Dopo la proposta di convalidazione della Giunta delle elezioni espressa il 4 luglio 1914, l'elezione politica di Molfetta del 26 ottobre 1913 - contrastata da Gaetano Salvemini, sconfitto dall'avv. Pietro Pansini - fu discussa alla Camera dei Deputati il 5 marzo 1915.
Per quella discussione Gaetano Salvemini preparò la “Relazione della minoranza della Giunta delle elezioni. La elezione politica di Molfetta alla Camera dei Deputati”, a firma dell'on. Giacomo Ferri, che fu stampata a Molfetta dalla Tipografia Ed. Michele Conte. In essa si chiedeva alla Camera di fare giustizia su quella elezione, rimandando gli “Atti” alla Giunta perché procedesse a una vera e completa inchiesta su tutte le gravi e documentate denuncie presentate. La richiesta fu però respinta con 189 voti contrari, 57 favorevoli e 22 astensioni, e così la Camera votò la convalidazione definitiva dell'on. Pietro Pansini, contro cui scattarono indignati i più grandi giornali italiani.
Il “Secolo” del giorno 6, riferendo su “L'elezione di Molfetta convalidata dopo una vivace discussione alla Camera”, evidenzia che il Deputato Ettorre Ciccotti, parlando a favore di Salvemini, fece notare in particolare come “l'elezione fosse il frutto di quel sistema elettorale voluto e favorito dal ministero Giolitti" (cit. da Sergio Bucchi nella sua Introduzione a G. Salvemini, “Il Ministro della mala vita”, Bollati Boringhieri, Torino 2000).
Presente a quella discussione fu anche Edoardo Giretti, il quale scrive
Il 6 a Salvemini: "il risultato della discussione di ieri era prevedibile, ma c'è voluto tutto lo sforzo massimi del giolittismo per assicurarlo. Quando ci vedremo ti dirò gli incidenti e gli episodi. Alcuni amici mi consigliavano di evitare l'attacco al giolittismo per guadagnarti qualche voto. Ho resistito convinto che 1°) qualche decina di voti in più non avrebbe mutato il risultato; 2°) che tu devi venire qui dentro a fronte alta e senza compromessi o “fregature” di nessun genere. (. . . ). Non ti dirò niente di nuovo dicendoti che la tua venuta qui farebbe poco piacere anche a taluni che hanno votato in tuo favore”.
Significativo al riguardo è quanto scrive sulla “elezione capestro" di Molfetta "La Sentinella delle Alpi" di Cuneo, diretta da Tancredi Galimberti: “per quanto poca stima io abbia della maggior parte dei nostri onorevoli credo che alla convalidazione del Pansini abbia concorso qualche speciale ragione dì antipatia verso il Salvemini", il quale “riesce naturalmente antipatico alla mediocrità loro ed alla mediocrità di cui essi sono 1'espressione. Il Salvemini ha il torto di essere una figura intellettuale e morale di primo ordine, la cui presenza a Montecitorio non potrebbe a meno di riuscire molesta ai frasaioli, ed ai barattieri, agli stupidi ed ai furbi, che si danno convegno a Roma”.
Circa poi "L'on. Pansini convalidato", scrive Giuseppe Prezzolini
sul “Popolo d'Italia” del 6 marzo: "Come avevamo preveduto la Camera ha convalidata l'elezione di Pansini. Tutta la seduta è stata molto più
vivace di quello che non si potesse aspettare, e forse fra gli ingenui che affollavano le tribune più d'uno avrà aperto l'animo alla speranza che i discorsi poderosi, pieni di sincerità e di una ferrea logica degli on. Giretti, Ciccotti e Montemartini avessero fatto breccia nella massa dei deputati. Ma non convalidare significava fare eleggere domani Salvemini. E questo sarebbe stato uno schiaffo per Giolitti; ora la Camera presente è troppo legata a Giolitti per poterlo non che schiaffeggiare, ma soltanto scontentare!”.
Nonostante ciò, Salvemini scriveva a Giustino Fortunato, il 7 marzo, di essere d'accordo con lui che alla Camera le cose fossero andate meno peggio che non avesse previsto: “credevo, per es. - egli dice - che non si sarebbero trovate neanche le dieci firme per l'appello nominale. Invece se ne sono trovate per fare due appelli”.
Sulla vittoria del Pansini, per altro, lo stesso Giretti, nella lettera del 6 marzo, faceva a Salvemini una “commissione da parte dell'on. (Mario) Magliano, della Giunta delle elezioni”, il quale - egli scrive - “mi disse ieri che non ha potuto mettersi contro Pansini al quale deve riconoscenza personale per essere stato difeso da lui molti anni fa per processi di stampa" (v. G. Salvemini, "Carteggio 1914-1920”).
Anche Giustino Fortunato, scrivendo a Salvemini l'8 marzo, dice che Filippo Meda, relatore della convalidazione, "vinse solo per il gran da farsi che si diedero il Peano e il Facta”(G. Fortunato, "Carteggio 1912-1922”), sui quali così scrive “L'Avanti!” del 7 marzo ("L'elezione di Molfetta. Il “pollice verso” contro Salvemini): "gli on. Camillo Peano e Luigi Facta appena giunti a Montecitorio raggiunsero tre o quattro bracchi per la battuta dei corridoi e si posero al lavoro. E' stata una corsa affannosa – scrive l'Avanti -, una crociera accanita su e giù per gli scaloni fra l'aula e le adiacenze, nella biblioteca nella farmacia della Camera, ovunque vi fosse un deputato incerto o differente da reclutare e condurre al fuoco a favore di Pansini contro Salvemini”.
