Giorgio Latino con Enzo Garinei
MOLFETTA - Alla scoperta del grande artista, ma anche dell'uomo Enzo Garinei a Molfetta che ha raccontato la sua storia all’Assessore alla Cultura Sara Allegretta e al pubblico attento presente alla Cittadella degli Artisti di Molfetta, rispondendo alle domande di Giorgio Latino, che vanta l’amicizia col Maestro, ma soprattutto è noto al grande pubblico molfettese come attore, autore e registra teatrale.
La sua prima comparsa sul mondo del cinema (ha recitato in 106 film) è nel film “Signorinella” nel 1949, seguita dalla partecipazione a numerosi film che avevano come protagonista il principe Antonio De Curtis, Totò: Totò cerca casa, Totò cerca moglie, Totò, Peppino e i fuorilegge, Totò, Peppino e la malafemmina e tanti altri.
“Facevo il palo della banda” racconta Enzo Garinei “vestito di bianco, magro magro, era l’inizio del 1950”.
Uno degli argomenti principali della serata è stato il Musical, punto fondamentale della vita di Enzo Garinei. “La Commedia musicale italiana è una commedia scritta, che presenta sempre una storia, una trama, ad esempio la commedia “Rugantino” racconta la storia di Roma, oppure la Commedia con la quale sto viaggiando per le città d’Italia “Aggiungi un posto a tavola” racconta la storia di un sacerdote che riceve da Dio il compito di salvare uomini e animali costruendo un’arca prima del secondo Diluvio Universale. È come se fosse un dolce: prima c’è la base che in questo caso è la trama, poi si aggiunge altro, come la scenografia, le coreografie, la colonna sonora e tutto il resto.
Enzo Garinei ha iniziato la sua carriera grazie a suo fratello (il noto Pietro, autore di tante commedie musicale di successo con Sandro Giovannini, ndr) il quale, nel periodo del Dopoguerra, ebbe l’idea di mettere in scena dei piccoli spettacoli nel sottoterra della farmacia di proprietà della famiglia Garinei, sottoterra dove sono nati molti opere come ad esempio lo spettacolo “Cantachiaro”.
“Prendendo parte a questi spettacoli, ho scoperto la mia passione per il mondo dello spettacolo”, confessa il Maestro Garinei, “da questi piccoli spettacoli, sono passato a collaborare con i più grandi artisti della storia dello spettacolo italiano.
Ma ci sono ancora oggi, secondo Garinei, attori come quelli con cui ha lavorato tanto tempo fa? La risposta di Garinei è sì: “Io penso che gli italiani siano dei grandi attori, prima di loro ce n’erano altri bravissimi che amavano anche il mondo della cultura. Avevamo studiato a tante Accademie, perché fare l’attore non è un gioco, bisogna avere un po’ d’istinto, però poi quando affrontiamo una platea come quella di questa serata o quelle ancora più grandi, non si può bleffare, e questo riguarda principalmente il teatro, perché una scena di un film si può ripetere dieci, trenta, cento volte, e quindi non ti dà la stessa risposta che dà un pubblico davanti a te. Ci vuole quindi l’istinto, ci vuole cultura, una preparazione straordinaria e tanto amore. La generazione passata aveva anche molte altre qualità, e una delle più importanti è l’umiltà. Era quindi una generazione che sapeva far tutto, e io ne faccio parte”.
Garinei ha parlato anche dei personaggi con i quali ha lavorato, citando il grande Bud Spencer, artista con cui ha girato il film “Banana Joe” che ancora oggi è in testa alle classifiche di replica e viene mandato in onda su canali che ripropongono film un po’ diversi da quelli che si vedono oggi.
L’esperienza di Garinei si propaga anche verso il mondo del doppiaggio: “Il doppiatore è un lavoro assestante, bisogna essere attori, avere una voce bella e caratteristica. Io ho doppiato qualche personaggio, uno più importante dell’altro, tra questi c’erano George Jefferson, il protagonista dei Jefferson, poi Stanlio, di “Stanlio e Ollio” e il personaggio di Spugna nel film “Peter Pan”.
