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Sequestro edilizio a Molfetta, Guglielmo Minervini non ci sta e attacca: ecco il vero sacco di Molfetta “L'atteggiamento del sindaco è sconcertante”
06 febbraio 2007

MOLFETTA - Dopo le accuse mosse dalla giunta comunale di centrodestra (sindaco Azzollini in testa) che, in diverse dichiarazioni pubbliche, ha attribuito la responsabilità politica del gigantesco scandalo edilizio scoppiato nei giorni scorsi, alle scelte amministrative operate nel 1997, Guglielmo Minervini che in quegli anni era sindaco, ha deciso di intervenire con questa intervista concessa a Quindici on line per chiarire tutta questa vicenda e replicare con fermezza alle accuse mosse nei confronti della sua amministrazione. Una intervista dai toni durissimi che non mancherà di suscitare altre reazioni. Assessore Minervini, la maggioranza di centrodestra al governo della città fa risalire le responsabilità dello scandalo giudiziario sull'edilizia ad una delibera del Consiglio Comunale del 1997, epoca in cui lei era sindaco, con la quale si elevarono gli indici di fabbricabilità per le aree di completamento da 3 mc/mq a 5 mc/mq. Come replica a queste affermazioni? "Si tratta di un grottesco arrampicamento su scivolosi specchi, da cui il sindaco rischia di cadere rovinosamente. Le opposizioni e i cittadini hanno già detto tutto e prima, molto prima della magistratura. Il consiglio comunale nel 1997 riperimetrò, doverosamente, tutta l'area della vecchia 167 e su relazione dell'ufficio elevò l'indice di fabbricabilità, come lei dice. Ma nelle nostre norme tecniche di attuazione era previsto, all'art 33.4, che il riconoscimento di nuovi volumi avrebbe dovuto essere subordinato all'approvazione di un piano particolareggiato dell'area e all'art 15 che il 50% delle aree avrebbe dovuto essere ceduto per risarcire il debito degli standard urbanistici (verde e strade). Se queste procedure, previste dalle norme tecniche di attuazione del piano regolatore, fossero state rispettate, i volumi si sarebbero ridotti a meno della metà e la collettività si sarebbe trovata qualche area a verde e qualche parcheggio in più. Invece, le concessioni sono state rilasciate con sconcertante disinvoltura. Risultato: di aree a verde e parcheggi nemmeno l'ombra, al contrario hanno scelto di “monetizzare” la mancata cessione, riconoscendo, come se non bastasse, speciali prezzi di favore. Questa storia ha dell'incredibile: pochi privilegiati hanno potuto lucrare tre volte, sul calcolo dei volumi, sulla cessione degli standard, sui valori fondiari. Un caso davvero estremo, che potrebbe essere catalogato come esempio di avidità privata e di compiacenza pubblica, se sono vere le conclusioni inquietanti cui è giunta la magistratura e per responsabilità che spetterà solo a questa valutare". La scelta di edificare palazzi dove prima c'erano delle villette è addebitabile alla sua amministrazione? "Detta così!! Noi facemmo una semplice constatazione: la vecchia area 167-lotto 2 era stata assorbita dalla cintura urbana, anche a seguito dell'espansione residenziale prevista dal piano. Perimetrammo l'area e rinviammo a uno studio di dettaglio, un piano particolareggiato, la verifica di eventuali residui volumi da riconoscere. Se le procedure corrette, puntuali, rigorose del piano fossero state seguite dall'amministrazione comunale, la magistratura ora sarebbe impegnata in altre indagini e i cittadini vivrebbero tranquilli nella loro casa. Chi rassicura i cittadini oggi assomiglia molto al lupo con Cappuccetto Rosso". Quale era la filosofia alla base delle scelte urbanistiche che avete fatto in quegli anni? "Per risolvere alcune intricate vicende urbanistiche all'interno della città, nei cosiddetti comparti speciali di completamento, su cui gravavano complessi contenziosi ultradecennali, col piano regolatore provammo a individuare un trasparente punto di equilibrio tra interessi privati e interessi pubblici. Non fu facile far passare la cessione gratuita al comune del 50% di tutte quelle aree per consentire il recupero del grave deficit di standard, verde e parcheggi, nel centro della città. Allora, l'amministrazione non era neutra ma era dalla parte pubblica, degli interessi pubblici. Ma il sistema congegnato per sbrogliare quelle matasse si rivelò evidentemente troppo stringente per alcuni interessi privati, la cui ombra si allungò specie dopo l'agguato con cui si fece cadere l'amministrazione del centrosinistra proprio per impedire la redazione conclusiva delle norme tecniche. In quei giorni di vuoto amministrativo, nella redazione del testo finale del piano, in molti riuscirono a ottenere significativi condizioni di “miglior favore”. Mi limito a constatare che non solo nella 167 ma in tutti gli altri comparti speciali, in questo momento, ci sono pasticci impressionanti: norme illegittime, aree non concesse, palazzi traslati, edifici realizzati nell'alveo delle lame, architetture industriali vandalicamente distrutte, valutazioni generose, ecc. Un vero disastro di enormi proporzioni, il nuovo sacco di Molfetta. Un sacco che pagano tutti, la città in termini di scadente qualità e i cittadini con i debiti di una vita e più, mentre pochi, anzi pochissimi ci guadagnano in una misura indecente". Crede che in tutta questa vicenda l'amministrazione comunale avrebbe potuto operare maggiori e più stringenti controlli, dal momento che il dubbio che ci potessero essere irregolarità era stato avanzato sia in Consiglio Comunale che sulla stampa? "Trovo davvero sconcertante l'atteggiamento del sindaco. Invece di affrontare con la dovuta serietà sul piano amministrativo e politico la vicenda, sembra lasciarsi andare a un singolare esercizio di illusionismo: far sparire se stesso e la realtà dietro un contorto e urlato gioco di parole. Le vicende giudiziarie di questi ultimi giorni dovrebbero indurre una seria autoanalisi critica delle scelte politiche degli ultimi anni: invece, quello che parrebbe il responsabile politico della distorsione del piano regolatore agisce ancora liberamente in spregio del minimo interesse pubblico. Invece di meditare azioni di autotutela dell'amministrazione comunale, il sindaco si ostina a rimuovere tutto, persino il suo ruolo politico di leader della coalizione di centrodestra e di assessore nella precedente amministrazione. Semplicemente, con inquietante candore, si limita a rinnovare la fiducia a chi non ha impedito – come avrebbe dovuto - che certi scempi avvenissero. Eppure lo sprofondamento nella palude è appena iniziato. Solo alla fine, tra qualche tempo, ci accorgeremo di quello che è avvenuto a Molfetta negli ultimi anni, della rapacità dei nuovi ricchi, della spregiudicatezza di un certo ceto politico, della regressione etica e culturale del costume. Il “partito del cemento armato” sta nuovamente sfilando il portafogli ai molfettesi, impedendo che quelle risorse si traducano in lavoro e sviluppo, cioè in futuro. In fondo, ci sta negando il diritto a quel futuro che con fatica avevamo cominciato a costruire. Per Molfetta è ormai un problema di dignità".
Autore: Giulio Calvani
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