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Se pensi di essere sullo spazio la risposta è semplice: no, si può fare!
15 aprile 2017

Cos’è la scuola? La scuola è un luogo in cui si educa ed in cui si trova la propria umanità ed il bambino, soggetto educante e soggetto educato entra in un rapporto di scambio reciproco con il maestro, spiega la direttrice della casa editrice “la meridiana” Elvira Zaccagnino, presentando il volume “Si può fare”, di Davide Tamaglini, concepito da molto tempo come un laboratorio didattico e finalmente concretizzato in libro. Davide Tamaglini, sociologo ma soprattutto maestro della scuola primaria ha tenuto un corso formativo rivolto al pubblico e al corpo di maestri della città pugliese. Qual è il metodo più giusto? Quello che valorizza l’essenza di ogni discepolo. Davide Tamaglini entra in scena come deus ex machina della scuola. Dopo aver coinvolto gli uditori con un brainstorming sulla parola scuola, ha fatto scegliere agli stessi le parole più rappresentative quali accoglienza, educazione, curiosità e futuro che possono essere concepite come delle stazioni del percorso formativo che ogni bambino compie durante la frequentazione della scuola primaria. Chi sono i veri protagonisti? I bambini, concetto dato per scontato dalla stragrande maggioranza dei maestri. L’autore del libro dopo un lungo percorso professionale e 10 anni di formazione personale rivolta ad adolescenti tra i 15 e i 16 anni, riscontrando tristemente la loro incapacità nelle abilità primarie come leggere, scrivere e fare i conti, decide di iscriversi all’Università, alla facoltà di Scienze della formazione primaria. Perché? Per poter fornire una nuova prospettiva a chi non aveva più! Finalmente il primo incarico di maestro, dopo aver vinto il concorso, Davide si deve scontrare con italiano, matematica ed inglese in una prima. Cosa deve fare? Intriso del metodo di insegnamento del maestro Mario Lodi e soprattutto della famigerata maestra Maria Montessori decide di rivoluzionare il metodo scolastico. “La scuola deve preparare alla vita, la vita deve essere il banco di prova della scuola”, afferma, cosa ha fatto? Via i libri di testo! I libri di testo rispecchiano uno standard, ma uno standard basato su cosa? Sul generale, ed il particolare? Il Ministero della Pubblica Istruzione fornisce 500 euro, nella formula delle cedole, per coprire i costi dell’istruzione, perché non investirli? Allora il giovane maestro ha deciso di spenderli al meglio in gite scolastiche formative e materiali utilizzabili dai bambini nelle ore adibite ad attività ludiche. Nonostante fosse difficile concepire una scuola primaria senza libri di testo e senza il modus operandi dottrinale che si era soliti usare, il maestro Tamaglini ha dovuto fronteggiare le difficoltà sorte durante il consiglio dei docenti, le remore dei suoi stessi colleghi, le perplessità dei genitori ma alla fine il suo metodo sembra funzionare e sta funzionando. In cosa consiste? Egli, seguendo sempre il metodo Montessori, già durante il corso della prima elementare, crea dei libretti in cui condensa le conoscenze per ogni tema affrontato in classe. Essi costituiscono uno stimolo sia alla lettura che alla scrittura in quanto molti bambini sono invogliati a ricopiarlo per averlo proprio ed in più permettono di verificare le conoscenze in maniera profonda e non superficiale. Il bambino, entrando in contatto con il posto in cui vive e relazionandosi con l’ambiente, apprende in maniera subitanea. Inoltre rimane piacevolmente legato al contesto in cui cresce poiché a scuola porta uno zainetto colmo di oggetti a cui è affezionato. Il discepolo, attraverso l’utilizzo dei libretti ed attraverso lo scambio di idee con il maestro, impara a leggere sulle sue stesse parole ma, soprattutto, a riflettere su quello che dice, cosa che non tutti, anche in età adulta, vantano di saper fare. Inoltre, è stimolato da attività ricreative, svolte durante il “lavoro libero”, in cui dà sfogo alle proprie peculiarità. Durante il lavoro libero, effettuato durante le ore pomeridiane nella scuola di Pombia, in provincia di Varese, c’è chi usa le lettere magnetiche; chi le aste numeri; chi il palazzo delle vocali; chi il palazzo dei nomi maschili e femminili e chi il palazzo delle difficoltà ortografiche; chi con i francobolli Montessori; chi con i dischi del tempo, chi con i libri, passando piacevolmente il tempo, apprendendo. Ma qual è la novitas? Il metodo di valutazione composto da tre fasi: la tabella di valutazione; l’autovalutazione ed il giudizio. La prima fase va contro la votazione, perché, oggettivamente, da un voto complessivo e numerico, non si capisce quale sia il problema che il bambino ha riscontrato nella realtà. Attraverso l’uso dei colori: verde: tutto ok; giallo: ci stiamo lavorando; rosso: riscontro di difficoltà, i maestri ed i genitori sono consapevoli delle capacità dei bambini e delle migliorie da apportare ad alcuni ambiti specifici. La seconda fase è l’autovalutazione, subentra dal terzo anno di scuola elementare in poi, momento in cui anche i bambini comunicano le proprie perplessità e i propri disagi, attraverso la tabella di valutazione, essendo consapevoli di ciò che sono e di cosa hanno bisogno. Infine la terza fase è quella del giudizio, o meglio della lettera, strumento utilizzato dal Tamaglini, sin da piccolo, per esprimere felicità in cui sia gli insegnanti che i genitori comunicano al discepolo un qualcosa: i primi la promozione all’anno successivo, i secondi l’affetto o il proprio giudizio. Nonostante le perplessità del corpo di docenti, la paura canonica del “nuovo” e del “diverso”, il metodo porta e può portare finalmente un’aria di novità nella scuola, in modo che diventi finalmente una scuola motivatrice, educatrice e soprattutto piacevole da frequentare.

Autore: Marina Francesca Altomare
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