Intanto a Molfetta, dove la cittadinanza aveva avuto modo di leggere la “Relazione” presentata dal Ferri alla Camera, l'esito di quella discussione fece rialzare la voce al “partito pansiniano”, zittito da quello “salveminiano” nelle elezioni amministrative dell'ottobre precedente, in cui gli amici di Salvemini conquistarono l'intero Consiglio comunale e elessero poi Sindaco il dott. Graziano Poli. Questi non mancò, dopo il giudizio della Camera, di inviare a Salvemini un telegramma di solidarietà, così redatto: "Questo Consiglio prima tornata dopo scandalosa convalida elezione politica deliberava unanime sicuro interprete grande maggioranza popolazione riaffermare solidarietà vostro nome sempre segnacolo comuni immutabili ideali vessillo future vittorie”. Da parte sua Salvemini rispose da Firenze al Sindaco: "Ringrazio affettuosamente augurando tenacia e propositi concordia di opere”.
Il “partito pansiniano” invece pubblicò un foglio volante per ricordare a Salvemini e “agli amici del suo cuore” di mantenere fede ad alcune facili promesse elettorali, fatte nonostante le pessime condizioni del bilancio comunale, e nel contempo incitava i cittadini a domandare “al Professore dell'Università una sua memoria nella quale venga chiarendo a don Graziano e compagni la maniera per attuare il promesso sgravio delle tasse e della promessa vendita della farina a buon mercato”.
A questo foglio “pansiniano” (fotoriprodotto, con l'errata annotazione a penna “1913”, nel numero speciale della “Rassegna Pugliese” del sett.-dic. 1973, dedicato a Salvemini) seguì la pubblicazione, il 28 marzo 1915 (Domenica delle Palme), di un numero unico “salveminiano”, senza alcun nome però del curatore, stampato dalla Tip. Vito Antonio Picca & Figlio, col titolo “Le palme all'avv. Pietro Pansini” e il sottotitolo “La elezione politica di Molfetta giudicata dalla stampa italiana”.
Inventariato nell'«Archivio Gaetano Salvemini» a cura di Stefano Vitali (p. 396), lo stampato è stato gentilmente conferito in fotocopia dall'Istituto Storico della Resistenza in Toscana, Firenze, per interessamento del prof. Ernesto Ricci, che qui si ringraziano pubblicamente.
La pubblicazione è così motivata nell'articolo di apertura, “L'opinione pubblica italiana e l'elezione giolittiana di Molfetta:
“Gli elettori del collegio elettorale politico di Molfetta, il cui sacrosanto diritto di rendersi partecipi della vita pubblica italiana venne conculcato da una masnada di facinorosi sotto l'alta protezione degli sgherri alla dipendenza del ministro della malavita e dei suoi luogotenenti, non saprebbero rilevare occasione più propizia di questa per offrire a Gaetano Salvemini, vittima delle elezioni del 26 ottobre 1913, un'altra prova di affetto e di solidarietà; e per esternare, ancora una volta, al suo competitore, avv. Pietro Pansini, il loro disprezzo per la sua condotta squalificata così solennemente dalla stampa pubblica di ogni partito”.
Di questa stampa è pubblicato nella prima pagina, in cui vi è anche lo scambio dei telegrammi tra il Sindaco Poli e Salvemini, un brano sulla elezione, datato 7 marzo, tratto dal “Giornale d'Italia”, seguito, in seconda pagina, da “Una convalidazione penosa” del “Corriere della Sera” del 6 marzo 1915. Dopo la riproduzione del citato articolo di Prezzolini, datato Roma, 5 notte, segue, in terza pagina, un altro articolo del “Corriere della Sera” (“Per una provata reità”), del 15 marzo 1915, e, oltre alla citata “Elezione di Molfetta" dell' “Avanti” del 7 marzo, anche un altro brano (“Malavita”) dello stesso giornale, a firma R. PR.. Chiude la quarta pagina “I Radicali e Giolitti”, datato Roma, 6 notte (senz'altra indicazione), a cui segue la citata chiusa del lungo e importante articolo apparso su "La sentinella delle Alpi”.
In fine allo stampato, il curatore scrive che erano giunte alla redazione “parecchie lettere da Gallipoli, da Casarano… inneggiando a Gaetano Salvemini”, il quale era stato in quei giorni validissimo cooperatore a Gallipoli della vittoria dell'on. Antonio De Viti de Marco, rieletto alla Camera dopo la morte dell'on. Stanislao Senape De Pace.
Sono lettere - si dice - di forti organizzazioni, di eminenti cittadini che ringraziavano commossi, che domandavano libri, fotografie del nostro Salvemini. Noi - continua l'anonimo redattore - non possiamo che essere orgogliosi di tanto entusiasmo dei cittadini del Collegio di Gallipoli per il nostro Salvemini; migliore risposta non può darsi ai gufi pansiniani, che annasano affamati qualche “manicaretto” anche lì ove unanimità di popolo ha delirato per il Prof. Gaetano Salvemini. Ci addolora però il fatto che altro tempo avrebbero dovuto scegliere i pansiniani per la polemica. . . (allusione al foglio volante?) e se uomini migliori fossero stati in mezzo a loro abbiamo fiducia che tutto ciò sarebbe stato per ora messo a tacere”.
Pasquale Minervini (Centro Studi Molfettesi)