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Sfiorata la rissa in consiglio comunale
23 maggio 2002

MOLFETTA – 23.5.2002 Cresce l'intolleranza della maggioranza di centro-destra nei confronti del centro-sinistra in consiglio comunale. Nell'ultima seduta si è addirittura sfiorata la rissa, con un consigliere di destra che ha tentato di aggredirne uno di sinistra (Antonello Zaza), solo per aver chiesto la verifica del numero legale. E tutto ciò solo perché l'arroganza dei numeri non fa accettare l'idea che ci sia qualcuno che voti contro o che sollevi qualche eccezione. Il sindaco, poi, sembra che abbia deciso di snobbare lo stesso organo istituzionale: è quasi sempre assente. Non parliamo degli assessori, anche questi fantasma in consiglio. Non si riesce a comprende il motivo di questo comportamento. Insomma, se continua così, si rischia di mettere in discussione anche i principi di democrazia. Probabilmente tutto nasce a causa della guerra interna che sta avvenendo all'interno del centrodestra per l'attribuzione degli assessorati che verranno aumentati di 4 unità (a spese dei cittadini), ma di questo passo non basteranno 4 poltrone da dividere, ne occorrerebbero almeno 8. Inspiegabili appaiono anche alcune decisioni come quella di bloccare le assunzioni: ci sono 6 vigili urbani vincitori di concorso che non vengono assunti. La spiegazione ufficiale è che il patto di stabilità impedisce di aumentare la spesa. L'opposizione, invece, sostiene che non si vogliono assumere, malgrado ce ne sia assoluto bisogno. E il traffico cittadino, ormai in pieno caos, lo dimostra. Altro argomento di scontro è la crisi del mercato ittico, dove Forza Italia ha riscoperto un'insolita vocazione pubblicistica, malgrado lo sbandierato liberismo di Berlusconi e compagni. Eppure in consiglio comunale, dietro richiesta dell'opposizione, non veniva affrontato l'argomento, né la maggioranza riusciva a fare alcuna proposta e solo dopo 3 ore si è riusciti ad entrare nel merito, con una relazione dell'assessore alle attività produttive, Tammacco, che faceva acqua da tutte le parti. E alla fine saltava fuori l'idea di affidare il mercato agli astatori, escludendo gli armatori. Assurdo! Insomma, sembra che si voglia svuotare il consiglio comunale, per trasferire le discussioni davanti al bar, come fanno molti consiglieri di centro-destra, che credono di amministrare il Comune come casa propria, continuando a disertare le sedute e a far venire meno il numero legale, come è avvenuto anche l'ultima volta, quando sono scesi drasticamente da 23 a 13 i consiglieri di maggioranza durante la discussione sul disegno di legge che liberalizza il mercato di armi. Non c'era il numero legale ed il Consiglio comunale è stato sospeso. “Hanno preferito andare a cena – dicono i consiglieri di opposizione -, senza nemmeno chiedere la sospensione del Consiglio, tanto non si stava discutendo di cose importanti! Non è importante infatti per la maggioranza di Centrodestra capire ed esprimersi su cosa sta decidenso il Parlamento italiano a proposito dell'import-export di armi. Lo chiamano disegno di legge per facilitare la ristrutturazione e le attività per la difesa europea, ma nei fatti serve ad ampliare gli spazi per esportazione di armi in paesi extra-comunitari. Attualmente, in base alla legge 185 del 1990: - è vietato esportare armi in contrasto con la lotta al terrorismo, in stati che violano i diritti umani e in quelli che sono in conflitto; - esiste un sistema di controllo sulla destinazione finale delle armi; - sono noti ed oggetto di controllo le aziende produttrici, i materiali esportati, il valore, il destinatario e le banche finanziatrici; - ogni anno il governo relaziona sullo stato e sulle attività del mercato delle armi. Se venisse approvato il disegno di legge 1927 attualmente in discussione al Parlamento: - non sarebbe più vigente la cosiddetta "licenza individuale" da rilasciare ai singoli operatori per il commercio o il transito di componenti o armi finite, ma una "autorizzazione globale di progetto" a fronte di una descrizione sommaria dell'iniziativa commerciale; - basterebbe esplicitare il destinatario, che può essere solo un intermediario, e non il destinatario finale; - non ci sarebbe più bisogno di accordi intergovernativi per importare o esportare armi, ma basterebbero accordi anche tra singole industrie; - sarebbe vietata l'esportazione solo in paesi con governi responsabili di GRAVI violazioni dei diritti umani come se non bastasse la violazione in sè. Praticamente se non vengono fatte stragi di massa il commercio è ammissibile. Con questo disegno di legge il governo decide di adottare una politica rinunciataria, mentre l'Italia può continuare a svolgere un ruolo guida nel complesso processo di regolazione pacifica delle relazioni internazionali. Gino Strada, il chirurgo Presidente dell'Associazione Emercency, che interviene quotidianamente per soccorrere e curare i bambini colpiti dalle mine antiuomo, ha parlato spesso di incontri tra imprenditori e politici per valutare qual'è la forma migliore da dare alle bombe perchè vengano confuse con giocattoli e attirino più bambini da mutilare o ammazzare. Questa è purtroppo una situazione molto significativa che ci fa capire cosa andiamo ad incentivare potenziando il mercato delle armi. Ed il Centrodestra ha detto sì al disegno di legge che ne sostiene la liberalizzazione”. Adelaide Altamura
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Nessuna omertà, si è trattato di opportunità. In questa città molti politici sono incapaci di avere una cultura della tolleranza e, se avessimo fatto il nome del consigliere (Michele Di Molfetta, così sono tutti contenti), avrebbero detto che "Quindici" è fazioso e che sono tutti comunisti antidemocratici, e così via. Vedi Berlusconi, per intenderci: se queste cose le dicono loro, va bene, se le dicono gli avversari, no. Non ci siamo voluti prestare alle strumentalizzazioni. Poi, vista la grande richiesta di conoscere il nome, e la concomitanza dell'intervento del lettore che lo rivelato, lo abbiamo reso noto. Se ci fosse stata omertà, non avremmo inserito nemmeno l'intervento del lettore. Caro Sig. De Cesare, nella mia vita professionale e personale, non mi sono fatto mai intimorire da nessuno e chi mi conosce lo sa bene, nè mi preoccuperei di un Di Molfetta qualsiasi, ma ho rispetto delle istituzione che, purtroppo, questo soggetto dovrebbe rappresentare. E rispetto le istituzioni. La prego, perciò, di non essere superficiale nei giudizi sui giornalisti: in questa città solo un giornalista ha avuto il coraggio in passato e ancora oggi di dire tante cose che gli altri hanno sempre taciuto. Non posso, perciò, accettare il suo rimprovero. Per me e per la redazione di "Quindici" parlano i fatti e la nostra storia, fatta anche di coraggio di fronte alle aggressioni continue di politici e anche di presunti colleghi, di intimidazioni, di insulti, solo perché abbiamo deciso di fare un giornale libero e di restare noi stessi liberi e non servi come altri.





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