“Senza vergogna il malgoverno Minervini-Tammacco-PD”
«Nonostante tutto, il Sindaco e la sua maggioranza rimangono attaccati alla poltrona, nonostante gli avvisi di garanzia e gli arresti abbiano colpito non solo membri dell’esecutivo, ma anche pezzi della macchina amministrativa – scrivono Paola de Candia e Beppe Zanna, consiglieri Comunali Rifondazione Comunista/ Compagni di Strada –. Ma il Sindaco “non ci sta” e bolla come cattivi e violenti tutti coloro osano muovergli delle critiche e confonde ad arte responsabilità penali e responsabilità politiche. Troppo comodo e troppo facile dipingere la questione come il solito scontro tra garantisti e giustizialisti. La questione è squisitamente politica, sono tutti politicamente responsabili, quelli che sapevano e non hanno fatto niente, quelli che non se ne sono accorti, quelli che hanno girato la testa dall’altra parte. Per questo abbiamo chiesto le dimissioni del sindaco che in questo quadro sono assolutamente ovvie e scontate a tutela della sua persona e dell’ente comunale ma Tommaso Minervini continua a considerarsi insostituibile e non si dimette. Qualcuno fa finta di uscire dalla maggioranza, il Partito Democratico, Officine per Molfetta, ma in consiglio fa dichiarazioni d’ amore al Sindaco e promette appoggio incondizionato, insomma, una farsa tragicomica dopo tanti annunci. È il maldestro tentativo di ricostruirsi una verginità per potersi ripresentare alla città senza peccato. Di fronte a questo quadro desolante non è più rinviabile la costruzione di una alternativa con tutti coloro che si sono collocati all’opposizione, senza se e senza ma, di questo mostro a tre teste, Minervini-Tammacco- Partito Democratico, che malgoverna la città. Da oggi inizia una nuova fase nella costruzione di una coalizione di “emergenza democratica” e di “Resistenza civile”, per impedire che la città e le sue Istituzioni siano trascinate sempre più nel fango. Non c’è più tempo per timidezza e attese, né spazio per l’ennesima operazione trasformistica. Il consiglio comunale di ieri segna il punto più basso della storia politica e amministrativa, possiamo e dobbiamo insieme voltare pagina».