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Solidary Food, un pasto caldo per tutti Come combattere la povertà anche della classe media
15 maggio 2014

Molfettesi? Brava gente! Non solo l’adattamento di un detto comune ma un’affermazione che oggi, più che mai ci sembra appropriata. Capita sempre più spesso di ritrovarsi spettatori inconsapevoli di realtà a cui, crediamo, di non poter porre rimedio. La povertà, il disagio, la mancanza di lavoro, la solitudine, a livello globale e nella nostra città a livello locale, non sono più situazioni sporadiche ma strutturali. Molfetta vive situazioni di grande disagio socio- economico. Le classi sociali, che fino ad un decennio fa erano annoverate tra i benestanti, si ritrovano a fare i conti con la “crisi”. Pensionati, famiglie monoreddito o con redditi bassi, disoccupati, liberi professionisti, sempre più spesso e con dignità, si rivolgono ad enti o associazioni che garantiscano loro la fruizione di un pasto caldo. Una delle realtà che testimonia l’aumento del fenomeno delle nuove povertà è senza dubbio la mensa sociale presso la casa canonica della parrocchia di San Domenico, fondata dal parroco Don Franco Sancilio. Presso l’ingresso della sede di via Giovene ogni giorno, festivi ed estivi compresi, già a partire dalle ore 11,30 si forma un capannello di cittadini che aspettano di consumare il pranzo. Molte parrocchiane, eroine dell’altruismo e della solidarietà, quotidianamente preparano e servono pasti per ospiti in numero sempre crescente, raggiungendo anche i 30 ospiti. Tutto si fonda sulla sensibilità delle donazioni, delle offerte, meritevoli di plauso perché provenienti, in maggioranza, dai residenti del quartiere nel quale la parrocchia è situata, già colpito dalla crisi. Ma Don Franco ed il suo “team” guardano avanti, alla ricerca di soluzioni che aiutino ad aiutare. Provvidenziale, è il caso di dirlo, è il ritorno nella sua città di Michele De Vincenzo e di sua moglie Delyth, i quali hanno proposto al parroco la creazione Solidary Food. Nata come pagina Facebook, Solidary Food, intende divulgare l’esperienza della mensa sociale, sensibilizzando la cultura della donazione, di qualunque tipo essa sia: tempo, denaro, generi alimentari, abbigliamento dismesso, ribadendo che tutto ciò che a noi non serve più, può essere utilizzato da un ospite della mensa. I risultati del profilo Facebook di Solidary Food sono stati sorprendenti; sin dalle prime settimane, si sono registrate centinaia di adesioni al gruppo che hanno prodotto una entusiastica disponibilità a collaborare. La messa in rete di una esperienza di solidarietà cristiana è stata proposta da Michele e da sua moglie Delyth i quali hanno la naturale predisposizione ad aiutare il prossimo. Michele e Deliveth hanno per anni gestito, col figlio Jo un avviato ristorante a Montecarlo, da Michele di zia Teresa (per distinguerlo da numerosi cugini omonimi), che ha ospitato il jet set monegasco e non solo, all’interno del quale era presente il quadro raffigurante lo sbarco di Maria Santissima dei Martiri e lo stemma del Comune di Molfetta; principi, calciatori, rock star, stilisti hanno apprezzato le gioie della cucina e l’olio di oliva prodotto a Molfetta che il nostro concittadino ha proposto loro. Nata in Galles sua moglie Delyth, ha condiviso un progetto di vita che li ha portati in varie regioni del mondo per offrire ciò che riuscivano a raccogliere, cibo e generi di sostentamento, anche grazie ai loro amici. Entrambi ricordano la loro permanenza in Bangladesh, i bambini abbandonati per strada, vittime della fame e del turismo sessuale. Delyth afferma che donare dovrebbe essere “automatico”: perché affannarci ad accumulare beni inutili se la maggioranza della popolazione mondiale lotta per la sopravvivenza? Perché non donare ciò che noi è superfluo mentre per gli altri rappresenta la vita? Nel DNA della sua famiglia di origine c’è il gene della generosità. Sua sorella Rhiannon, proprietaria nel Galles di un salone per parrucchiere, ogni giorno, prima che i suoi dipendenti inizino il proprio turno di lavoro, lava e taglia i capelli a sei “senza fissa dimora”, nonostante, da anni, combatta con coraggio la malattia, senza eroismi, senza clamore,in maniera automatica! Michele e Delyth, mettendo a frutto l’esperienza e la fitta rete di amicizia, hanno invitato ristoratori, gestori di locali, semplici cittadini a donare ciò che non si riesce a vendere in giornata ma che è ancora buono i giorni successivi. Hanno invitato chef internazionali, come Antonio Bufi di Eataly, a mettersi alla prova presso la casa canonica preparando un pranzo che nulla ha da invidiare ai ristoranti recensiti dalla guida Michelin. Tutti hanno accettato, come è naturale che sia, perché poche ore trascorse con gli ospiti della mensa della casa canonica gratificano più di commensali “vip”, abituati all’opulenza. Michele sa trarre il meglio dalle persone che hanno potenzialità a loro stesse sconosciute, svolgendo egli stesso, una funzione sociale di aiuto. Molte altre donne si stanno avvicinando alla casa canonica, donne che stanno vivendo un dolore ma che stanno trovando, in questa attività di volontariato, una ragione per continuare ad andare avanti. Che bello poter vedere sulla pagina facebook, le foto delle pietanze e delle sorridenti signore intente nella santa opera di preparazione del cibo e i volti soddisfatti degli ospiti a cui non manca una chiacchierata con le cuoche e con Delyth e Michele, capaci di far sentire chiunque unico e importante e di strappare un sorriso anche al più disilluso degli uomini. La strada è tracciata, la gara di solidarietà aperta. Chiunque può dare il proprio contributo, accedendo alla pagina facebook di Solidary Food o di Michele, niente è scontato, nulla invano, ogni donazione preziosa. Il mare è composto di gocce, tutte importanti e l’unione fa la forza. Dar da mangiare agli affamati, non solo parola del Signore per il credente, ma dovere morale verso gli ultimi e cosa buona e giusta per tutti. Ce l’ha insegnato anche l’indimenticabile don Tonino.

Autore: Beatrice Trogu
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