“Ho vissuto settant’anni italiani e ho conosciuto un paese differente, un Paese in cui ci si amava molto di più, un Paese che subito dopo la Guerra (si dice che l’italiano si bravissimo solo quando ci sono dei brutti momenti) ha conosciuto un italiano che si sacrifichi per il suo Paese. Provenivamo da una guerra e la guerra non è mai amata. A Roma, ci si divideva un pezzo di pane o un bicchiere di vino negli scantinati, e qualsiasi uomo politico di quel periodo, non importa quale colore avesse la sua pelle o quale fosse la sua fede, quando lo sentivi parlare, era un piacere perché faceva capire quello che voleva, mentre i politici di oggi parlano una lingua nuova, una lingua tutta loro e non sanno che noi siamo sessanta milioni e tra di noi ci sono purtroppo anche persone non preparate e facili da ingannare, è facile mettere sulla loro testa delle parole. Noi esseri umani abbiamo avuto questo grande dono, questa grande fortuna: la parola, che è un dono meraviglioso. Io credo che a volte questo dono venga usato in modo completamente sbagliato”.
Durante la serata Garinei ha avuto anche il piacere di rispondere a diverse domande. “È più facile far ridere o far piangere?”, alla quale ha risposto “Sicuramente far ridere. A proposito di far piangere, io mi commuovo spesso. Sono debole quindi? No. La commozione fa parte dell’essere umano, è dentro di noi. Quando c’è una cosa che ci colpisce, piangiamo. Purtroppo a volte si piange anche per cose tristissime. E ora voglio darvi un consiglio: uno dei miei divertimenti è uscire per strada e camminare in mezzo alla gente, vedere i negozi, comprare, quindi quando vi sentite tristi, uscite, mischiatevi con gli altri, guardateli in faccia e soprattutto state con la vostra famiglia, perché non c’è niente di meglio della famiglia.
La domanda che ha seguito la prima è stata posta dall’assessore alla cultura Sara Allegretta: “Mentre il Maestro Garinei parlava, mi sono soffermata sulla sua voce l’ho sentita cambiare quando il Maestro ha parlato di attualità, di politica, il suo tono di voce si è quasi spenta. Io mi sono subita accorta di questa inflessione e questo volume che si assottigliava mi ha fatto pensare riflettere fino a farmi pensare a qualche possibile rimpianto che Lei potrebbe aver avuto nella sua vita. Quindi la mia domanda è: c’è qualcosa che lei avrebbe voluto fare nella sua vita e che magari non ha fatto? Spesso nella carriera dell’artista questo può succedere”.
Il maestro ha confessato di aver spesso pensato a quello che avrebbe potuto fare nella sua vita se non fosse entrato nel mondo dello spettacolo così giovane. “Avrei potuto fare lo psicologo moderno” ha affermato “perché sono sempre molto comprensivo verso tutti, oppure un sacerdote, ma aperto e sposato con famiglia che possa capire che significa avere figli, parenti ed essere ancora più vicino alle persone. Però credo proprio che fare l’attore sia molto meglio”.
Una domanda molto profonda è stata posta anche dal direttore di “Quindici” Felice de Sanctis: Qual è la cosa più importante che conserva dentro di lei? Cosa era importante settanta anni fa ed è rimasto uguale ed importante per un attore?
L’affermazione dell’artista racchiude delle parole dalle quali ognuno di noi dovrebbe trarre un insegnamento: “Un attore è un essere umano come tutti voi, quindi quando finisce di essere attore, torna a casa dalla sua famiglia, dai sui figli e dai suoi nipotini, quindi torna a mostrare i suoi sentimenti che custodisce nel cuore. E la cosa più importante è che noi esseri umani abbiamo bisogno di tre elementi per vivere: abbiamo bisogno dell’acqua e del pane, sono due degli elementi senza i quali non si vive. Ma c’è una cosa più importante di tutte ed è l’amore, che racchiude il volersi bene, sopportarsi, accettare anche il pensiero dell’altro o dell’altra, ma principalmente amarsi.
La serata è stata accompagnata da molti mini-spettacoli, della scuola di teatro "Accademia Ribalte" - "ArteInScena", avviata a Molfetta proprio da Enzo Garinei con Luisa Moscato che ha raccontato come ha conosciuto il Maestro del quale è stata allieva a Roma. Lo spettacolo che ha concluso l’evento è stato una piccola parte del musical “Aggiungi un posto a tavola” con il quale Enzo Garinei sarà in Puglia il 2 e 3 febbraio a Brindisi e a Bari.
E così si è conclusa la serata che ha avuto come protagonista la vita di un grande artista italiano, che comprende 70 anni di storia della commedia italiana e novantadue della storia dell’Italia, la vita di una persona con una grande esperienza, ma soprattutto con tanta umiltà e un cuore grande a tal punto da rispondere alla domanda “Qual è il segreto della sua vitalità?” con le parole “Amare, condividere e rispettare”.
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Autore: Sara Mitoli