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Senato, milleproroghe approvato: il salvapoltrone non passa
15 marzo 2011

Decreto milleproroghe 2011, incassata la fiducia del Senato il 26 febbraio scorso. Non per l’emendamento 2.630, presentato dal senatore Pdl Giuseppe Esposito il 31 gennaio 2011. Una “porcata politica” per ovviare alle possibili dimissioni a cascata di sindaci e presidenti di provincia per l’eventuale caduta del Governo Berlusconi, che avrebbe coinvolto anche il sindaco-senatore-presidente Antonio Azzollini. Con il “salvapoltrone”, infatti, all’art. 7 del D.P.R. n.361 (VII comma) le parole «in caso di scioglimento della Camera dei deputati» sarebbero state sostituite con «in caso di scioglimento della Camera dei deputati, che ne anticipi la scadenza di oltre trecentosessantacinque giorni, le cause d’ineleggibilità anzidette non hanno effetto; in caso invece di scioglimento della Camera […]». Solo Quindici ha pubblicato la notizia a Molfetta («Salvapoltrone, il governo cerca di mantenere ad Azzollini la carica di sindaco», febbraio 2011), uno dei pochi in Italia, insieme a «Il Mattino» e alcuni quotidiani online, come «Irpinianews» e «Napoli Today». L’emendamento del senatore Esposito, passato sotto silenzio, non solo avrebbe cambiato le sorti di molti Comuni e Province italiane, ma ribaltato i giochi politici a Molfetta: l’opposizione ha sempre confidato nella caduta del Governo Berlusconi e nei criteri legislativi d’ineleggibilità per schiodare il senatore Azzollini dalla poltrona di sindaco. L’ultimo colpo di coda. Nell’VIII seduta dell’1 febbraio le commissioni parlamentari Bilancio e Affari Costituzionali avevano dichiarato improponibile l’emendamento 2.630. Un rifiuto bisbigliato da alcuni politici locali in contatto con i loro rappresentati parlamentari. Ma l’esercito del doppio incarico non ha alzato bandiera bianca: il senatore Esposito non ha ritirato l’emendamento. Nella XIII seduta del 10 febbraio per la conversione in legge del D.Lgs. n.225/10 (che continuava la seduta notturna del 9), il senatore Pdl Pichetto Fratin esprimeva parere favorevole per l’emendamento 2.630, contestato «incidentalmente» dal senatore Enrico Morando (Pd). Giudicato improponibile anche nel corso della XIV seduta (14 febbraio) dal presidente della Commissione Affari Costituzionali, Carlo Vizzini (Pdl), il giorno seguente ricompariva l’emendamento 2.630 tra gli ordini del giorno per la conversione del decreto milleproroghe. Inutile colpo di coda. Fumata nera il 16 febbraio, giorno dell’approvazione in Senato del milleproroghe (seduta n.503). L’emendamento è stato dichiarato «precluso». Alcuni parlamentari hanno tentato il colpaccio prima della possibile (prossima?) caduta del governo, cercando di salvare la poltrona comunale e provinciale: senza successo. Che sia in questa legislatura o in quella futura, non mancheranno altri tentativi. Infatti, è ancora ferma alla Camera dei Deputati la proposta C.3153 del senatore Pietro Tidei (Pd), componente della Commissione permanente II Giustizia e Giunta per elezioni, con cui si chiede l’abrogazione delle lettere b (i presidenti delle province) e c (sindaci dei Comuni con popolazione superiore ai 20mila abitanti) dell’art. 7 del D.P.R. n.361/57 che definisce i criteri d’ineleggibilità. Lettera del dott. Capodanno a Quindici. Dopo la pubblicazione sul sito www.quindici-molfetta. it dell’articolo «Milleprorghe: il governo vuol salvare Azzollini dalle dimissioni da sindaco» (4 febbraio), Quindici ha ricevuto una lettera dell’ing. Gennaro Capodanno, presidente del «Comitato Valori Collinari» di Napoli e direttore artistico della compagnia «Passioni teatrali», tra i primi a battersi per l’annullamento dell’emendamento 2.630.

Autore: Marcello la Forgia
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