulla spazzatura del 20%.
Massimiliano Piscitelli Tiziana Ragno
Discarica esaurita e dopo?
La discarica di Trani si sarebbe esaurita in ogni caso nel giro di un anno, quella di Andria non gode di migliore sorte: si prevede possa chiudere i battenti (salvo ampliamenti) addirittura prima, nel prossimo aprile. Che fare dunque? Incrementare la raccolta differenziata per ridurre al minimo la quantità di rifiuto destinato allo smaltimento in discarica ci pare a questo punto non solo un segno di civiltà, ma un’indispensabile strategia di reazione a questa emergenza che sembra davvero non ammettere altre soluzioni. Si punterà alla stabilizzazione dei rifiuti indifferenziati nell’impianto di compostaggio, in modo da ridurre il peso e il volume, nonché all’utilizzo dello stesso impianto per compostare i rifiuti organici. Inevitabile in tutti i modi sarà la realizzazione di una nuova discarica; ed è auspicabile che questa volta a realizzarla sia, magari, una società d’ambito a partecipazione dei comuni del bacino e della Provincia. Nel frattempo la sperimentazione delle isole ecologiche e della raccolta differenziata porta a porta (da avviare entro l’estate) sono passaggi obbligati per l’adeguamento al decreto Ronchi e quindi per il passaggio da tassa sulla spazzatura a tariffa previsto dallo stesso decreto.
Massimiliano Piscitelli
La parola ai tranesi: qui tutto regolare
“Massima trasparenza: qui è tutto regolare”. Senza mezzi termini il direttore dell’Amiu di Trani, Carmine Ronchi (casuale omonimo dell’ex ministro autore del decreto sui rifiuti), neutralizza tutte le accuse dell’Asm di Molfetta che ha citato in giudizio la municipalizzata tranese chiedendo l’accertamento negativo del credito; in altre parole si è chiesto all’autorità giudiziaria se esistano effettivamente condizioni tali da giustificare l’ammontare del debito contratto da Molfetta sulla base del piano tariffario della discarica. Ci spiegano che il decreto regionale del ’97 (sul quale più volte l’Asm ha richiamato l’attenzione di Regione e Provincia) sarebbe basato su formule empiriche e di fatto inapplicabili. Aggiunge Ronchi che quel decreto regionale sarebbe superato da una successiva direttiva comunitaria del 1999, che fissa la durata minima del post esercizio a trent’anni; pur noi verificando la non corrispondenza tra le due disposizioni legislative (l’una, regionale, si riferisce ai costi, l’altra, europea, si riferisce ai tempi), tuttavia l’Amiu di Trani difende il suo piano tariffario proprio sulla base di questa direttiva, facendo inoltre appello alla delibera del consiglio comunale di Trani che a ragione fissa i tempi di post gestione a ben cinquant’anni. Smentisce, inoltre, che l’Ecomag (società di certificazione), nel suo rapporto dello scorso anno abbia registrato un eccesso della tariffa alla voce “post-gestione”. Quanto alla vicenda dei dispetti tra gli operatori, Ronchi parla di un’autentica invenzione: alcuni automezzi di Molfetta (e solo di Molfetta), avrebbero creato seri problemi all’interno della discarica impantanandosi e quasi ribaltandosi sul suolo poco stabile della cava in contrada Puro Vecchio. “Abbiamo anche scattato delle fotografie ! - ha tenuto a precisare il direttore dell’Amiu – ed è per tutelare l’incolumità degli operatori che abbiamo accettato solo alcuni mezzi, quelli che non davano problemi.” Il recente sequestro dell’impianto dovuto a vizi formali, impone alla stessa Amiu lo sgombero dell’ex cava di marmo in trenta giorni: così secondo il Gip di Trani, ma la realtà è ben diversa. L’azienda tranese sta effettuando le dovute valutazioni ed è decisa a ricorrere in appello per evitare il grande esodo dei rifiuti. Del resto non è immaginabile che una cava piena di sette anni di rifiuti provenienti da cinque Comuni, possa essere tutta di un colpo svuotata e rimessa a nuovo. Enorme l’impatto ambientale, ingestibili le modalità di sgombero.
Massimiliano Piscitelli Tiziana Ragno
Asm e commercianti…disimballatevi!
Lo scorso 24 febbraio Legambiente ha ordinato: “disimballiamoci”! Davanti a maxi store, a ipermercati e supermercati d’Italia squadre di attivisti hanno disimballato i consumatori accumulando gli imballaggi e sensibilizzando a un consumo più critico. A Molfetta, a corso Umberto, dinanzi a un supermercato, l’iniziativa si è arricchita della partecipazione di oltre cento bambini e delle “Bande del cigno” Legambiente che, guidati dagli educatori della ludoteca “Casa per la Pace”, hanno conosciuto nuovi giochi di strada e soprattutto come si può aiutare l’ambiente anche giocando. Si è dato vita infatti allo “stappaschiacciaeritappa” bottiglie di plastica, che ha visto tutti i bambini premiati con quaderni in carta riciclata messi a disposizione dall’Asm. A consumatori e passanti sono state inoltre offerte borse di tela, alternative agli anti-ecologici shopper di plastica ed è stato spiegato quanto alta sia l’incidenza degli imballaggi nella produzione e nello smaltimento dei rifiuti: basti pensare che 24 tonnellate al giorno di rifiuti della nostra città derivano esclusivamente da imballaggi spesso inutili e superflui. Un costo doppio per il consumatore: a monte, quando l’imballaggio viene prodotto, e alla fine, quando deve essere smaltito. Un costo ambientale troppo alto: a monte, per i processi produttivi e le materie prime, e alla fine, in discarica. E’ opportuno, dunque, che si orientino i consumi verso prodotti poco e meglio imballati: con materiali sostenibili, ad alta biodegradabilità, recuperabili e riciclabili, a basso impatto ambientale sia nella produzione sia nello smaltimento (bandito il polistirolo non biodegradabile e tossico per giunta). Un’alternativa ci può essere. Ci sta provando il circolo Legambiente di Molfetta insieme con l’Asm e l’associazione di commercianti Molfetta Shopping. Sta nascendo, infatti, un protocollo d’intesa non solo per il recupero, ma anche per la riduzione degli imballaggi. La strategia del recupero, infatti, è coerente se affiancata da una radicale e decisa razionalizzazione dell’imballaggio: non ha senso produrre ciò che è superfluo e poi recuperarlo, più ragionevole ed economico sarebbe quantomeno ridurne la produzione. L’intesa tra Legambiente, Asm e commercianti si fonda sull’idea di “fare sistema”, armonizzando diverse esigenze: quelle della sostenibilità, quelle amministrative e quelle economiche; l’auspicio è che in ogni caso a trarne vantaggio siano quelle collettive.
Massimiliano Piscitelli
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